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CONEGLIANO: Ivana Abiti, maestra del gusto di leggere

Per il suo impegno per la promozione della cultura è stata insignita del Civilitas

CONEGLIANO: Ivana Abiti, maestra del gusto di leggere

“Alice nel paese delle meraviglie” è stato il suo primo libro da bambina, un cartonato avuto a lungo per le mani durante una malattia, non ancora alle elementari. Oggi, insegnante in pensione, conserva il fervore creativo del noto personaggio di Dodgson. Stiamo parlando di Ivana Abiti, coneglianese, casa in collina, larghe vedute. Le è stato assegnato il premio Civilitas proprio per le idee e le iniziative attuate per incentivare il gusto della lettura fin da piccoli, del libro compulsato e quindi agito, del brano ascoltato da viva voce, quasi recitato, dell’incontro con l’autore. E per altro ancora. «Il Civilitas – mette in chiaro Ivana Abiti – mi è stato consegnato perché, per così dire, ci metto la faccia in alcuni momenti pubblici. Ma non sono sola. Tutto va avanti di concerto tra istituzioni, A“ associazioni, partner. E tantissimi insegnanti». Quindi, una rete tra Comuni, associazione Altrestorie, Progetto Giovani Conegliano, centro diurno “Punto a capo”. Ancora: scuole, biblioteche, librerie, Insieme si può, Ulss 2 Marca Trevigiana. Banca Prealpi non fa mai mancare il suo supporto. È ad un tavolo interistituzionale che si fanno i programmi. La maestra Abiti tanto vuol sottolineare il lavoro di gruppo come cifra del successo dei progetti che – scherzando, ma non troppo – verrebbe voglia di proporle l’impegno in politica, dato che il deficit di lavoro di squadra contraddistingue, ahimè, i nostri governanti. E tanta parte della nostra Italia. Da dove partiamo per capire il suo impegno di vita? «Già negli anni Ottanta del secolo scorso al 2º e 3º circolo di Conegliano lavoravamo per la sperimentazione e la comprensione della lettura. Si costruivano libri con i bambini anche con l’aiuto di illustratori, con supporti delle bibliotechine. Nel 2000 abbiamo predisposto una mostra a palazzo Sarcinelli alla quale è intervenuto l’assessore Loris Balliana. Da lì è nata l’idea di costruire un progetto sulla lettura per Conegliano». Il progetto si è allargato e sempre più articolato. Nel riquadro a fianco, una sintesi delle iniziative attuali. Ma signora Abiti, perché leggere? «I libri ci avvicinano. I lettori riescono a conseguire visioni più lar ghe e complesse del mondo. Hanno maggiori possibilità di accedere al bello. Un lettore forte può anche essere oppresso da tristezza. Ma nel momento in cui si immerge nella lettura, fa uno stacco che gli consente di vedere strade nuove e la vita sotto altra luce». La lettura è anche in certo qual modo terapeutica. Ma oggi la gente legge? «Legge chi è abituato a farlo fin da piccolo. Cioè chi è abituato alle operazioni linguistiche meno facili. Dobbiamo allenare a questo sforzo. I testi sono pieni di ricchezza. Anche se rileggiamo un brano ben conosciuto riusciamo a trovarvi nuovi significati, nuovi stimoli. Ma è anche vero che non tutti i miei scolari hanno amato passare del tempo con i libri. Ed è giusto che ad ognuno si garantisca la libertà di seguire le inclinazioni, il proprio percorso emotivo». Dalla lettura alla scrittura. Come la mettiamo con la caduta dell’italiano che si riscontra persino all’università? «Gli errori, la sciatteria nello scrivere rimandano a mio avviso a una componente di superficialità più generale. La trascuratezza è correlata alla fretta che contraddistingue il nostro tempo». E la tecnologia? «Non credo che i diversi mezzi di comunicazione e di informazione siano necessariamente antagonisti: la tecnologia ci offre possibilità diverse per differenti bisogni; sta a noi scegliere di volta in volta quale meglio si adatti allo scopo che ci proponiamo». Per Ivana Abiti c’è possibilità di positiva coesistenza tra libro e computer. E la televisione? Non porta via tutto il tempo alla lettura? «La televisione gioca le sue chances sull’immagine che tende a persuadere subito, mentre la parola chiede di pensare, è più fredda, più razionale». Ci sarà un futuro per la lettura? «Ogni previsione è azzardata. Chi l’avrebbe detto vent’anni fa che si sarebbe vissuti con il computer nel telefono? Penso però che avremo sempre bisogno di rappresentazioni, di immagini, di comunicare, di dislocarci con la mente in idee nuove o in altre parti del mondo. Di ponti culturali. Dalla lettura arriva un aiuto grande».

Barty Stefan

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