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Donne e chiesa: "Dobbiamo andare avanti"

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga.

Donne e chiesa: "Dobbiamo andare avanti"

Hanno suscitato grande clamore le parole che giovedì scorso papa Francesco ha rivolto alle consacrate dell’Unione internazionale delle superiore generali. L’attenzione dei mass-media – e non solo loro – è stata sequestrata dal riferimento al “diaconato permanente” delle donne. Rispondendo ad una domanda sul tema, il Papa ha detto: «Vorrei costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione: credo che farà bene alla Chiesa». E a conclusione della sua articolata risposta, ha ribadito: «Mi sembra utile una commissione che chiarisca bene questo punto, soprattutto riguardo i primi tempi della Chiesa».

In realtà, la Commissione teologica internazionale, che è un importante strumento consultivo della Congregazione per la dottrina della fede, ne ha già parlato in un documento del 2003: “Il diaconato: evoluzione e prospettive”. Qui si arriva ad affermare che nei primi secoli del cristianesimo «è veramente esistito un ministero di diaconesse che si è sviluppato in maniera diseguale nelle diverse parti della Chiesa. Sembra evidente che tale ministero non era inteso come il semplice equivalente femminile del diaconato maschile». La Commissione lascia aperte però delle domande, come rinvio ad un necessario approfondimento, proprio nella direzione auspicata dal Papa: «Tale ministero era conferito con un’imposizione delle mani paragonabile a quella con cui erano conferiti l’episcopato, il presbiterato e il diaconato maschile?... È difficile dirimere la questione partendo dai soli dati storici».

Il can-can mediatico che ne è seguito ha costretto padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, a precisare il senso delle parole di Bergoglio: «Il Papa non ha detto che abbia intenzione di introdurre un’ordinazione diaconale delle donne e meno che meno ha parlato di ordinazione sacerdotale delle donne». Tuttavia – con buona pace di tutti – bisogna riconoscere che porre così autorevolmente la questione delle “diaconesse” significa rendersi disponibili ad accettare sviluppi nuovi e aprire percorsi dagli esiti inaspettati. Pertanto non sorprende l’entusiasmo che le parole del Papa hanno suscitato, ad esempio, tra le teologhe del coordinamento italiano: «Si può finalmente dire – scrive Cristina Simonelli, patrologa e presidente del coordinamento – che è ora di aprire questo discorso e si deve tuttavia anche ripetere che da molto tempo vi sono studi importanti sul tema: nonostante sia tarda, l’ora è comunque certo benvenuta».

A nostro avviso, il discorso del Papa alle superiore generali doveva fare “colpo” anche per altri aspetti ancora più urgenti e attuali, che sono passati invece un po’ più in sordina. Almeno due. Il primo è l’esplicito riferimento – pulito pulito! – alla necessità che le donne siano maggiormente inserite nei “processi decisionali della Chiesa”: «È vero che le donne sono escluse dai processi decisionali nella Chiesa: escluse no, ma è molto debole l’inserimento delle donne lì, nei processi decisionali». Per il Papa invece è molto importante «che le donne, sia consacrate sia laiche, entrino nella riflessione del processo e nella discussione. Perché la donna guarda la vita con occhi propri e noi uomini non possiamo guardarla così… Devono essere complementari, e nelle consultazioni è importante che ci siano le donne».

Su questo maggiore coinvolgimento, il Papa non ha dubbi e «dobbiamo andare avanti, con prudenza, ma cercando soluzioni». Il secondo aspetto – per certi versi il più innovativo di tutti – riguarda il tema del cambiamento nella Chiesa. Dando risposta ad una domanda sulle sfide che gli istituti religiosi devono affrontare, il Papa ha detto: «La Chiesa ha dovuto cambiare tanto, tanto, tanto nella storia. Ma in ogni cambiamento ci vuole discernimento e non si può fare discernimento senza preghiera».

E ancora, rifacendosi all’esperienza della Chiesa apostolica, ha rincarato la dose: «Quando noi leggiamo il libro degli Atti degli Apostoli, ci meravigliamo di tanto cambiamento, tanto cambiamento... È lo Spirito ». Quella che Bergoglio sogna è una Chiesa in movimento, che cambia, va avanti e sa cercare soluzioni nuove, per rispondere più opportunamente alle sfide dei tempi e valorizzare in modo più adeguato la donna, il cui contributo – come sperimentiamo quotidianamente nelle nostre parrocchie – è assolutamente indispensabile. Sapremo tenere il passo? Alessio Magoga

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