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Ancora vittorie per l'Italia agroalimentare

Le esportazioni nel mondo crescono, ma la necessità di difenderle è sempre forte

Ancora vittorie per l'Italia agroalimentare

L’Italia agroalimentare vince sempre di più nel mondo, soprattutto oltre i confini europei. Merito dei nostri produttori. Traguardo che va difeso e portato sempre più in là. Cosa non semplice, ma possibile. Anche utilizzando al meglio le possibilità del web. Basta qualche numero per capire la portata del successo e, ovviamente, dei rischi che le nostre produzioni subiscono.

Stando alle ultime elaborazioni Coldiretti – svolte sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi al primo quadrimestre del 2019 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno -, le esportazioni dell’alimentare nazionale hanno fatto registrare il record storico con un balzo del 9,3% nei paesi extra Ue. Una novità in termini assoluti, ma non per quanto riguarda la tendenza. I risultati raggiunti, infatti, secondo gli osservatori sono il  consolidamento del successo dell’alimentare nazionale nel mondo con un 1 prodotto esportato su 3 che viene comprato sui mercati esteri fuori dall’Unione Europea. Si comprende ancora meglio il successo del nostro comparto agroalimentare, se si guarda poi a singoli settori. Assolatte, che raccoglie gli industriale lattiero-caseari, sempre in questi giorni ha parlato di una “straordinaria” prestazione delle esportazioni di formaggi italiani nei mercati interazionali. Il primo quadrimestre dell’anno ha infatti totalizzato vendite per un +8,4% in volume, per un valore complessivo che sfiora il miliardo di euro. Da segnalare in particolare i risultati ottenuti dal Pecorino Romano e dal Gorgonzola, con aumenti a doppia cifra. In questo caso, l’Europa continua ad essere, viene spiegato, “la nostra roccaforte”; ma “si assiste alla piena ripresa del mercato statunitense (+21%) dopo un 2018 problematico (-15%)”.

Ovvio che tutti i problemi e le difficoltà rimangono. Se da un lato i produttori hanno a che fare con una nuova domanda internazionale e globale, dall’altro le tensioni internazionali pesano (e non poco) sulle prospettive a medio-lungo periodo oltre che sulle scelte strategiche. Vale sempre un assunto generale: l’agricoltura è fra i comparti dell’economia più coinvolti dalle diatribe internazionali. Da questo punto di vista, si capisce bene perché a preoccupare i produttori sia sempre la “minaccia di dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump”. A Washington è stata scritta una lunga lista nera di prodotti a rischi-dazi nella quale i prodotti agroalimentari italiani hanno una parte importante. Si parla dei migliori nomi del nostro sistema agricolo e industriale come il Prosecco, il Parmigiano Reggiano, il Pecorino Romano, l’olio di oliva e molto altro. A livello più locale, gli esiti della Brexit sono ancora assolutamente incerti e gettano una ulteriore ombra di incognite su tutto il settore.

Ma allora che fare? Molto in effetti si sta già facendo, ma è evidente che non bisogna abbassare la guardia. Controlli e informazioni corretta vanno di pari passo. E’ in questo senso che il portale web e app mobile per la valorizzazione delle denominazioni DOP e IGP, appena presentato dal Ministero per le politiche agricole, costituisce un elemento in più di difesa del buon agroalimentare nostrano. Si tratta di 823 pagine, una per ogni denominazione, che nelle intenzioni del governo e dei promotori, costituiscono un enorme patrimonio informativo disponibile per i consumatori e i turisti.  Il sito dopigp.politicheagricole.it, sarà On line in italiano e in inglese dal 1 agosto e raccoglie tutti i prodotti a denominazione che caratterizzano ciascuna delle nostre regioni: 299 prodotti agroalimentari, 524 vini, con specifiche sulle caratteristiche, metodi di produzione e aree geografiche di nascita.

Certo, non basta un  altro sito internet, seppur ben fatto, per completare la valorizzazione dell’agroalimentare nazionale in giro per il mondo. Ma il segnale di attenzione è importante, così come lo è la possibilità data ai consumatori e ai turisti di saperne di più.

Andrea Zaghi

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