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L’ultimo saluto a don Adriano

Il vescovo: "Possiamo gloriarci di te, perché hai vissuto la tua malattia profondamente unito all’esperienza del mistero pasquale di Gesù".

L’ultimo saluto a don Adriano

Venerdì 22 agosto, don Adriano Dall’Asta ha concluso la sua vicenda terrena nella casa di riposo di Santa Lucia di Piave dove era stato accolto qualche mese fa, a seguito dell’aggravarsi della malattia – la Sla – che si era manifestata due anni e mezzo fa.Nato nel 1959, don Adriano ha vissuto con la famiglia a Col San Martino fino all’ingresso nel Seminario diocesano. Venne ordinato prete nel 1984, a 25 anni, da mons. Eugenio Ravignani. È stato vicario parrocchiale a Lentiai e a Santa Maria delle Grazie di Conegliano. Fu, poi, al monastero benedettino di Praglia per quasi tutti gli anni ‘90. Tornato in diocesi gli furono affidate le parrocchie di Revine e Lago e, successivamente, una serie di incarichi diocesani: la direzione dell’Ufficio liturgico, della Casa di spiritualità, del Servizio diocesano per il catecumenato. Dal 2007 fu anche nominato Cerimoniere vescovile e Delegato vescovile per la compilazione del Calendario liturgico. Per vari anni svolse anche il servizio di docente di Sacra Liturgia nello Studio teologico interdiocesano di Treviso-Vittorio Veneto e di Consulente ecclesiastico del movimento apostolico Ciechi.Il Vescovo al funerale: don Adriano, purificato come “oro nel crogiuolo”La liturgia di commiato è stata celebrata lunedì 25 agosto in Cattedrale. L’ha presieduta il vescovo Corrado, con il quale hanno concelebrato altri quattro vescovi (Magarotto, Ravignani, Poletto e Andrich, vescovo di Belluno, diocesi in cui è nato e cresciuto il papà di don Adriano), l’abate di Praglia, il vicario generale di Belluno e molti sacerdoti diocesani.Nell’omelia, il Vescovo ha sottolineato come «la fede e l’amore di don Adriano hanno fatto grandi progressi e sono andati crescendo. Lungo tutta la sua vita, certo, ma in modo particolare in questi due anni e mezzo. La malattia che l’ha impietosamente colpito lo ha anche purificato come “oro nel crogiuolo”. È stata una purificazione dura, che non gli ha risparmiato né sofferenza e dolore, né angoscia e lacrime... L’obbedienza al Padre, don Adriano già si era impegnato a viverla lungo tutta la sua vita. Ne è prova il suo cammino spirituale tutto proteso a cercare, comprendere e seguire la volontà di Dio sulla sua strada. La sua esperienza vocazionale, sorretta da un profondo anelito di ricerca della chiamata del Signore e passata anche per lunghi anni di esperienza monastica, lo conferma».E rivolgendosi direttamente a don Adriano, il Vescovo ha detto: «Possiamo gloriarci di te, perché hai vissuto la tua malattia profondamente unito all’esperienza del mistero pasquale di Gesù: non solo hai continuato a celebrarlo, grazie alla presenza quotidiana dei tuoi compagni di ordinazione, che ogni giorno venivano a concelebrare con te, ma, più profondamente, l’hai vissuto realmente sulla tua carne e hai dato testimonianza di come la vita di Dio trionfa sulla nostra povertà e sulla nostra umana debolezza».Dopo il funerale, don Adriano è stato portato nel cimitero di Col San Martino.

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