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Il dovere assoluto di rispettare i bambini

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga.

Il dovere assoluto di rispettare i bambini

"Tutto ciò mi addolora profondamente e mi riempie di vergogna”. Sono le parole della lettera che il vescovo di Ratisbona, Rudolf Voderholzer, ha inviato a tutte le parrocchie della sua diocesi all’indomani della pubblicazione dell’inchiesta sui fatti del coro di voci bianche del duomo della città. Si tratta di un passo decisivo per una questione che la diocesi ha voluto affrontare affidando lo studio a una commissione presieduta da Ulrich Weber, un legale indipendente. Nelle 450 pagine del rapporto finale, Weber ha stimato come molto plausibile che tra il ’45 e il ’92 circa 500 coristi minorenni siano stati oggetto di violenze: la maggior parte dei casi si è verificata tra gli anni ’60 e ’70. L’inchiesta ha evidenziato che quasi tutti i responsabili del coro della cattedrale fossero in qualche modo a conoscenza degli episodi di violenza ma dimostrarono “poco interesse”. “Posso solo chiedere umilmente perdono – ha ribadito il vescovo – e a nome dei colpevoli, per la maggior parte deceduti, chiedo di accogliere questa richiesta di perdono”. Un’altra pagina dolorosa e un altro duro colpo alla fiducia nei confronti degli adulti che avrebbero dovuto assumere il ruolo di educatore. Inutile cercare di nascondere o di minimizzare i fatti, senza alcun dubbio troppo gravi. Giustificare questi episodi sulla base dei metodi educativi di allora – diffusi non solo negli ambienti ecclesiastici – è troppo poco e troppo comodo. In realtà, basta prestare ascolto alle parole di don Bosco che quasi un secolo prima chiedeva ai suoi educatori di “non permettere all’ombra della rabbia di oscurare i loro volti”.

Ma, come si sa, a Ratisbona non ci fu solo violenza fisica… L’emergere di fatti come questi impone a tutti gli adulti l’imperativo categorico di prendersi cura dei piccoli. In tutti gli ambienti: dalla scuola allo sport, dagli oratori alle associazioni giovanili. Soprattutto nei contesti familiari, tra le mura domestiche, dentro le quali con maggiore frequenza accadono episodi di violenza contro i minori. Rispettare i bambini: questo sì deve diventare un assoluto, che va cercato con tutte le forze. I bambini vanno custoditi e protetti, perché ogni bambino ha diritto a questo rispetto e gli adulti hanno il dovere di assicurarglielo. Il diritto di poter vivere da bambino la sua fanciullezza e di far fiorire le sue capacità per il bene suo e quello degli altri. Perché quando una vita sboccia e fiorisce è un bene per tutti: per il bambino prima e poi anche per chi gli è accanto. Se la sua vita è violata, invece, tutti ne pagano le conseguenze e solo attraverso faticosi percorsi di aiuto può riprendere il suo cammino e finalmente rinascere. Ma ci sono anche altre storie. Quelle di chi ama il compito dell’educazione e sa rispettare i piccoli. Ed è a questi che vogliamo guardare, nella consapevolezza che educare i bambini è una grande responsabilità ed è soprattutto una questione del cuore, che va affidata a chi la sente come una vocazione, una vera e propria chiamata. Come ha scritto recentemente un’animatrice di un Grest, alla fine della sua esperienza: “Se all’inizio pensavo che essere animatori volesse dire essere grandi e ‘volare alto’, negli anni ho imparato ad abbassarmi sempre di più, a toccare per terra, a stare sullo stesso piano dei bambini, non volere incarichi o responsabilità per sentirmi importante ma avere sempre meno per godere veramente e pienamente della loro presenza perché, alla fine, sono loro – gli animati – lo scopo di tutto”. Sono queste le testimonianze che vorremmo sentire più spesso e di cui più spesso vorremmo parlare.

Don Alessio Magoga

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