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Il Papa in Veneto nel 2018: accogliamolo senza ipocrisie

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga.

Il Papa in Veneto nel 2018: accogliamolo senza ipocrisie

Papa Francesco, in una data da definirsi del 2018, verrà nel Veneto. L’annuncio – veramente una sorpesa per tutti, anche per i vescovi triveneti – è stato dato dal patriarca Moraglia il 12 settembre scorso: «Attendiamo il Santo Padre, innanzitutto con gratitudine; poi lo aspettiamo perché ci confermi nella fede, visiti le nostre realtà dove viviamo tutti i giorni, dove cerchiamo di dare testimonianza cristiana e dove vivono le comunità che attendono di poter incontrare Papa Francesco». Non si conoscono ancora i particolari e le modalità della visita. Si sa che sarà di un giorno, che avrà come meta privilegiata Venezia, che ci sarà una celebrazione eucaristica, che si coinvolgeranno in particolare i giovani… A pochissima distanza dall’annuncio – a quanto abbiamo potuto constatare – si è levato un coro unanime di plauso. A questo coro gioioso vogliamo unirci anche noi, ben inteso! Però ci siano permesse alcune considerazioni, a modo di auspicio. La prima considerazione riguarda l’efficacia degli eventi che si svolgono in una sola giornata. L’allestimento delle strutture di accoglienza, l’organizzazione dell’evento in tutti i particolari logistici e il coinvolgimento delle diocesi si presentano come un’operazione non poco impegnativa, a fronte di una presenza molto limitata nel tempo da parte del Pontefice. Ne va tenuto conto. Se da un lato la visita del Papa va preparata adeguatamente, dall’altro bisogna fare attenzione che il prossimo anno pastorale non si focalizzi esclusivamente attorno ad essa, in qualche modo paralizzando la vita ordinaria delle chiese locali.

Il senso della visita infatti va nella direzione di rivitalizzare queste ultime e non in quella di concentrare tutti gli sforzi sull’evento in se stesso. Se penso al Convegno di Firenze e alle parole di papa Francesco a S. Maria del Fiore, ricordo bene la sua allergia per gli eventi di parata e la sua passione invece per la vita concreta e ordinaria delle comunità cristiane. Una seconda considerazione riguarda la tentazione o il desiderio o la volontà animata dalle migliori intenzioni – chiamatela come volete – di tirare il Papa dalla propria parte. Molto probabilmente papa Francesco trascorrerà la giornata della sua visita a Venezia (e nei suoi paraggi), ma nei giorni scorsi – e forse anche nei prossimi – si sono sentite le più disparate ipotesi circa il passaggio o la visita del Papa anche in altri contesti e ambienti… Quasi – mi si passi il termine – a voler sfruttare la presenza di papa Francesco per confermare non tanto la fede (ahimè!) ma questa o quella iniziativa culturale, sociale, politica… Perché il Papa è scomodo quando tocca certe problematiche e quindi si dissente dalla sua visione (vedi la questione delle migrazioni). Ma quando la sua presenza può dare visibilità e riconoscimento vale la pena stargli vicino, anche fisicamente. Già, perché papa Francesco non dice cose né tanto facili né tanto “comode” – come egli spesso denuncia – a quanti lo vogliano davvero ascoltare. Mi ricorda – guarda un po’ – Gesù: le folle e i suoi discepoli in alcuni momenti lo osannavano e poi in certi altri ne erano spiazzati e non lo capivano più, sbigottiti dalle sue parole. Come quando annunciò a Pietro che il Figlio dell’uomo – cioè lui, Gesù – avrebbe dovuto soffrire molto e Pietro rimase interdetto. E qui vengo al terzo pensiero, sollecitato da un’acuta riflessione di Marcello Neri: “La retorica cerca di imitare l’ispirazione ariosa di Francesco; la pratica approda a un immaginario ecclesiale lontanissimo da essa”. Detto in termini più semplici: molti – tra i quali ci mettiamo anche noi! – applaudono sì papa Francesco e ammirano il suo progetto di Chiesa, ma in realtà fanno proprio fatica a viverlo e a metterlo in pratica. Forse perché ci spiazza o ci appare troppo esigente o ci sfugge ancora e non riusciamo a comprenderlo… E così in realtà replichiamo quello che è già noto, quanto abbiamo già fatto e quello che ci dà maggiore sicurezza. “Con semplicità e rispetto – continua Neri – Francesco ha messo a nudo la nostra debolezza”. Sì, la nostra difficoltà a stargli dietro, a stare al passo del Papa. Forse possono sembrare parole esagerate, queste. Se fosse così, tanto meglio, perché allora la sua visita tra noi – che attendiamo con gioia – sarà davvero un caldo incontro tra credenti che si stimano sinceramente a vicenda e che in sintonia guardano allo stesso modo il futuro della Chiesa e del mondo.

Don Alessio Magoga

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