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Crisi economica e minacce di guerra

L'editoriale del direttore de L'Azione don Giampiero Moret

Crisi economica e minacce di guerra

Quanto sta succedendo in questi giorni sulla scena mondiale dà la misura della follia umana. Da una parte la crisi economica che, nonostante si parli di una debole ripresa, è ben lontana dall’essere superata e dall’altra i rumori di guerra provenienti dall’Ucraina, una terra a noi relativamente vicina, che possono riattivare contrasti di dimensioni mondiali.

Dietro gli scontri tra fazioni opposte in terra ucraina si sta rinfocolando l’antico scontro tra gli Stati Uniti d’America con i suoi alleati, da una parte, e la Grande Russia che non ha abbandonato i suoi sogni di grandezza spenti dalla caduta dell’Impero sovietico, dall’altra. La crisi economica che colpisce in varia misura tutte le nazioni del mondo, richiederebbe l’unione di tutte le forze per trovare insieme soluzioni vantaggiose per tutti, invece si fomentano le antiche rivalità che possono scatenare disastri di proporzioni inimmaginabili.

Tutti gli osservatori internazionali segnalano la pericolosità della partita che si sta giocando in Ucraina. Anche nei conflitti degli ultimi anni, dall’infinito conflitto Mediorientale, al Kosovo, alla Libia, alla Siria, dietro le quinte c’era sempre la tensione tra le grandi potenze, ma nel caso dell’Ucraina lo scontro sembra più diretto e tuttavia pare che non ci sia grande consapevolezza del pericolo. a crisi economica, provocata da interessi economici che hanno trovato libero spazio di azione in un mondo globalizzato, ci sta spingendo, volenti o nolenti, a mettere ordine e ad accordarci su regole nuove per evitare in futuro disastri del genere.

È un movimento di ricerca comune e di sforzi condivisi, presupposto per un mondo più sicuro, diciamo pure più pacifico. Ma ecco che tutto viene turbato e compromesso dall’insorgere dei demoni delle identità, delle appartenenze etniche e culturali, dei nazionalismi. Si pensava che la caduta delle grandi ideologie che avevano disastrato il mondo con la seconda guerra mondiale e con la guerra fredda, avesse allontanato definitivamente il pericolo dello scontro globale. Si pensava che i conflitti fossero ormai sempre relegati in ambito locale. In realtà, più delle ideologie e degli interessi economici, ciò che ci contrappone gli uni agli altri sono le identità che, partendo dai piccoli legami locali, si allargano in cerchi sempre più vasti, fino a diventare contrapposizioni tra blocchi mondiali. Non c’è, dunque, speranza di uscire da queste gabbie in cui ci chiudiamo e da cui ci guardiamo come bestie feroci? Non c’è speranza di far valere le radici più profonde della nostra umanità che fanno sentire fratelli li e ci fanno accettare, senza esasperare, le differenze?

Coloro che credono in un unico Dio, creatore e padre di tutti, dovrebbero essere la forza di unificazione più convinta, ma la storia testimonia che spesso proprio costoro hanno aggravato le divisioni e le hanno rese ancor più feroci conferendo loro il sigillo divino. Speriamo che in questo scontro in atto in terra ucraina non si veda l’osceno spettacolo dei carri armati e delle truppe in assetto di guerra sfilare davanti ai preti benedicenti. La situazione religiosa dell’Ucraina è complicata quanto quella civile. Esistono tre chiese ortodosse spesso in lotta tra loro. La Chiesa ortodossa unita al patriarcato di Mosca, la Chiesa L ortodossa del patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa autocefala vicina a Costantinopoli. Inoltre c’è la Chiesa ortodossa cattolica in comunione con il Papa (gli Uniati).

Il giornalista Luigi Accattoli ha scritto domenica scorsa sul Corriere che durante gli scontri che hanno provocato la caduta di Yanukovich, le chiese hanno dato un bel esempio mettendo a disposizione gli edifici per curare i feriti, mentre monaci e preti si frapponevano spesso tra i manifestanti e i soldati per impedite l’uso delle armi. Ha scritto anche che i contrasti di piazza hanno spinto le chiese a superare le antiche divisioni e ad iniziare un cammino di unificazione per il bene del paese.

Da parte cattolica papa Francesco ha dimostrato di avere una chiaroveggenza particolare nel percepire il pericolo dell’esplosione globale dei conflitti locali, come nel caso della guerra in Siria, quando ha rivolto accorati appelli a Putin e a Obama. Da quando è scoppiata la crisi ucraina non si stanca di chiedere la preghiera di tutti i cristiani e di implorare i responsabili internazionali perché rinuncino alle prove di forza e cerchino composizione pacifica del contrasto. Superamento della crisi economica e superamento delle logiche di guerra vanno di pari passo. È una vera follia pensare di ricreare un ordine economico squarciato dalla crisi e nello stesso tempo far marciare gli eserciti l’un contro l’altro armati.

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