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Condividere con i poveri per comprendere il Vangelo

L'editoriale de L'Azione con le parole di Papa Francesco.

Condividere con i poveri per comprendere il Vangelo

Questo povero grida e il Signore lo ascolta: da sempre la Chiesa ha compreso l’importanza di un tale grido. Ci sono stati momenti in cui i cristiani non hanno ascoltato fino in fondo questo appello, lasciandosi contagiare dalla mentalità mondana. Ma lo Spirito Santo non ha mancato di richiamarli a tenere fisso lo sguardo sull’essenziale e l’esempio di Francesco d’Assisi è stato seguito da numerosi uomini e donne nel corso dei secoli. Non dobbiamo pensare ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana o di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita.

La preghiera, il cammino del discepolato e la conversione trovano nella carità che si fa condivisione la verifica della loro autenticità evangelica. Da questo modo di vivere derivano gioia e serenità d’animo, perché si tocca con mano la carne di Cristo. Se vogliamo incontrare realmente Cristo, è necessario che ne tocchiamo il corpo in quello piagato dei poveri, come riscontro della comunione ricevuta nell’Eucaristia. Il Corpo di Cristo, spezzato nella liturgia, si lascia ritrovare dalla carità condivisa nei volti e nelle persone dei fratelli e delle sorelle più deboli. Sempre attuali risuonano le parole del vescovo Crisostomo: Se volete onorare il corpo di Cristo, non disdegnatelo quando è nudo; non onorate il Cristo eucaristico con paramenti di seta, mentre fuori del tempio trascurate quest’altro Cristo, che è afflitto dal freddo e dalla nudità. 

Siamo chiamati a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine. La loro mano tesa verso di noi è un invito ad uscire dalle nostre certezze e comodità ed a riconoscere il valore che la povertà in se stessa costituisce. Per i discepoli di Cristo la povertà è una chiamata a seguire Gesù povero. È un cammino dietro a Lui e con Lui: un cammino che conduce alla beatitudine del Regno dei cieli. Povertà significa un cuore umile che sa accogliere la propria condizione di creatura limitata e peccatrice per superare la tentazione di onnipotenza, che illude di essere immortali. La povertà è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità. È la povertà che crea le condizioni per assumere liberamente le responsabilità personali e sociali, confidando nella vicinanza di Dio e sostenuti dalla sua grazia. La povertà è il metro che permette di valutare l’uso corretto dei beni materiali e di vivere in modo non egoistico e possessivo i legami e gli affetti.

La povertà ci interpella ogni giorno con i suoi mille volti segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture e dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione della libertà e della dignità, dall’ignoranza e dall’analfabetismo, dall’emergenza sanitaria e dalla mancanza di lavoro, dalle tratte e dalle schiavitù, dall’esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata. La povertà ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro. utti questi poveri appartengono alla Chiesa per “diritto evangelico” e obbligano all’opzione fondamentale per loro. Benedette le mani che si aprono ad accogliere i poveri e a soccorrerli: sono mani che portano speranza. Benedette le mani che superano ogni barriera di cultura, di religione e di nazionalità versando olio di consolazione sulle piaghe dell’umanità. Benedette le mani che si aprono senza chiedere nulla in cambio, senza “se”, senza “però” e senza “forse”: sono mani che fanno scendere sui fratelli la benedizione di Dio.

Al termine del Giubileo della Misericordia ho voluto offrire alla Chiesa la Giornata Mondiale dei Poveri, perché in tutto il mondo le comunità cristiane diventino segno concreto della carità di Cristo per gli ultimi e i più bisognosi. Invito la Chiesa e gli uomini e le donne di buona volontà a tenere fisso lo sguardo su quanti tendono le loro mani gridando aiuto e chiedendo la nostra solidarietà. Sono nostri fratelli e sorelle, creati e amati dall’unico Padre celeste. Questa Giornata intende così stimolare i credenti perché reagiscano alla cultura dello scarto e dello spreco, facendo propria la cultura dell’incontro: possa diventare un richiamo forte alla nostra coscienza credente affinché siamo sempre più convinti che condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda. I poveri non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo.

Papa Francesco (dal messaggio per la Giornata dei poveri)

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