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BELLUNO-TREVISO: persi nelle due province quasi 2 miliardi di export

Treviso in flessione del -7,3% su base annua

BELLUNO-TREVISO: persi nelle due province quasi 2 miliardi di export

"È un drammatico bilancio quello offerto dai dati Istat relativi all’andamento delle esportazioni trevigiane e bellunesi nell’anno di Covid, qui elaborati dal nostro Centro Studi. Sommando le due province, abbiamo perso quasi 2 miliardi di export rispetto ai risultati del 2019. A livello regionale sono 5,3 i miliardi di export in meno rispetto all’anno scorso". Così commenta i nuovi dati Istati il presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza. Prosegue il presidente: "I settori più penalizzati sono, nel trevigiano, il sistema moda, e nel bellunese l’occhialeria. Il sistema moda lascia sul terreno minori vendite all’estero per quasi 400 milioni di euro rispetto al 2019 (-17,4%). L’occhialeria bellunese conosce una contrazione delle esportazioni del -27,5%, che corrisponde a minori vendite per quasi 800 milioni di euro. Ma il clima d’incertezza generato a livello globale dalla pandemia – spiega Pozza - non è favorevole neppure all’industria dei macchinari, nostra prima voce export da sempre nel trevigiano. Riusciamo comunque a vendere 2 miliardi di macchinari, in giro per il mondo, e di questi tempi è davvero un grande risultato, ma ci mancano all’appello quasi 350 milioni di export rispetto al 2019, per una flessione anche in questo caso pesante, del -14,8%. Più confortanti – sottolinea Pozza - i segnali che vengono dai settori legati al sistema casa: l’elettrodomestico riesce a mantenere in crescita la propria dinamica export, e l’industria del mobile, dopo la forte frenata durante il lockdown di primavera, riesce a riprendersi bene nella seconda parte dell’anno. Anche la carpenteria metallica fa uno straordinario balzo nella seconda parte dell’anno, chiudendo il 2020 con export in crescita del +6,8%. Si difende molto bene anche l’industria bellunese della gomma plastica, con un export in crescita del +5,3% sul 2019. È chiaro – conclude amaro il Presidente Pozza – che qui riceviamo tutta l’ondata d’urto della pandemia, non certo inattesa, ma che quando prende forma oggettiva in questi dati fa comprendere quanto profonde siano le ferite che dovremo curare nel nostro tessuto produttivo. Per fortuna, in controluce a questo bilancio negativo, non mancano segnali incoraggianti, come abbiamo visto: settori che comunque riescono ad agganciare la ripartenza della domanda internazionale, che fanno capire quanto questo sistema continui ad avere una solida competitività internazionale, pur nell’incertezza di una pandemia che non accenna a darci tregua finché i piani vaccinali non arriveranno alla copertura sperata. Dobbiamo però essere consapevoli – sottolinea il presidente - che in questa ripartenza della domanda internazionale il mondo sta girando a due velocità. Cina e sud-est asiatico stanno correndo più di noi, e hanno tutto l’interesse a favorire, nelle forniture, le loro aziende, piuttosto che farle arrivare a noi. Ciò ci sta creando degli svantaggi: sono diverse le aziende che mi segnalano difficoltà di approvvigionamento dalla Cina. E’ un tema di politica industriale da gestire a livello europeo, quello che in questi giorni sto ponendo in più occasioni: bisogna ridurre la nostra dipendenza economica dalla Cina e attuare un piano di rientro, possibilmente in Italia o almeno in Unione europea, di produzioni strategiche. È indispensabile, inoltre, attuare politiche per proteggere le aziende dagli elevati costi delle materie prime, di cui la Cina ha fatto incetta e che non lascia scelta alle nostre imprese che si vedono costrette ad acquistare a prezzi imposti, per continuare le proprie produzioni portandole però ad essere fuori mercato  e non  più competitive rispetto alle aziende concorrenti. Mi auguro infine che il Governo impieghi attivamente tutta la rete delle Camere di Commercio Italiane all’estero, assieme all’ICE,  alle Ambasciate e ai Consolati, per incrementare la penetrazione nei mercati internazionali e favorire l’export delle nostre imprese".

Le esportazioni venete

Nel 2020 le esportazioni italiane hanno registrato una contrazione pari al -9,7% rispetto ai livelli del 2019: risultato di un primo semestre marcatamente negativo (-16,2%), condizionato dal lockdown di primavera, e di una seconda metà d’anno caratterizzata da un progressivo ma parziale recupero del terreno perso (-3,3% la variazione tendenziale nel secondo semestre, che si assottiglia al -1,8% se si considera la variazione tendenziale nell’ultimo trimestre).

La contrazione dell’export regionale, pari al -8,2%, è leggermente inferiore alla media nazionale, determinata anche per il Veneto dal recupero avvenuto nel secondo semestre 2020 (-1,2%), di contro alla flessione a due cifre (-15,2%) registrata nel primo.

Dando uno sguardo alle singole province venete si evidenziano Treviso e Verona per contrazioni annuali inferiori rispetto alla media regionale (rispettivamente: -7,3% e -4,2%) mentre Padova, Vicenza e Venezia accusano variazioni più sostenute rispetto al dato medio. Le due province venete più piccole estremizzano i risultati: a Belluno la caduta dell’export è pari al -21,8%, condizionata dall’occhialeria, mentre a Rovigo si registra una crescita del +29,5%, per effetto del buon andamento delle vendite di prodotti chimico-farmaceutici.

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