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CARITAS: in cucina si vince la fragilità

Avviato un laboratorio con il sostegno dell'8xmille

CARITAS: in cucina si vince la fragilità

Per dare dignità a quanti vivono ai margini della società - ci ha insegnato don Tonino Bello - servono i samaritani dell’ora giusta, che soccorrono gli “scartati” nel momento del bisogno, i samaritani dell’ora dopo, che vanno alla radice dei problemi, e i samaritani dell’ora prima, che guardano avanti, progettano, inventano iniziative per impedire che si generi emarginazione. Rientrano in questa terza categoria i laboratori di sartoria, falegnameria e cucina promossi dalla Caritas diocesana e avviati qualche mese fa. A una decina di persone con difficoltà economiche o fragilità fisiche o psicologiche viene offerta la possibilità di imparare, nell’arco di sei mesi, un mestiere attraverso dei corsi di formazione (tirocini) che prevedono anche l’erogazione di un piccolo contributo economico per valorizzare il lavoro e comunicarne il valore.

Il progetto si chiama “La fabbrica dei mestieri” ed è partito nella Casa Don Vittorino, a lato della sede Caritas in via Malanotti a Vittorio Veneto. Ma si tratta di una sede provvisoria perché la sua collocazione definitiva sarà al piano terra della Casa dello Studente, in centro a Vittorio, i cui lavori di ristrutturazione stanno volgendo al termine. Un progetto che ha colpito positivamente anche la Conferenza episcopale italiana (Cei) che ha deciso di investirvi 160 mila euro dei fondi dell’8xmille. Soldi che servono per i lavori e l’acquisto delle attrezzature alla Casa dello Studente, per pagare gli insegnanti e per le borse lavoro dei partecipanti. “La fabbrica dei mestieri” ha un costo complessivo di avvio preventivato in 200 mila euro e la differenza viene messa dalla Caritas. Inizialmente si tratta di percorsi “in perdita” ma l’obiettivo è di arrivare a una parziale auto-copertura delle spese di finanziamento. Un po’ come avvenuto con l’azienda agricola Terra Amica di Mansuè che dà lavoro a persone svantaggiate e grazie alla vendita dei prodotti della terra sta iniziando a sostenersi.
«È un’esperienza meravigliosa - racconta Paola De Santis responsabile del laboratorio di cucina -. I miei tre tirocinanti, che hanno tra i venti e venticinque anni e devono affrontare condizioni di fragilità, ci stanno mettendo tanta volontà e buon spirito di sacrificio. Sono motivatissimi e i risultati stanno arrivando, specie in termini di aumento dell’autostima. Prima della pandemia facevamo tre lezioni di tre ore l’una alla settimana. Ma neppure l’emergenza sanitaria ci ha fermato: preparo delle video-lezioni che loro seguono a casa. I genitori, che in questa fase hanno collaborato in modo splendido, mi raccontano che i ragazzi si preparano con la divisa da cucina ed eseguono puntualmente quanto propongo loro. Il “programma” è tarato sulle capacità e sulle attitudini di ciascuno: dal lavaggio delle verdure alla sanificazione della strumentazione. Abbiamo anche l’appoggio di una psicologa e siamo seguiti dai servizi dell’Ulss». I ragazzi hanno già provato la soddisfazione, e Dio solo sa quanto grande sia stata, di veder commercializzati dei loro prodotti. Si tratta della trasformazione di frutta e verdura delle serre di Mansuè, divenute confetture e sughi venduti nel punto vendita presso l’azienda agricola e nelle cassette settimanalmente acquistabili nella sede della Caritas.
La chiusura del cerchio si avrà il giorno in cui si realizzerà l’inserimento lavorativo dei ragazzi, obiettivo al quale collabora l’Ulss con il suo apposito servizio. In quel momento il samaritano dell’ora prima avrà compiuto la sua missione.
Federico Citron

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