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Il Buen Camino: un'esperienza forte di vita

La testimonianza di Tania sul Cammino di Santiago

Il Buen Camino: un'esperienza forte di vita

Sempre più persone decidono di trascorrere le proprie vacanze intraprendendo uno dei tanti percorsi che portano a santuari o a mete religiose: in molti casi si tratta di un'esperienza di fede, certo, ma diventa anche l'occasione per fare i conti con se stessi e per scoprire le tante bellezze del paesaggio, che un certo tipo di turismo non vedrebbe mai. Abbiamo raccolto la testimonianza di Tania (in foto, con lo zaino).

Ho intrapreso il Cammino di Santiago di Compostela nell’agosto 2013, esperienza che fino a quel momento consideravo estremamente impegnativa e, pertanto, irrealizzabile. 800 km sono moltissimi e mi spaventava l’idea di dover affrontare così tanta strada a piedi ma soprattutto il pensiero di non riuscire a portare a compimento l’impresa. Quando mi hanno parlato di questo cammino, ho subito pensato che potesse essere l’occasione giusta per prendermi del tempo e staccarmi per un po’ dalla frenesia e dalla routine della quotidianità.

L’inizio è stato molto duro e faticoso: la partenza da Sant Jean Pied De Port prevede l’attraversamento dei Pirenei per giungere al primo paese spagnolo: Roncisvalle. Da lì in poi il percorso prosegue fra salite e discese e, mano a mano che ci si abitua al dolore ed alla fatica, si inizia ad osservare e gustare con meraviglia i paesaggi mozzafiato che si attraversano e si alternano lungo il cammino: infinite distese di campi di girasole, dove la mente è libera da ogni pensiero e si immerge nella natura. Dopo la sosta notturna negli “albergue” che si incontrano lungo la via, la partenza avviene sempre prima dell’alba per poter recuperare alcune ore di cammino ed ridurre le ore di marcia sotto il sole cocente di agosto. Ho avuto la possibilità di ammirare un cielo stellato che qui non ho mai visto: una miriade di stelle a spolverare il cielo ed a illuminare nella notte il sentiero.

Attraversando la Regione della Navarra si giunge nelle Mesetas, territorio vastissimo e arido, caratterizzato da infinite distese di grano. Questo luogo rappresenta a pieno la ricerca della solitudine: è il tempo per noi stessi, per esercitare l’arte della pazienza e del silenzio. È come se lì, in quel posto, il tempo si fermasse per l’assenza di punti di riferimento e per la scarsità di luoghi di ristoro. Il paesaggio alquanto inospitale e desertico mette a dura prova la resistenza dei pellegrini. Tutto ciò permette di spostare l’attenzione sulla dimensione dell’interiorità, sul motivo per cui siamo partiti, sulla nostra vita. Lungo il cammino, i nostri problemi e preoccupazioni sembrano acquisire un significato diverso; il nostro modo di reagire alle difficoltà si trasforma come si modifica il paesaggio che ci circonda ed il nostro vivere il cammino.

Ma il cammino non è solo solitudine. L’incontro con altri pellegrini provenienti da tutto il mondo permette di creare unione e condivisione, rafforzando la motivazione ad affrontare insieme le difficoltà che la strada ci pone innanzi. Siamo tutti diretti verso la stessa meta e per questo il saluto che ci si rivolge l’un l’altro è: “BUEN CAMINO!”, dove l’augurio non è soltanto per il cammino fatto a piedi, ma anche per il cammino della vita che ti aspetta al termine di questa avventura.

Avvicinandosi alla meta tanto attesa, giungendo nella regione verdeggiante della Galizia, “si realizza” con una certa malinconia che si sta per concludere quest’esperienza. Si diventa consapevoli che era il cammino stesso la nostra vera meta e che ha prodotto in noi un cambiamento interiore. Se è vero che chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita, credo che il Cammino sia l’esempio più emblematico. Per questo concludo con una delle citazioni più belle e significative del Cammino, che racchiude il senso di un’esperienza così forte e unica: “Il Cammino ti dà ciò di cui hai bisogno, non ciò che cerchi”.

Tania Vettorel

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