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CISL: preoccupazione per il rinvio della riforma previdenziale

Il sistema rischia il collasso

CISL: preoccupazione per il rinvio della riforma previdenziale

«Quel che preoccupa noi della Fnp è che si dia ormai per certo che la riforma previdenziale slitti a dopo l’estate, perché non ci sono soldi. Riforma del lavoro, riforma fiscale e riforma previdenziale devono proseguire parallelamente». Così Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto, che aggiunge: «Spostare il ragionamento sul futuro della previdenza italiana così in avanti significa avere ancora una volta un atteggiamento miope. Sembra che i punti nodali per il Governo siano solo quali quote stabilire per il 2024 e come gestire il prossimo tasso di rivalutazione, cose che si affrontano – appunto – in autunno».

L’opinione del sindacato dei pensionati Cisl è nota: i pensionati di oggi devono avere certezze sulla tenuta del potete d’acquisto dei loro assegni, e ciò si ottiene con un meccanismo di perequazione certa senza tagli. I pensionandi non devono stare ogni anno appesi alla legge di Bilancio per vedere se alcune soluzioni anticipate siano confermate o modificate (si pensi allo scempio fatto su Opzione Donna), o valutare se l’ennesima soluzione tampone “anti-Fornero” possa andar bene. Chi è nel pieno della vita lavorativa o chi si sta affacciando al mondo del lavoro, sia esso dipendente o autonomo, deve avere dei riferimenti certi per orientarsi sul futuro previdenziale. «Il nostro patronato Inas ha calcolato che nel 2023 ci sono 57 modi diversi di andare in pensione: è ammissibile avere un sistema così arzigogolato?», chiede Cupani.

«Parlare di contributi e di previdenza integrativa non deve essere un tabù - aggiunge la segretaria generale - soprattutto perché tra dieci anni cominceranno ad andare in pensione i lavoratori con regime interamente contributivo: con i salari che abbiamo visto in questi anni, i futuri pensionati saranno ancora più poveri degli attuali». Oggi, infatti, il 51% dei pensionati veneti (658mila) percepisce fino a 1.500 euro lordi al mese, il 72% (930mila) arriva a 2.000. Inoltre, «riorganizzare la flessibilità in uscita con meccanismi certi riconosce il principio che non tutti i lavori sono uguali, e dà finalmente dignità a tutte quelle tipologie di lavoro alle quali ci si affaccia anche da molto giovani: il nostro Veneto è pieno di lavoratori precoci».

Il nostro è un sistema pensionistico solidaristico: i lavoratori di oggi sostengono chi non lavora, cioè i giovani e gli anziani. È il patto intergenerazionale, che non deve saltare. «Siamo stati fra i primi nei mesi scorsi, prima delle elezioni, a lanciare l’allarme che oggi il sistema previdenziale è in equilibrio, ma siamo alla vigilia del suo collasso», conclude Cupani. «Lo ribadiamo: servono politiche per la Sabato 20 maggio alle 20.30 nella sala conferenze della parrocchia di Madonna delle Grazie incontro sulla Conegliano ebraica con Laura Pasin e Chiara Dall’Armellina. Organizza la parrocchia.natalità, per l'occupazione delle donne e dei giovani e per una gestione mirata dei flussi migratori, e politiche per la crescita». Solo nel nostro Veneto, ci sono oltre 400mila lavoratori inespressi: 200mila sono le lavoratrici “in più” se il tasso di occupazione femminile (ora del 57,7%) fosse uguale a quello maschile (73,5%), mentre 203mila è la stima che la Cgia di Mestre ha fatto del lavoro sommerso.

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