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Più di mille morti sul lavoro in un anno

Il Presidente dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering: “Nei dati statistici degli infortuni le risposte per combattere l'emergenza”

Più di mille morti sul lavoro in un anno

“Più di 1000 vittime del lavoro in un anno – 1.009 per la precisione (dati INAIL) -  sono un bilancio davvero drammatico per il nostro Paese. Questi sono i dati che abbiamo elaborato e con i quali ci confrontiamo quotidianamente da tempo. Un impegno che portiamo avanti dal 2009 nella speranza che i numeri dell’emergenza nel nostro Paese diventino uno strumento in più per indirizzare le politiche nazionali e regionali ad adottare provvedimenti maggiormente efficienti per la sicurezza dei lavoratori”.

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering esordisce così nella presentazione dell’ultima indagine sulle morti bianche in Italia relativa a tutto il 2014 elaborata sulla base di dati Inail.

Una mappatura dettagliata dove sono 263 gli infortuni mortali rilevati in itinere e 746 quelli verificatisi in occasione di lavoro con una flessione rispetto al 2013 (erano 775) del 3,7 per cento.
La Lombardia sempre in cima alla graduatoria regionale per numero di incidenti mortali (86 lavoratori deceduti), seguita dall’Emilia Romagna (72), dalla Puglia (68), dal Piemonte (66), dalla Sicilia(65), dalla Campania (58) e da Veneto e Lazio (56).  Un dramma che coinvolge tutta la Penisola e dove a morire sono anche le donne: 46 le lavoratrici che hanno perso la vita nel 2014. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro, invece, sono stati 100.

Osservando, poi, l’incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa è ancora la Basilicata a far rilevare il dato peggiore con un indice pari a 94,4 contro una media di 33,2. Un rischio di mortalità triplo rispetto al resto del Paese e assai vicino a quello rilevato in Molise (90,5).
Analizzando i dati della classifica provinciale si scopre che il più elevato numero di vittime viene registrato a Roma (34): al secondo posto Torino (26), al terzo Bari (23). Seguono: Napoli (18), Salerno (17), Cuneo (16), Brescia e Milano (14), Lecce, Bolzano Palermo (13).

Il settore delle costruzioni quello maggiormente coinvolto dagli incidenti mortali (14,2 per cento dei casi e 106 vittime), seguito dalle attività manifatturiere (12,6 per cento e 94 infortuni mortali) e dai trasporti e magazzinaggi (9,9 per cento e 74 decessi). Tutti i dati sono disponibili sul sito www.vegaengineering.com

Mentre l’incidenza più alta della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa a livello provinciale viene registrata ad Isernia (218,4) seguita da Enna (140,9).
Quasi un terzo delle vittime aveva un’età compresa tra i 45 e i 54 anni (243 lavoratori), il 25,5 per cento dai 55 ai 64 anni (190 lavoratori).
“Analizzando le modalità con cui si perviene all’infortunio mortale, è possibile rilevare spesso una grave carenza di cultura della sicurezza. Non è mai sufficiente ripetere che questo aspetto impatta non solo sulla sensibilità del lavoratore in merito ai rischi, ma anche e soprattutto sull’errata scelta delle modalità esecutive del lavoro (procedure) e, più in generale,  - spiega l’Ingegner Rossato - sulla non corretta progettazione del lavoro (per esempio, in merito alla scelta delle attrezzature adeguate, di idonei apprestamenti e di dispositivi di protezione), trascurando completamente la preventiva predisposizione di idonee misure necessarie a salvaguardare la sicurezza di chi opera”.

Per questo l’Osservatorio invita gli amministratori del Paese e tutti gli operatori della prevenzione degli infortuni sul lavoro ad investire sulla continua formazione dei lavoratori, a tutti i livelli aziendali senza trascurare lo studio delle modalità con le quali si giunge all’infortunio per aiutare i tecnici impegnati nella valutazione dei rischi e nella riduzione degli infortuni

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