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12ponti verso l’Altro - Video

Una nuova associazione solidaristica a Vittorio Veneto.

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«Nella nostra società appare sempre più necessario e urgente imparare a superare le diversità e le disuguaglianze, a offrire solidarietà, ad abbattere le barriere e costruire ponti. E ne servono tanti».

Dodici? No, di più. «I dodici ponti sono quelli a nord di Vittorio Veneto, che tutti conoscono e identificano la nostra città». Si spiega così, con un messaggio “culturale” e un senso “identificativo”, il nome dell’associazione “12ponti”, costituita da qualche giorno in città. Ce la presenta don Giampiero Moret, per una volta dall’altra parte del microfono dell’intervista, dopo tanti anni da giornalista direttore de L’Azione: di 12ponti è tra i fondatori e membro del direttivo. La genesi «In seguito all’arrivo dei primi riconoscimenti – spiega don Moret –, tra i richiedenti asilo presenti in città, dello status di rifugiato, si è configurata una situazione di grave disagio: queste persone sono estromesse dalle strutture che le hanno accolte e sono chiamate all’improvviso a badare a se stesse senza riferimenti e senza denaro in un mondo sconosciuto o quasi. Una situazione causata da un vuoto legislativo cui bisognerà porre rimedio e dall’assenza di iniziative ad ogni livello. Ma intanto l’emergenza c’è». E verosimilmente questa emergenza aumenterà pure, ora che presumibilmente crescerà il numero dei certificati di riconoscimento dei rifugiati.

«Fin da subito si sono spontaneamente mobilitate alcune famiglie, che hanno dato ospitalità temporanea a qualcuno di loro; anche la vecchia canonica di Sonego di Fregona ne ha accolti alcuni per qualche tempo. Altre famiglie, nell’impossibilità fisica di ospitare qualcuno, si sono autotassate per coprire le spese di sopravvivenza (quando escono dalle strutture di accoglienza, i rifugiati non percepiscono nulla, ndr) o comunque date da fare per offrire accoglienza. Ma il numero dei rifugiati aumentava, ed è emersa in questo gruppo spontaneo l’esigenza di darsi un’organizzazione, per chiedere sussidi e finanziamenti, per essere interlocutore riconoscibile con una identità giuridica». Non solo rifugiati È così nata l’associazione “12ponti”, apartitica, aconfessionale e senza scopo di lucro. Con finalità di solidarietà nell’ambito sociale e culturale.

«L’associazione è aperta a tutti, anzi c’è bisogno di tante braccia. Perché c’è tanto da fare. A partire dalla ricerca di luoghi ove accogliere le persone, per racimolare fondi, per aiutare in vari ambiti e trovare persone disponibili a farlo. Non si tratta, infatti, di mero assistenzialismo, ovvero di dare un tetto e un piatto, ma di accompagnare le persone verso la propria autonomia, insegnando loro la lingua o un mestiere, guidandoli alla ricerca di una occupazione, perseguendo con loro l’integrazione nella società. Ma l’associazione vuole anche svolgere una attività culturale in senso lato, promuovendo una coscienza civica e solidale, divulgando anche questi valori nelle scuole per arrivare alle generazioni più giovani».

L'intervista a Renzo Busato, presidente dell'Associazione 12ponti, rilasciata a La Tenda Tv.

A dare il “la” al movimento è stata la cosiddetta emergenza profughi. Ma 12ponti non si rivolge solo a loro: vuole infatti accogliere e sostenere famiglie e persone in difficoltà, materiale e psicologica, a prescindere da provenienza e nazionalità. Quindi anche nostri concittadini». Le modalità di intervento saranno quindi diverse caso per caso. «Studieremo ogni singola situazione, creando un progetto ad hoc per ciascuno. A patto che ci sia da parte dell’interessato la volontà di rendersi protagonista attivo di questo progetto. E questo lo verificheremo periodicamente ». L’associazione Formalmente costituita, l’associazione è governata da un direttivo, composto da sette persone: il presidente Renzo Busatto, i consiglieri Giampiero Moret, Laura Ceccarini, Claudia Ciot, Maria De Nadai, Danilo Tomè, Giancarlo Poser. In attesa di trovare una sede, la 12ponti è ospitata a Casa Fenderl, ma presto avrà un proprio indirizzo autonomo. Nel frattempo i dirigenti stanno impegnandosi nel tessere i rapporti con le varie entità, istituzioni ed associazioni cittadine che si occupano di questi temi.

«Non vogliamo sicuramente ergerci a paladini di chissà che, né insegnare niente a nessuno, ma semplicemente continuare a dare il nostro personale contributo in forma più organizzata e quindi razionale. Aperti alla collaborazione con tutti, fondamentale per raggiungere obiettivi. Siamo consapevoli che non si potrà rispondere a tutti, ma anche se dovessimo aiutare solo una persona, qualcosa di bene avremmo fatto». Agli aderenti all’associazione, che sarà rappresentata da una assemblea sovrana sulle linee operative, viene richiesto un impegno concreto, per quanto limitato e concordato, su uno dei mille versanti possibili, a seconda delle proprie possibilità, capacità, disponibilità anche di tempo. Chi non può impegnarsi, può comunque contribuire economicamente.

Alessandro Toffoli

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