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Il nostro grande debito nei confronti degli anziani

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga.

Il nostro grande debito nei confronti degli anziani

«Un libro è come un’istantanea che permette di conservare una storia, cioè la vita di una persona, che altrimenti rischia di essere cancellata». Così si è espresso Francesco Vidotto alla premiazione del nostro concorso letterario, sabato a Trichiana, in un vibrante e appassionato appello alla lentezza, all’amore per la natura, alla lettura e alla scrittura... E di storie di uomini e donne di montagna Vidotto si è occupato in diversi dei suoi libri, proprio al fine di salvaguardarne la memoria. Non si tratta di un’operazione nostalgia ma di un tributo di riconoscenza nei confronti di quanti ci hanno preceduto, i cui volti sono stati solcati dal tempo e le cui rughe stanno a testimoniare, come un cimelio, la dura lotta con la vita e con le sue sfide. «Le rughe sono bellissime – ha ribadito Vidotto – perché sono come i segni che il vento e la pioggia lasciano sulle nostre splendide Dolomiti ». Sì, dicono anch’esse una storia: la testimoniano molto efficacemente.

Questa cura nei confronti di chi ci ha preceduto oggi è quanto mai necessaria, mentre siamo tentati di appiattirci sul presente o di sfuggire verso un improbabile futuro. Abbiamo un debito di riconoscenza verso i nostri anziani: tutti. Verso i nonni, in particolare, che in tanti modi continuano attivamente una preziosa opera di accudimento e di cura nei confronti dei nipoti e dei figli.

Ma anche se le forze vengono meno, essi con la loro semplice presenza restano lì come una memoria viva di ciò che è stato e che oggi rischiamo di non ricordare più, quasi fossimo figli di noi stessi e non di una storia che ci ha generati! Chi si dà il permesso di ascoltare le loro storie, ne esce rigenerato, come se fosse aiutato a dare nome a quello che ha dentro di sé e a comprendere all’indietro il suo cammino: come se apparisse un po’ più chiaro il senso della sua vita, il filo del suo percorso umano o più semplicemente la storia della propria famiglia. Allora si ricompone anche l’unità, non solo interiore, di cui abbiamo oggi così grande necessità.

I loro racconti ci aiutano a guardare con più obiettività i problemi di oggi, a volte amplificati dalle nostre sensibilità eccessive, e provocano negli ascoltatori sentimenti di simpatia e di ammirazione. Ma essi trasmettono anche coraggio e voglia di affrontare la vita, proprio come hanno fatto du- I rante la loro gioventù e la loro età adulta. La loro testimonianza diventa allora un appello – a volte delicato, altre volte sferzante – a vivere con responsabilità e coraggio il tempo che ci è dato. Il loro sguardo però viene a chiederci e a domandarci anche qualcosa di più. Certo, con il passare degli anni si fa più pressante il bisogno di aiuto o l’esigenza di essere accuditi e accompagnati… Ma non si tratta solo di questo. Attraverso la loro presenza essi ci chiedono che le intuizioni di bene – dagli affetti vissuti con sincerità sino ai valori per i quali hanno combattuto una vita e che hanno illuminato le loro vite – continuino il proprio percorso attraverso le nostre esistenze e quelle di chi verrà dopo di noi. La loro presenza è un appello per un passaggio di consegne nel bene, che potrà essere compiuto solo se troviamo il tempo di ascoltarci e di guardarci affettuosamente negli occhi.

Alessio Magoga

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