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L'attesa dell'incontro

Hanno sfidato la pioggia pur di non perdere la loro posizione di fronte alle transenne e aspettare il loro “eroe”.

L'attesa dell'incontro

Le strade erano attorniate da migliaia di giovani in attesa. Hanno sfidato la pioggia pur di non perdere la loro posizione di fronte alle transenne e aspettare il loro “eroe”. Non si tratta di un personaggio famoso, di un cantante, di un attore… Tutti attendevano il Papa, il nostro Papa, colui che in punta di piedi ha raggiunto il cuore di migliaia di giovani. L’emozione era palpabile negli occhi di tutti: ogni sirena, ogni macchina che passava nella strada aumentava la tensione.

Poi un grande boato, urla, cori, bandiere che sventolavano e in lontananza la Papa mobile: in piedi c’era Papa Francesco con il suo sorriso migliore, felice di salutare ancora una volta i suoi giovani. Pochi istanti dopo questo momento emozionante, ci siamo avvicinati ad alcuni di loro. Primo fra tutti il gruppo degli argentini: continuavano a cantare il loro inno: “Lo dice el Papa, lo dicen los Obispos, la juventud es lo mejor que tiene Cristo” (Lo dice il papa e lo dicono i vescovi, i giovani sono la cosa migliore che possiede Cristo). Erano tra i più emozionati, avevano visto il loro Papa. Tra loro Jeremias Paredes, della città di Villa María nella provincia argentina di Cordoba. Ci racconta che sua madre è la fan numero uno di Papa Francesco e alla domanda: “Cosa significa per te avere un Papa argentino?”, ci risponde che se prima tutto il mondo conosceva la sua nazione per il calcio, per le personalità di Maradona e Messi, oggi le cose sono un po’ cambiate: “So che il calcio è sempre messo davanti a tutto – dice – ma io sono credente; credo in Dio e il fatto che il mio Stato sia associato alla figura di Papa Francesco è una grande gioia”.

Ci siamo fermati anche con alcuni giovani cinesi, anche loro, nonostante la lontananza geografica sono molto uniti a questo Papa. Compongono un piccolo gruppo di fedeli, circa una ventina, ma sono molto felici di essere a Cracovia, di avere la possibilità di incontrare altri ragazzi e la forza della fede che li accomuna dà loro la forza di tornare a casa carichi di sentimenti di gioia e di pace da condividere con il loro popolo. Nella folla spicca un gruppo di messicani: hanno le bandiere della loro nazione e qualche sombrero, anche loro sono davvero emozionati: “E’ bello incontrare persone della stessa fede – ci raccontano – la fede non ha limiti”. Proprio seguendo questo messaggio e l’invito alla misericordia che li accompagna, quasi un milione di giovani si sono preparati ai momenti conclusivi, ma più importanti, di questo incontro: la veglia di sabato notte e la messa conclusiva di questa XXXI Giornata Mondiale della Gioventù.

Ilaria Bonadè

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