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"Va’ e fa’ uscire il mio popolo": al via l'anno pastorale - Video

Gli operatori pastorali, riuniti in Cattedrale, hanno ascoltato le linee di indirizzo per l'anno 2014-2015 date dal Vescovo nella sua lettera pastorale.

"Va’ e fa’ uscire il mio popolo": al via l'anno pastorale - Video

Mercoledì 17 settembre gli operatori pastorali della diocesi di San Tiziano si sono ritrovati nella Cattedrale di Vittorio Veneto attorno al vescovo Corrado.

Il vescovo Corrado ha presentato la sua nuova lettera pastorale, dal titolo “Va’ e fa’ uscire il mio popolo”. È una lettera breve e ricca di contenuto, che dà continuità alle precedenti lettere pastorali con le quali il Vescovo ha voluto riprendere gli Orientamenti pastorali frutto del convegno ecclesiale del 2011-2012, “Corresponsabili per la missione”.

Anche quest’anno, l’iconografa Nikla De Polo, su invito del Vescovo, ha scritto una icona sul testo biblico di riferimento, il libro dell’Esodo, in alcuni passaggi che parlano di Mosè e del suo popolo nell’ora della liberazione dall’Egitto.

Il testo della lettera del Vescovo conterrà anche tre utili sussidi: la spiegazione dell’icona, una proposta per una veglia di preghiera di inizio anno pastorale, sei tracce per la lettura e l’approfondimento della lettera da parte dei consigli pastorali parrocchiali o di altri gruppi.

Desidero descrivere brevemente il contenuto della lettera, senza tuttavia esonerare da una lettura attenta e integrale, perché solo così ognuno può misurarsi in profondità con il pensiero del Vescovo.

All’inizio il Vescovo richiama la vera identità dell’operatore pastorale, usando una efficace espressione: noi siamo adoratori e missionari, evangelizzatori che pregano e lavorano. Invita, però, ricordando le parole di papa Francesco, a respingere la tentazione di una spiritualità intimistica e individualistica, che mal si comporrebbe con le esigenze della carità oltre che con la logica dell’incarnazione. La lettera riporta poi un lungo testo del libro dell’Esodo, in cui si percorrono vari passaggi della vicenda di Mosè: l’esperienza di Dio presso il roveto ardente, la chiamata a una missione liberatrice, l’invito a vivere l’esercizio della corresponsabilità nel servizio al suo popolo.

Il Vescovo insiste sulla necessità di coltivare permanentemente una vera e profonda esperienza di Dio, come condizione di un autentico servizio di evangelizzazione. Ricorda l’impegno della preghiera personale, dell’eucaristia, della adorazione eucaristica, dell’accostamento frequente della Scrittura. Il Vescovo osserva che la chiamata di Mosè è una chiamata alla missione, nasce dall’iniziativa di Dio e tuttavia non è estranea al vissuto del chiamato e ne realizza pienamente l’esistenza; riconosce che la missione si fa strada in mezzo a tante paure. Ma la missione è per liberare. Liberare da chi? si chiede il Vescovo.

“Chi o che cosa è quell’Egitto da cui dobbiamo, oggi, essere liberati o liberare gli altri? Ma anche: Chi è oggi il faraone a cui mostrare segni convincenti della qualità evangelica della libertà che intendiamo vivere e offrire? Quali sono questi segni? E, infine: Chi ci insegue quando proviamo a liberarci?”.

Il Vescovo invita il lettore a rispondere personalmente e in gruppo a queste domande e abbozza lui stesso delle risposte interessanti. Nell’ultima parte viene richiamato l’impegno della corresponsabilità, nella valorizzazione dei doni di ciascuno, e nella chiara volontà di farsi carico cordialmente e generosamente del bene della comunità. In chiusura, vengono ricordati alcuni impegni pastorali e il contesto del nostro cammino: la visita pastorale che riguarderà le foranie di Oderzo, Torre di Mosto, Quartier del Piave, Pedemontana, La Colonna e Zumellese; il sinodo mondiale sulla famiglia; il convegno della chiesa italiana a Firenze nell’autunno 2015.

VIDEO - APERTURA DELL'ANNO PASTORALE - a cura di La Tenda Tv

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