Attualità
stampa

Terremoto: non li abbiamo lasciati soli

Il "primo piano" de L'Azione sull'impegno del volontariato diocesano in Centro Italia

Terremoto: non li abbiamo lasciati soli

Il terremoto che da agosto ha colpito più volte il Centro Italia ha fatto emergere il meglio dei veneti e degli italiani. Sono infatti migliaia le iniziative promosse per dare sostegno alle popolazioni rimaste senza casa, lavoro, comunità. Anche nel nostro territorio diocesano – come dimostra il Primo Piano del nuovo numero dell'Azione – in molti si sono mobilitati con generosità, fantasia e intelligenza, indirizzando aiuti economici e materiali verso finalità ben precise e persone del luogo che fanno da riferimento e da “garanzia”. È la filosofia dei “gemellaggi” inaugurata dalla Caritas italiana in occasione del devastante terremoto del Friuli (ricordate il fruttuoso gemellaggio tra la nostra diocesi e la parrocchia di Campeglio?). La lunga esperienza ha insegnato alla Caritas le attenzioni da avere e gli atteggiamenti da evitare per costruire buoni gemellaggi. «Innanzitutto mettersi in ascolto della popolazione locale evitando precomprensioni e pregiudizi che portano a soddisfare bisogni non reali – spiega don Andrea La Regina, responsabile dei Macroprogetti della Caritas italiana –. In secondo luogo le relazioni devono essere durature: nel nostro caso è una Chiesa che si prende cura di un’altra Chiesa non solo nel momento dell’emergenza. Quindi vanno evitate letture astratte della realtà e atteggiamenti non rispettosi della dignità delle persone aiutate. La volontà di mostrare risultati concreti a chi ha donato talora spinge a comportamenti non rispettosi delle persone, che si sentono oggetto di “assistenzialismo”. Invece devono percepire che il dono è gratuito». Sottolinea ancora don Andrea: «Nei volontari non deve esserci volontà di apparire. Al centro vanno messe le comunità con la loro necessità di riprendere fiducia in sé. Il volontario, quindi, costruisce insieme alla comunità, in un atteggiamento di reciprocità e dono».Da qualche tempo la Caritas italiana ha abbandonato la strada del gemellaggio tra parrocchie colpite e diocesi preferendo quella tra diocesi e delegazioni regionali Caritas «ma mantenendo sempre lo stile di condivisione di un percorso in una relazione di reciprocità. Al centro vi è la vita della comunità e le sue relazioni, tenendo presenti tutti i segmenti che compongono la vita di territori già colpiti dalla crisi e dallo spopolamento. La vicinanza assume anche segni concreti, come la costruzione di centri polivalenti dove le persone possono incontrarsi e il sostegno ad attività economiche puntando soprattutto sui giovani, dai quali dipende il futuro di quelle terre». La logica degli interventi – e questo è un aspetto determinante – «è quello della “sussidiarietà” con le diocesi colpite dal terremoto protagoniste».Un gemellaggio ben impostato dura nel tempo. Ancor oggi, ad esempio, la parrocchia emiliana di Medolla, colpita dal sisma del 2012, ha legami vivi con le diocesi di Piemonte e Val d’Aosta. E all’Aquila volontari delle Caritas regionali hanno prestato servizio anche per 3-4 anni. Come in ogni relazione umana, anche nei rapporti con chi vive situazioni di grave disagio il più bel regalo che possiamo fare è la nostra presenza.

Terremoto: non li abbiamo lasciati soli
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento