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CHIESA: Pubblicato il Rapporto-Ruini sul fenomeno Medjugorje

Consegnato a papa Francesco nel 2014, solo ora - grazie ad un volume del giornalista Saverio Gaeta - è stato reso pubblico

CHIESA: Pubblicato il Rapporto-Ruini sul fenomeno Medjugorje

Recentemente è uscito il volume a cura di Saverio Gaeta, Dossier Medjugorje, San Paolo, Cinisello Balsamo 2020, pag. 174. Il libro porta alla conoscenza del vasto pubblico il famoso Rapporto-Ruini sul fenomeno Medjugorje. Ne diamo qui una breve presentazione, insieme ad alcune rapsodiche considerazioni. 

Quattro anni di lavoro

Finalmente è stata pubblicata la relazione finale della Commissione d’inchiesta della Santa Sede sull’autenticità delle apparizioni di Medjugorje. Presieduta dal card. Ruini e composta di 13 membri più 4 esperti, la Commissione ha lavorato dal 2010, anno della sua istituzione per volontà di papa Benedetto XVI, sino al 2014, quando le conclusioni sul fenomeno Medjugorje furono consegnate a papa Francesco. L’attuale Pontefice in due occasioni ha fatto cenno in pubblico alla suddetta relazione: precisamente nel 2015, nel viaggio di ritorno da Sarajevo, e poi nel 2017, tornando da Fatima: I due interventi del Papa – con delle parole che crearono allora un certo scalpore – sono stati riportati da Gaeta nell’Introduzione. Ora il testo del Rapporto-Ruini, così lo chiama il Papa, è a disposizione di tutti, insieme ad una introduzione e ad un commento del noto giornalista Saverio Gaeta (“Dossier Medjugorje”, Edizioni San Paolo, 2020). Il volume si apre con una Introduzione di Gaeta (p. 5-17) e successivamente viene pubblicato il testo della relazione finale, mentre il commento di Gaeta è posto alla fine di ogni sezione della relazione (p. 19-139). Il volume si chiude con due appendici: la prima è ad opera sempre del Gaeta (Sintesi storia degli eventi di Medjugorje: p. 143-156), mentre la seconda è costituita dal prezioso documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, che è stato il punto di riferimento del lavoro della Commissione, vale a dire le “Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni” (p. 157-169). L’intervento del Gaeta è riconoscibile anche all’interno della relazione con delle note redazioni, opportunamente indicate. 

La struttura

Questa è la struttura della relazione della Commissione. Nelle Considerazioni introduttive, si esplicitano la costituzione (vale a dire i membri), il metodo di lavoro e i criteri seguiti dalla Commissione, tra i quali spicca il riferimento al documento della CDF: Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni. Nella prima parte viene affrontata la Questione della soprannaturalità del fenomeno, distinguendo gli “inizi” (le prime sette “presunte” apparizioni) dalla “storia successiva del fenomeno” (tutte le altre: oltre 50 mila!).

Nella seconda parte, vengono individuati dei Suggerimenti per la gestione pratica del fenomeno: si propongono alcune modifiche della linea seguita fino ad ora alla luce dei “frutti” spirituali che si vedono a Medjugorje (una effettiva “svolta”); ci si interroga su quale autorità ecclesiastica debba coordinare e vigilare sulle attività di Medjugorje, propendendo per un’autorità vaticana (non diocesana), mentre rimane abbastanza aperto il fatto se debba diventare un santuario pontificio (come Loreto, ad esempio); si propongono alcune importanti indicazioni per i veggenti e per la gestione futura dei pellegrini e dei gruppi di preghiera legati a Medjugorje (la Commissione suggerisce che ogni diocesi, dove ci sono cotali gruppi, individui un sacerdote che li segua). 

Alcune rapsodiche considerazioni

- Scorrendo le pagine della relazione, la prima impressione che si ha è che si tratta di un lavoro attento ed equilibrato, che affronta un tema complesso e delicato sul quale si erano espresse precedentemente in termini non univoci tre commissioni: due erette dalla diocesi di Mostar, nel 1981 e nel 1984, piuttosto critiche nei confronti del fenomeno; una indetta dalla conferenza episcopale jugoslava nel 1990, che – prima che scoppiasse la guerra nella ex-Jugoslavia, si era pronunciata per il non constat de supernaturalitate.

- Il dato che ha fatto più scalpore e che emerge dal Rapporto-Ruini è che le prime sette apparizioni sono state giudicate dalla maggioranza dei votanti della commissione di origine soprannaturale (constat de supernaturalitate): 13 voti a favore e uno contrario, mentre un votante ha chiesto ulteriori approfondimenti.

- Alcuni effetti della relazione sono già visibili. Il parere della Commissione, sia ben chiaro, non è ultimativo né vincolante: dovrà essere sottoposto al parere della Congregazione della Fede e, alla fine, alla decisione del Pontefice. Tuttavia, è certamente un documento autorevole che non può essere affatto ignorato. Basti pensare, ad esempio, che due indicazioni che la relazione finale suggerisce nella prospettiva di una cura pastorale più attenta ai fedeli, che vengono da tutte le parti del mondo a Medjugorje, sono già state già messe in atto. Mi riferisco alla rimozione del divieto di pellegrinaggi con la partecipazione di sacerdoti (ora possono essere organizzati anche dalle parrocchie) ed alla nomina di mons. Hoser quale visitatore apostolico a Medjugorje in stretto contatto con il Papa. Resta aperta ancora, invece, la questione del riconoscimento del santuario come di diritto pontificio. La relazione, pertanto, invita complessivamente ad una valutazione positiva sia degli “inizi”, vale a dire le prime sette “presunte” apparizioni, considerate come credibili, sia degli “effetti”, vale a dire del vasto fenomeno di fede e di pellegrinaggi che ne è conseguito e che è tuttora in atto.

- Tuttavia ci sono anche delle considerazioni critiche, che il rapporto-Ruini esplicita. Ad esempio, per quanto riguarda le “presunte” apparizioni successive alle prime sette (siamo sull’ordine delle 50 mila!) la Commissione – senza entrare nel merito della loro origine soprannaturale – avanza l’ipotesi di una forma di “degradazione” o “rarefazione” del fenomeno originario. Ciò non mette in dubbio la buona fede dei veggenti (ad eccezione di uno, vale a dire Ivan Dragicevic, per il quale la Commissione ha parole severe) che, tuttavia, da un certo momento in poi possono essere stati condizionati da molteplici fattori sia esterni sia interni: la loro cultura, la loro esperienza religiosa precedente, le aspettative esterne...

- La Commissione avanza soprattutto delle importanti riserve nei confronti di alcuni contenuti delle apparizioni successive alle prime sette e precisamente quanto riguarda i cosiddetti “10 segreti”, il “grande segno”, la “vita di Maria”…

- Un’altra considerazione – a mio avviso alquanto problematica – è il fatto che nessuno dei veggenti, in tutti questi anni, ha mai sentito il bisogno di avere un padre spirituale o un riferimento preciso che lo accompagnasse dal punto di vista teologico e spirituale: la Commissione, pertanto, evidenzia questa carenza e chiede che si mettano in atto misure per colmarla.

- Per comprendere adeguatamente il significato e la portata della relazione è opportuno leggerla integralmente e ad essa pertanto rinvio. In ogni caso, essa rappresenta una chiara “svolta” nel modo di accostare il fenomeno Medjugorje, certamente più positivo rispetto ad un recente passato.

Allo stesso tempo, però, essa avanza osservazioni critiche ed indicazioni rigorose che non possono essere ignorate da chi desidera veramente il bene dei fedeli che vedono nella Regina della Pace un riferimento prezioso nel proprio cammino spirituale. Mi riferisco a quanti contribuiscono alla spettacolarizzazione delle apparizioni successive alle prime sette: anche in questo caso, la Commissione dà indicazioni precise per evitarne l’enfatizzazione e chiede, ad esempio, che la trascrizione dei “presunti” messaggi sia fatta coinvolgendo persone competenti. Si noti, infine, anche la circospezione con cui la Commissione parla sempre di “presunte” apparizioni e di “presunti” veggenti: come a dire che la cautela deve essere massima in questo tipo di fenomeni.

Alessio Magoga

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