Oggi Domenica
stampa

Ma io lo voglio un Dio così?

Riflessioni sulla Parola di Dio.

Ma io lo voglio un Dio così?

E' uno spettacolo, dice Luca nel suo vangelo. È lo spettacolo del Figlio di Dio che svela nella sua nudità crocefissa il vero volto di Dio. Lui nudo, straziato, scarnificato è la trascrizione più vera del Volto di Dio. Quell’uomo appeso alla Croce, abbandonato e tradito è il nostro Dio. Prima di proseguire mi chiedo e vi chiedo, se lo vogliamo un Dio così. Un Dio senza bacchetta magica, che si china sui piedi zozzi dei suoi discepoli e li lava con cura; un Dio che consegna la sua memoria nel fragile gesto del pane spezzato; che non toglie il dolore ma lo condivide; che non si salva dalla morte ma nella morte; che perdona e persino giustifica i suoi assassini; che nella solitudine più totale e straziante non maledice ma consegna il suo spirito al Padre. Sicuri cari amici? Lo vogliamo È davvero un Dio così? Eccolo. “Salva te stesso” gridano i capi, i soldati e uno dei malfattori. “Salta giù, forza! Sorprendici con uno dei tuoi bei miracoli! Non sei forse il Salvatore? Allora salvati e crederemo in te. Coraggio, cosa aspetti! Non hai detto che il Padre ti ha mandato, che tu sei il Cristo? Dove sono gli angeli di Dio? Perché non vengono a salvarti?”. No, non è lo stile di Gesù. Lui sulla croce ci rimane. È perdendosi che dona salvezza; è rimanendo appeso alla croce che svela la nuova regalità dell’amore. Ora siamo alla fine. Ogni respiro è una frustrata. L’ultima parola è per il Padre: a Lui il Figlio riconsegna lo Spirito. E poi il silenzio. Lo porteranno via di corsa per metterlo nel sepolcro. Gli undici apostoli si sprangheranno nel loro rifugio, paurosi e codardi. I cuori di tutti i discepoli del Maestro di Nazareth saranno invasi dal dolore, dalla tristezza e dalla delusione. È andata ancora così: il forte ha vinto, il debole ha perso. La solita storia. Dovevamo aspettarcelo! È andata così alcuni giorni fa ad Aden, nello Yemen, quattro religiose di Madre Teresa di Calcutta sono state massacrate. Docilmente hanno restituito a Dio la loro vita. E forse, attorno, in quella città, qualcuno si sarà fermato un momento a considerare la strana scelta di quelle straniere venute lì a morire per curare creature che “non valgono” niente. Perché, in cambio di cosa? In cambio di niente. Nella assoluta gratuità di Cristo. Quelle quattro donne hanno continuato a spegnere la sete di Gesù in Aden attraverso l’amore, la gentilezza, la compassione e servendo in maniera disinteressata – senza alcuna considerazione per la loro sicurezza – le vittime più svantaggiate in una casa di riposo. Il racconto della Passione non è stato scritto da estranei o da persone neutrali davanti ai fatti, ma da coloro che partecipavano in prima persona alle conseguenze dell’evento nella sua totalità. Per questo il racconto della Passione è attraversato da un fremito di vita: la luce della risurrezione già filtra nel tratteggio della sofferenza. Nel massacro di Aden noi intravediamo già il volto di quelle quattro suorine trasfigurato dalla luce di Cristo. È vero: chiuderanno il sepolcro e seppelliranno pure tutte le speranze che Gesù aveva acceso nei loro cuori. Un fuoco inutile. Ma i discepoli ancora non sanno. Ascoltano il silenzio e pensano che sia la fine. Invece no, quel silenzio è prima della tempesta: è il silenzio che precede l’esplosione. L’Amore non può stare a marcire in un sepolcro. L’Amore, quello di Gesù, lo farà esplodere. E sarà Pasqua. Don Piergiorgio

Forse ti può interessare anche:

Ma io lo voglio un Dio così?
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento