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13 giugno: festa di S. Antonio da Padova

Intervista a p. Svanera, rettore della Basilica del Santo.

13 giugno: festa di S. Antonio da Padova

Migliaia di persone si recano in questi giorni in pellegrinaggio a Padova: tra questi anche molti pellegrini della diocesi di Vittorio Veneto. Per capire meglio il "fenomeno antoniano", abbiamo rivolto alcune domande al rettore della Pontificia Basilica di S. Antonio di Padova, padre Oliviero Svanera, che è subentrato a padre Enzo Poiana nel 2016. Nato a Lumezzane (Brescia) il 12 aprile 1959, padre Oliviero è stato ordinato sacerdote nel 1986 a Brescia e ha conseguito il Dottorato in Teologia Morale a Roma nel 1991, dedicandosi poi all’insegnamento della Teologia Morale. Da una quindicina d’anni padre Svanera, grazie alla sua competenza di teologo morale, si è impegnato in una intensa attività di consulenza e accompagnamento dei fidanzati, delle famiglie, delle persone separate o in crisi matrimoniale, nonché promotore e animatore del Movimento Francescano delle Fraternità Familiari ai Santuari Antoniani di Camposampiero (Pd). 

Alcune ricerche hanno studiato la religiosità popolare legata ai santuari, come il santuario di s. Antonio. Sono state loro a parlare del “fenomeno antoniano”. Di cosa si tratta?

Sostanzialmente “fenomeno antoniano” sta a dire che è un miracolo quello che avvolge questo Santo, detto appunto il “santo dei miracoli”. Il perché ce lo chiediamo anche noi frati. Penso, in questi giorni, alla visita delle reliquie del Santo anche nelle vostre zone: la cosiddettaperegrinatio antoniana. Ebbene, vedere che per s. Antonio si muove tutta quella gente - dal sindaco, alla pro loco, oltre ovviamente ai parroci e al vescovo del luogo -: tutto questo colpisce. Altre reliquie del Santo sono ora anche in Belgio e in Romania: sono previste molte iniziative e vi è un calendario molto fitto. Ci sono richieste anche dall’India e dalla Conferenza episcopale del Pakistan. Siamo in una situazione tale che ci chiediamo come s. Antonio riesca ad attrarre trasversalmente così tante persone. Persino alcuni buddisti sono venuti a pregare s. Antonio: ne ho le foto!

Eppure si parla di crisi di fede…

Quando si parla di crisi di fede o di crisi spiritualità, rimango un po’ stupito, perché qui non abbiamo questa percezione. La Basilica pullula di presenze e si fa fatica a dare una cifra precisa, che potrebbe essere compresa tra i 3 e i 5 milioni di pellegrini all’anno. S. Antonio qui a Padova oppure altrove – attraverso le reliquie – è sempre lui: continua ad attirare le persone. Ci si può chiedere in una prospettiva pastorale – è questa la domanda che mi pongo come pastore – che cosa significa educare alla fede, tramite la pietà popolare, attraverso la dimensione antoniana, legata al santuario. Tale dimensione solleva e anima aspetti della fede che in altri contesti non riusciamo a valorizzare allo stesso modo.

A proposito di eventi antoniani che riuniscono tante persone, sabato 26 maggio si è tenuto il pellegrinaggio da Camposampiero al Santo…

Sì, lo proponiamo ogni anno. Si tratta di un pellegrinaggio notturno che ha coinvolto anche in questa edizione circa 1.200-1.300 persone. Gente da tutta Italia e anche dall’estero, che ha percorso i 25 km del tragitto. Si prega e si cammina tutta la notte. In realtà è una cosa semplice e attraverso S. Antonio intercetta una richiesta di spiritualità che c’è anche oggi. Certo, ci vuole anche un po’ di creatività, ma abbiamo sempre trovato una buona risposta.

Ma chi è allora S. Antonio? Perché attrae così tanto?

S. Antonio è chiamato il “Santo dei miracoli” non a caso. Nel 2010 c’è stata l’ostensione delle reliquie in Basilica e vi è stato uno straordinario afflusso. Stavo in mezzo alla gente e chiedevo: “Come mai siete qui?”. Ebbene, tanti ti raccontano di aver ricevuto delle grazie attraverso S. Antonio. Questa è la calamita che attira, perché si tocca quella dimensione evangelica dove la parola si accompagna alle guarigioni, che sono anche di ordine morale e spirituale… Penso anche alle confessioni: un sacramento in difficoltà, ma diverse persone qui al Santo vi si accostano di nuovo; si coglie in loro un percorso interiore che parte anche da aspetti concreti, perché la gente porta con sé i desideri e bisogni più veri. Queste persone sanno che possono confidare in S. Antonio, che ovviamente conduce a Cristo e permette una crescita nella fede. S. Antonio tocca i cuori, tocca le persone, tocca il corpo e ravviva le coscienze…

S. Antonio però richiama anche delle dimensioni che sorprendono per la loro attualità. Non è vero?

Sì, ci sono anche altri aspetti legati a S. Antonio che noi cerchiamo di sviluppare e che vanno oltre la semplice devozione. C’è il tema dei diritti – ad esempio – oppure la dimensione teologica dei suoi scritti. Particolarmente importate però è stato l’impegno di s. Antonio per la difesa dei diritti dei più poveri. C’è una disposizione comunale medievale che è stata varata per intervento di s. Antonio, in un periodo in cui il problema dell’usura era molto presente. L’usura, la si trova nei suoi scritti ma anche nei suoi interventi, per evitare che venissero messi alla gogna queste persone vessate due volte (dai i debiti e dal popolo). Ma pensiamo anche al tema della pace e della riconciliazione, che è un tema caratteristico del francescanesimo: lo troviamo in S. Antonio, che visse nel periodo difficile di Ezzelino da Romano.

Quindi S. Antonio avrebbe da dire qualcosa anche sull’attuale crisi finanziaria?

In un certo senso sì, dopo quello che è successo con le banche venete. Qui al Santo convergono varie associazioni che hanno come scopo quello di accompagnare le famiglie colpite e rivendicare giustizia, dopo che sono state colpite da quella che può essere definita – per usare un eufemismo – una nuova usura legalizzata.

Nel mese di giugno sono davvero molte le attività che proponete. Quali le principali?

Oltre alla tradizionale “Tredicina di s. Antonio”, che vede partecipare le varie diocesi nei tredici giorni che si avvicinano alla festa del Santo, c’è il “Giugno Antoniano”: un insieme di manifestazioni di vario genere, sia di tipo culturale ma anche ricreativo-formativo. Quest’anno il Giugno Antoniano – arrivato alla 12^ edizione – intende parlare in modo particolare ai giovani, per mostrare loro l’attualità del Santo. Alla conclusione del mese - il 22 giugno -, ci sarà un concerto con i The Sun, un gruppo che coniuga rock e testimonianza cristiana. Ma ricordo anche un’altra importante iniziativa il 23 giugno che abbiamo chiamato: “S. Antonio - casamenteiro”. L’origine del nome viene dal fatto che in America Latina il Santo viene pregato dalle donne per trovare marito. La nostra proposta si rivolge a giovani tra i 35 e 40 anni, perché ci siamo accorti che non sono pochi quanti a quell’età non hanno ancora “trovato casa”. Non intendo dire solo che non hanno trovato l’anima gemella, ma che stanno ancora cercando un senso alla loro vita.

Quindi un’attenzione speciale per il mondo dei giovani. Giusto?

Sì, sempre per i giovani proponiamo una serata, l’8 giugno, che abbiamo chiamato “Notte di miracoli”: fino a mezzanotte, la Basilica sarà aperta e animata dai frati, i quali faranno anche animazione di strada, sempre con un’attenzione speciale per i giovani. Ricordo anche il 9 giugno sera il “Premio della bontà s. Antonio”, promosso dall’Arciconfraternita del Santo, che coinvolge un migliaio di ragazzi delle scuole di vario grado.

Ma con un occhio del tutto particolare nei confronti dell’arte…

Certo, sono proposte visite guidate alla Basilica, all’Oratorio di s. Giorgio e alla Scoletta del Santo, al Museo Antoniano con anche un’esperienza riservata alle persone disabili e ai loro familiari che abbiamo denominato “La Basilica oltre i 5 sensi”. Il tutto in collaborazione con la città di Padova, che ritrova attorno alla Basilica e a s. Antonio la propria identità.

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