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Per quaranta giorni in un’unica cordata di Vita

La riflessione - in versione integrale - di don Egidio Menon per la Quaresima, direttamente dalla missione di Sarh, in Ciad.

Per quaranta giorni in un’unica cordata di Vita

Carissimi:

da qualche giorno abbiamo iniziato il nuovo cammino di quaresima, ed anche qui a Sarh al momento di ricevere le Ceneri ci siam sentiti ripetere: “Convertitevi, e credete al vangelo”. Vorrei, quindi, condividere con voi qualche cammino di conversione che il Signore indica a me concretamente, ma che ci può vedere impegnati per quaranta giorni in un’unica cordata di Vita.

Nel suo messaggio per la quaresima, Papa Francesco scrive: “L’atteggiamento egoistico d’indifferenza ha preso oggi una dimensione mondiale, tanto che possiamo parlare d’una “mondializzazione dell’indifferenza”. L’indifferenza verso i fratelli e verso Dio è una tentazione reale anche per noi cristiani.  Per questo, all’arrivo di ogni quaresima abbiamo bisogno di riascoltare il grido dei profeti che alzano la voce e ci risvegliano”.  Per noi qui in Ciad, il grido che ci risveglia non è tanto, o solo, quello dei profeti biblici; lo è soprattutto il grido dei fratelli e sorelle di villaggi distrutti ed incendiati, prime vittime degli estremisti Boko-Haran che sconfinano dalla vicina Nigeria. Da poche settimane il Ciad ha inviato qualche migliaio di soldati per combatterli nel nord del Camerum: la loro risposta non si è fatta attendere, ed i civili indifesi pagano. -  Qui stiamo cercando di “riascoltare” tali grida di dolore e sofferenza. Ma mi pare che esse ormai si facciano sentire forte anche in Italia, visto che la Libia non ne è poi così lontana… Usciamo assieme dall’indifferenza in questa quaresima.

Papa Francesco ci aiuta, invitandoci ad alzare lo sguardo: “Dio non è mai indifferente verso nessuno: Egli ci porta tutti nel Suo cuore, ci conosce per nome, prende cura di noi, ci cerca quando Lo abbandoniamo. Ognuno di noi è importante per Lui. Il Suo amore non Gli permette di restare indifferente a quanto ci capita.  Dio non è mai indifferente al mondo: lo ama, fino a donare il suo stesso Figlio per salvare ognuno di noi”. Uscire dall’indifferenza non è solo questione sociale, politica o militare. Per noi cristiani è questione di fede. Soprattutto di una fede che diventi carità in azione.  Proprio come è stata questione di fede la carità di Donna Maria, in un quartiere qui di Sarh: vedova, da sola manteneva i suoi tre bambini nella scuola, lavando per famiglie di arabi durante il giorno e stirando di notte, alla luce della lampada a petrolio; quando una sua vicina è morta di AIDS, non ha dubitato di prendere con sé anche i suoi due figli, il cui papà era scomparso da tempo. E a chi le faceva notare che da sola non ce l’avrebbe fatta, rispondeva: - Ora, in casa, siamo in 6 a pregare ogni giorno “Padre nostro”, e Lui sa che ci siamo: sarà Lui a mantenerci!

Ma Papa Francesco ci indica anche un’altra direzione sicura per uscire dall’indifferenza: “Per mezzo dell’incarnazione di Cristo, della sua vita qui sulla nostra terra, della sua morte e risurrezione, si è definitivamente aperta la porta tra Dio e l’uomo, tra il cielo e la terra. E la Chiesa… La Chiesa è la mano che tiene aperta tale porta, per mezzo dell’annuncio della Parola, della celebrazione dei sacramenti, e della testimonianza concreta della carità.  E’ vero che il mondo cerca sempre di rinchiudersi su stesso, e tenta in tutte le maniere di chiudere la porta che il Padre ha aperto verso di noi, in Cristo. Nessuna meraviglia, dunque, se anche la mano che tiene aperta tale porta, la Chiesa, è pure essa ostacolata, rifiutata, allontanata in mille maniere”.   Ecco una buona direzione quaresimale per uscire dall’indifferenza: incontrare il Figlio incarnato, morto e risorto, nella “mano” che ce Lo offre, la Chiesa. La nostra Chiesa-comunità parrocchiale, nel suo sforzo di annuncio fedele di un Padre che non resta indifferente ad ogni nostro passo. Ma anche la Chiesa che soffre e piange per i cristiani bruciati vivi nel nord-est della Nigeria, o per i 21 cristiani-copti sgozzati in Libia, o per tanti altri martiri dei nostri giorni… Ed ognuno di noi può essere questa mano che tiene aperta la porta di amore del Padre. Essere “Chiesa viva”: c’è maniera più bella per uscire dall’indifferenza?

Buona quaresima, fratelli e sorelle. Buon cammino, sempre verso una coscienza più viva di un Padre che non resta mai indifferente, che ci accetta così come siamo, che ci vuole un sacco di bene, e ci invita a farne esperienza nella grande Famiglia del Figlio suo, la Chiesa.

Buona uscita dall’indifferenza: ci aspetta un sepolcro, vuoto di un cadavere, ma pieno di Vita!

Fraternamente.

 

Don Egidio Menon

Sarh (Ciad),  22. 2. 2015

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