Editoriale
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"Raccontami una cosa bella..."

L'editoriale del direttore de L'Azione don Alessio Magoga.

"Raccontami una cosa bella..."

"Raccontate una cosa bella che vi è successa nel fine settimana”. Più o meno con queste parole, una maestra di scuola elementare ogni settimana chiede ai propri bambini di condividere in classe qualcosa di bello che hanno vissuto nei giorni precedenti. Alla verifica di fine anno, gli stessi alunni hanno detto che proprio questo – il momento delle “cose belle” – è stato il più atteso e apprezzato. Probabilmente proprio noi adulti facciamo poco questo esercizio e poco lo insegniamo a fare ai più piccoli, perché siamo un po’ troppo preoccupati e spaventati dal mondo di oggi e di domani. Certo, non si possono chiudere gli occhi dinanzi ai problemi e alle sfide – a volte enormi – che urgono all’orizzonte. Tuttavia, è molto vero che per sconfiggere Golia bisogna conoscere Davide: per affrontare le avversità, bisogna riconoscere le proprie risorse e saperle attivare. Raccontare le “cose belle” mi pare vada proprio nella direzione giusta.

In un dialogo con una persona molto impegnata nell’ambito della formazione, ci si chiedeva: «Perché riempiamo i nostri ragazzi di racconti di morte, di tragedie, di forme di dipendenza... e non parliamo piuttosto di persone che ce l’hanno fatta: persone che si son poste delle mete e degli obiettivi e li hanno raggiunti?». Insistere a maledire il buio, infatti, non è di grande aiuto per vincere l’oscurità: anzi, rischia di ingigantirla. Senza dubbio è meglio accendere una candela, come afferma un noto proverbio orientale. Le candele accese ci sono.

Sono le “cose belle” e tutte quelle persone – giovani e meno giovani – che nella vita si danno un obiettivo e cercano con passione di raggiungerlo. Molte volte ci riescono! Non sono forse delle “candele accese” gli splendidi ragazzi e ragazze del nuoto italiano, da “Greg” Paltrinieri alla nostra Federica Pellegrini, che hanno ottenuto degli ottimi risultati agli Europei di Londra? Non lo è forse Beatrice – “Bebe” – Vio, campionessa moglianese di fioretto, plurivincitrice ai recenti europei di scherma, tenutisi a Casale Monferrato? Solo per fare alcuni nomi dal mondo dello sport, ma se ne potrebbero fare altri, prendendo in considerazione gli ambiti della cultura, dell’impegno sociale e lavorativo... Perché non gioire di questi eventi e imparare a considerarli come delle “cose belle”, che aprono prospettive di speranza e voglia di futuro, non solo ai più giovani? Dietro a queste vittorie c’è impegno, dedizione, spirito di sacrificio, soprattutto passione per qualcosa di bello che ha toccato il cuore ed ha entusiasmato. Per la nostra diocesi, una “cosa bella” – una “candela accesa” – è certamente il sì di don Mauro, la sua ordinazione presbiterale. Restando nella metafora sportiva, è vero che il suo non è un arrivo ma un traguardo volante o un gran premio della montagna, cui seguiranno discese e risalite, a volte anche di forte pendenza.

Tuttavia, si tratta di una tappa importante e di qualcosa di bello, che ha il sapore della generosità, della disponibilità, del coraggio... Certo, anche per lui – come per i diaconi e i giovani del nostro seminario che si stanno preparando a diventare preti – non mancheranno sfide impegnative, ormai sempre più prossime. Ma le possibilità ci sono, anche oggi, per vivere in modo luminoso il ministero. Una risorsa preziosa è la capacità di fare rete insieme ai confratelli presbiteri.

Come pure, un’opportunità straordinaria è la possibilità di collaborare con i fratelli e sorelle del popolo di Dio. In questi anni è molto cresciuto il laicato, che sempre più “corresponsabilmente” collabora per il bene delle nostre comunità. Questa è l’esperienza che ho potuto fare nelle parrocchie e nelle associazioni dove ho portato il mio contributo: è un dato di fatto che dà coraggio e slancio.

Il ministero che attende don Mauro sarà diverso da quello vissuto solo fino a qualche decennio fa, ma certamente non sarà per questo meno bello ed entusiasmante. Anche nella Chiesa di oggi, infatti, ci sono tante “candele accese” e “cose belle”. Dobbiamo con più fiducia riconoscerle e trovare le parole per dirle: per raccontarle, appunto.

Alessio Magoga

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