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Andrea Santorio è diacono - Video

L'ordinazione ieri nella chiesa dei Ss. Pietro e Paolo a Vittorio Veneto.

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Andrea Santorio, di 31 anni, della parrocchia di Ss. Pietro e Paolo, è nato e cresciuto a Vittorio Veneto. Dopo gli studi classici ha frequentato la facoltà di architettura all’università Iuav di Venezia. Entrato nel 2010 nella Comunità vocazionale di Castello Roganzuolo, vi ha conseguito la laurea specialistica ed è poi passato alla comunità di Teologia del Seminario vescovile, di cui fa parte tuttora. Dopo un’esperienza nell’unità pastorale di Bibano, Godega e Pianzano, attualmente svolge il proprio tirocinio pastorale nella parrocchia di San Vendemiano. 7

Domenica 7 maggio è diventato diacono nella chiesa dei Ss. Pietro e Paolo di Vittorio Veneto.

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Leggendo il messaggio del Papa per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, mi ha colpito la correlazione tra il fascino davanti alla voce di Dio e il desiderio forte di adoperarsi perché anche altri possano fare la medesima esperienza. Scrive papa Francesco a questo proposito: “Chi si è lasciato attrarre dalla voce di Dio e si è messo alla sequela di Gesù scopre ben presto, dentro di sé, l’insopprimibile desiderio di portare la Buona Notizia ai fratelli”. L’annuncio del Signore, e quindi la missione in ogni senso della parola, è resa possibile dal fatto di averLo conosciuto: aver percepito la sua voce, essersi messo in suo ascolto – nella vita personale e nell’esperienza comunitaria – e aver sperimentato il suo amore. Esemplare in questo senso è il Vangelo dei discepoli di Emmaus, che il Papa nel messaggio ci ha offerto come chiave di lettura e che abbiamo ascoltato nella domenica appena trascorsa: per i due discepoli è il cuore infiammato, riscaldato e nutrito dall’incontro con il Signore risorto a fare da propulsore all’annuncio. Così vale anche per noi: la consapevolezza viva della sua presenza al nostro fianco, sperimentata in prima persona, e non solo per sentito dire, riesce a cambiare di segno ogni scoraggiamento, ogni grigiore in cui possiamo trovarci; e così gli occhi, finalmente aperti dall’amore, improvvisamente iniziano a vedere anche la sete degli altri.

I discepoli di Emmaus dopo l’incontro con Gesù non ci pensano due volte: si mettono immediatamente in cammino e tornano a Gerusalemme per condividere quella gioia, perché non è pensabile per loro che qualcuno ne sia privo. Papa Francesco sottolinea come, in virtù del battesimo, ogni cristiano sia “un “cristoforo”, cioè “uno che porta Cristo ai fratelli”, e come quindi ciò valga per tutti. Vale però in modo del tutto particolare “per coloro che sono chiamati a una vita di speciale consacrazione e anche per i sacerdoti, che generosamente hanno risposto “eccomi, Signore, manda me!”. Leggendo tra le righe (ma neanche troppo: il Papa è molto diretto su questo punto), diventa quindi evidente che “non potrà mai esserci né pastorale vocazionale, né missione cristiana senza la preghiera assidua e contemplativa”. Proprio perché ogni scelta vocazionale è in primo luogo risposta all’amore di Gesù sperimentato sulla propria pelle, la prima cosa che tutti – ma proprio tutti! – possiamo fare perché le vocazioni maturino è quella di favorire questo incontro. Agendo in modo che i nostri gruppi parrocchiali, gli incontri di catechismo, le associazioni, le sagre del patrono, e in breve tutto ciò che anima la vita delle nostre comunità cristiane, sia innervato di preghiera, sostenuto dalla preghiera; realizzato in modo tale da consentire il più possibile l’incontro di ciascuno con il Signore. Si tratta in altre parole di prendersi cura del terreno su cui cade la semente della Parola di Dio. Lui, per parte sua, non mancherà di farsi presente e di toccare i cuori di chi ha scelto.

Andrea Santorio

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