Oggi Domenica
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Nutrirsi dell’amore

La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.

Nutrirsi dell’amore

Domenica 18 giugno - Santissimo Corpo e Sangue di Cristo - anno A - salmi propri - colore liturgico bianco Dt 8, 2-3. 14-16; Sal 147; 1Cor 10, 16-17; Gv 6, 51-58 Loda il Signore, Gerusalemme

Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere…” (Dt 8, 2). Le parole di Mosè, nel testo del Deuteronomio, richiamano fin dall’inizio la nostra attenzione su due azioni: il ricordare e il camminare. Sono due azioni che interessano direttamente gli uomini, nello specifico il popolo d’Israele nel deserto, e che oggi sono rivolte a noi. Ed è proprio in questa memoria storica del Corpus Domini che l’uomo trova la motivazione a ripetere i “gesti di Dio” nel condividere il suo pane con i fratelli. La celebrazione eucaristica è davvero “l’inizio e il culmine di tutto il cammino della Chiesa” come afferma il Concilio Vaticano II. Resto colpito e affascinato dal “R fatto che Gesù non dice di nutrirci della sua santità o giustizia, e non dice di bere la sua innocenza o mitezza e non dice neppure di prendere forza dalla sua potenza divina. Gesù dice di prendere e mangiare la sua carne, di bere il suo sangue. Pazzesco! Ma vi rendete conto? Gesù ci offre la sua debolezza e la sua fragilità! Avrebbe potuto rimanere in mezzo a noi in mille altri modi, non è forse il Figlio di Dio? Invece no! Gesù rimane in mezzo a noi con il suo corpo, la sua storia, la sua vita appassionata d’amore, la sua trasparenza del Volto del Padre. Mangiare la carne e bere il sangue del Signore è nutrirsi del cuore incandescente dell’amore, è assimilare il segreto di quella vita più forte della morte, è scoprire che Dio mi è più intimo di quanto io lo sia con me stesso. Nutrirci di Lui significa dire il nostro “sì” a quel progetto di vita che Gesù ha rivelato dalla croce e farlo diventare il nostro. Per ben sette volte Gesù ripete che mangiare la sua carne fa vivere. È l’incalzante convinzione, da parte sua, di portare qualcosa di cui non possiamo fare a meno, qualcosa che inverte la direzione della vita orientandola non più verso la morte, ma verso l’eternità. Questo qualcosa è la vita di Dio. Quando mi avvio alla comunione, non sono io che mi incammino verso il Pane, è il Pane del cielo che si è incamminato verso di me, è il Sangue del cielo che cerca nuove vene. Prima che io dica: “Ho fame”, Dio ha detto: “Prendete e mangiate”, mi ha desiderato, cercato prima che io lo cercassi. Sull’altare c’è solo un piccolo pane bianco che non ha sapore, che è solo silenzio, profondissimo silenzio. Che cosa mi può dare questo piccolo pezzo di pane, povero come un boccone che non può sfamare neanche il più piccolo bambino? A ogni comunione andiamo distratti verso l’altare; a ogni comunione, però, almeno per un istante, possiamo affacciarci sull’enormità di ciò che ci sta accadendo: Dio che mi cerca, Dio in cammino verso di me, Dio che è arrivato in me, Dio che entra nella mia casa di carne. Chiediamo, con fede, la grazia di fare della nostra vita una vera eucaristia, un rendimento di grazie al Padre per il dono della vita e della comunione che il Figlio Gesù Cristo ci ha comunicato. Così anche la nostra vita non sarà destinata alla morte, ma alla vita in eterno.

Don Piergiorgio Sanson

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