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CODOGNÈ: don Battista, bell'esempio di fraternità

Così il vescovo Corrado nell'omelia del funerale

CODOGNÈ: don Battista, bell'esempio di fraternità

Nel pomeriggio di mercoledì 9 ottobre il vescovo Corrado Pizziolo ha presieduto nella chiesa storica di Codognè la liturgia eucaristica di commiato a don Battista Barbaresco, mancato a 86 anni. Ecco alcuni passaggi dell'omelia.

"Abbiamo ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo Abbà, Padre".Il versetto al Vvngelo ci offre la chiave di lettura del brano evangelico di Luca che abbiamo appena ascoltato. (...) Pensando alla vita e alla vicenda sacerdotale di don Battista mi è venuto di pensare che questo Spirito che rende figli adottivi e che quindi permette di chiamare Dio con la confidenza di un figlio: papà…. ma soprattutto consente di vivere da figlio, con una fiducia continua e perseverante nel proprio Padre… Questo spirito don Battista non solo l’aveva ricevuto, ma da esso davvero si lasciava illuminare e guidare in tutta la sua vita. Non si spiegherebbe in altro modo se non per questa profonda intensa esperienza filiale, la sua fede così profonda e serena. La fede e, aggiungo, la speranza di Don battista erano tutt’altro che ingenue, e tuttavia illuminavano di serenità, di fiducia, di gioia interiore tutta la sua vita. Come bimbo svezzato in braccio a sua madre così io mi affido a te, o Padre. Potremmo davvero applicare a don Battista queste parole di un salmo. Mi ha sempre colpito, anche nei momenti di maggior prova durante questi anni, la sua serenità interiore e l’abbandono con cui si affidava all’amore fedele e misericordioso di Dio Padre. Quando andavi a trovare don Battista, te ne ritornavi sempre con un sentimento di gioia nel cuore. Ma proprio dalla sua esperienza spirituale di figlio, proveniva anche la sua capacità di essere fratello e padre. Proprio perché figlio anche fratello. Proprio perché figlio anche padre. Tutti coloro che ho sentito in questi giorni mi hanno parlato di una straordinaria dimensione di fraternità e di paternità che caratterizzavano le relazioni sacerdotali di d. Battista. Dall’esperienza di generosa e delicata ospitalità che egli offrì nella sua canonica di Sarone ai seminaristi che vissero un’esperienza di lavoro in fabbrica, ai tanti anni in cui guidò i pellegrinaggi dell’Unitalsi a Lourdes, mostrando una straordinaria sensibilità verso gli ammalati e i sofferenti. Dalle relazioni buone con tutti i confratelli sacerdoti che trovavano in lui un cuore accogliente e comprensivo, buono e costruttivo, alla fraternità vissuta in questi anni sia in Casa del clero a Vittorio Veneto sia a Santa Lucia dove pur afflitto da un grave problema l’udito, sapeva distribuire gioiosa fraternità e compagnia. (...) Caro don Battista ti affidiamo al Signore. Lo facciamo mettendoti nelle mani della beata Vergine Maria, di cui sei stato profondamente devoto e affezionato".

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