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No alle aperture nei giorni di Pasqua e Pasquetta

Marcello Criveller, presidente Federconsumo Veneto: "L’apertura incondizionata delle attività commerciali non ha nessun reale vantaggio economico per il territorio ma provoca disgregazione sociale e danneggia la piccola distribuzione, soffocata dalla totale deregolamentazione".

No alle aperture nei giorni di Pasqua e Pasquetta

Se a Pasqua la maggioranza delle attività commerciali osserverà una giornata di chiusura, così non è previsto per le festività immediatamente successive, come Pasquetta, il 25 aprile e – più in generale – le domeniche, in cui molti negozi resteranno aperti al pubblico.  Una situazione che, in un periodo di contrazione dei consumi, sembrerebbe venire incontro alle esigenze dei consumatori, ma che in realtà non produce un reale beneficio per il territorio, come spiegato da Marcello Criveller, presidente Federconsumo Veneto: «Da un paio d’anni assistiamo a una totale deregolamentazione, che ha portato a un quasi totale annullamento delle giornate di chiusura delle attività commerciali, in particolare dei colossi della grande distribuzione e degli shopping center. Una situazione che favorisce unicamente la GDO a danno delle piccole realtà che, con fatica e abnegazione, continuano ad assicurare un prezioso servizio in molte realtà abitative di periferia o capillarmente nei quartieri residenziali. Da non dimenticare inoltre la perdita di valori fondamentali, come il diritto al riposo festivo, elemento chiave per evitare anche la disgregazione sociale».

Non a caso la Federazione delle cooperative di consumo e dei servizi di Confcooperative Veneto ha scelto di aderire alla campagna “Domenica No Grazie – Italia e Veneto” basata sulla richiesta di limitare a 12 le aperture domenicali annuali, limitando le attività lavorative ai servizi essenziali e comunque – come avveniva prima della recente iperliberalizzazione – alle ovvie esigenze di aperture nelle zone turistiche e centri storici o ad alcuni periodi dell’anno, come il mese di dicembre. «Le aperture costanti non portano reali benefici economici – aggiunge Criveller – in quanto gli introiti complessivi dei negozi restano invariati e sono semplicemente ridistribuiti su un numero maggiore di giornate».

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