Oggi Domenica
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Sudditi o seguaci?

Oggi Domenica: la riflessione sulla Parola di Dio domenicale.

Sudditi o seguaci?

Domenica 27 luglio - XVII del tempo ordinario - anno A 1 Re 3, 5. 7-12; Sal 118; Rm 8, 28-30; Mt 13, 44-52

Quanto amo la tua legge, Signore!

Prima settimana del Salterio

A conclusione del lungo discorso in parabole, Gesù pone la domanda legittima: Avete compreso tutte queste cose? a cui il popolo risponde: “Sì”. E non era previsto altrimenti; più o meno come accade agli insegnanti e ai militari. Un “Signorsì” o “Comandi”, come si usava, possono esprimere dipendenza, però Gesù non vuole sudditi, ma seguaci liberi e responsabili. Per il Maestro niente è scontato o supposto, perché chiede risposte consapevoli, senza le quali non esiste vita umana autentica. Perciò aggiunge una stimolante esortazione con cui corona questa seconda, e definitiva, conclusione delle parabole del Regno, delineando il profilo dello scriba cristiano, A attraverso cinque caratteristiche, con quattro passaggi. Innanzitutto è necessario, ma non sufficiente, l’essere scribi, cioè sapere la “dottrina cristiana” come si diceva fino a poco tempo fa. Quante volte Gesù denunciò i teologi e giuristi del suo tempo per il loro formalismo e vanità! Va oltre e ci invita ad essere discepoli, a seguirlo cioè nella concretezza della vita, convergendo tutte le energie verso il progetto del Padre: il Regno. Il suddito ripete le formule e copia i comportamenti, mentre il discepolo fedele imita la vita e rinnova i rapporti. Il secondo passaggio consiste nell’assumere l’impegno cristiano con la responsabilità del padrone di casa, che sa guidare se stesso e gli altri. Ogni cristiano, in forza del battesimo, è sacerdote, re e profeta e ha una precisa responsabilità sociale ed ecclesiale secondo i doni ricevuti, diventando adulto con il sacramento della cresima. Ma ancora quanto infantilismo nella nostra pastorale! San Paolo ci mette in guardia: “Fratelli, siate come bambini per quel che riguarda il male, ma siate adulti nel modo di ragionare” (1Cor 14, 20). La quarta caratteristica è la consapevolezza di disporre di un tesoro, grazie al rapporto d’amore con Dio e alla scelta di seguirlo. È un invito a scoprire le ricchezze della fede e della tradizione per saperle usare a vantaggio di tutti. E infine, nell’ultimo passaggio, il discepolo intelligente è invitato a dare la precedenza alle nuove realtà rispetto a quelle antiche, ad essere attento ai segni dei tempi per rispondere con generosità e creatività, sapendo dare a ciascuno secondo il bisogno. Se al discepolo è concesso il dono della comprensione dei misteri del Regno, è per diventarne depositario e testimone. Considerando questo cammino a tappe, molti biblisti ritengono che l’evangelista Matteo riassuma in questa esortazione di Gesù il suo ideale di cristiano per trasmettere la vita dell’unico Maestro (Matteo 23, 8). Tutti gli educatori cristiani, dal Papa fino all’ultimo cresimato, possono riconoscersi in questo profilo dell’evangelista per annunciare la gioia dell’incontro sempre nuovo con Gesù.

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