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COVID 19. Becchetti: "Nella Ue serve una rapida solidarietà"

L'economista Leonardo Becchetti:"L'economia civile ha tutte le ricette per affrontare le sfide globali. Più che debito pubblico ora per l'Europa servono i Coronavirusbond e più solidarietà"

COVID 19. Becchetti: "Nella Ue serve una rapida solidarietà"

Ci sono volute ieri, 26 gennaio, sei ore di accese discussioni in teleconferenza per arrivare ad una soluzione di compromesso, cioè un rinvio.

Il documento, approvato da tutti i 27, non menziona il contestato Mes (Meccanismo europeo di stabilità) e prevede che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, presentino entro due settimane proposte di lungo periodo.

Il nostro governo – unitamente a Spagna, Francia e ad altri sei capi di governo – ha attaccato senza mezzi termini le posizioni attendiste di alcuni Paesi del Nord, con la Germania in prima fila nel voler negare aperture. La domanda che l’Italia ha posto al centro della discussione ha riguardato la necessità di nuovi strumenti e modalità di azione:  "Come si può pensare che siano adeguati a questo shock simmetrico strumenti elaborati in passato, costruiti per intervenire in caso di shock asimmetrici e tensioni finanziarie riguardanti singoli Paesi?".  

Ieri si sarebbe dovuto tenere anche “Economy of Francesco” il grande appuntamento previsto ad Assisi tra economisti, imprenditori, giovani, esponenti della Chiesa per discutere di un approccio più sostenibile alla finanza e all’economia.  L’incontro poi è stato annullato per il Coronavirus e rimandato a novembre.

Abbiamo colto così l’occasione per porre tre domande all’economista Leonardo Becchetti, tra i relatori di Assisi e membro delle Comunità di Vita Cristiana (CVX).

Nel Consiglio europeo, che avrebbe dovuto decretare una nuova fase della UE con l’apertura all’ingresso di Albania e Macedonia del Nord, si è creata così una marcata spaccatura tra Italia-Spagna e l’Unione europea sulla gestione della crisi e una fumata nera sui Coronavirusbond, sollecitati dalle colonne del Financial Times anche dall’ex presidente della BCE Mario Draghi. Il documento finale nei fatti determina un rinvio nelle scelte invece che ad una immediata operatività dinanzi alla drammatica pandemia in corso.

Becchetti potrebbe spiegarci cosa sta succedendo in Europa?

La drammatica pandemia del Coronavirus è uno choc temporaneo (speriamo non troppo lungo), simmetrico (le curve non sincrone del contagio nei Paesi europei sono praticamente sovrapponibili) e non dipendente dalla negligenza nella condotta delle politiche economiche dei singoli Paesi.

Dopo gaffe e sbandamenti iniziali, l’Unione Europea ha fatto passi avanti importanti: libertà di usare tutta la flessibilità fiscale che serve e un forte potenziamento degli interventi della Bce che si è impegnata a interventi potenzialmente illimitati di acquisto di titoli pubblici degli Stati membri sul mercato secondario (Quantitative Easing), ha messo a disposizione delle banche linee di credito a tassi negativi, ammorbidito in questa fase le regole di accantonamento di riserve sui prestiti non recuperabili, creato fondi di garanzia per piccole e medie imprese. Ora però l’Asse del Nord tra Olanda e Finlandia dal quale la Germania non riesce a staccarsi, paralizza l’azione dell’Unione. E questo è davvero grave.

Le euromisure già varate però non bastano per affrontare la crisi, soprattutto per l’Italia.

Va comunque detto che un Paese ad alto debito come l’Italia pagherà in futuro la flessibilità di bilancio e l’extra deficit con una crescita del già elevato rapporto tra debito e Pil e quindi con una spesa da interessi più elevata.

 

La pandemia globale in corso e il tracollo dell’economia di queste settimane (aziende ferme, crolli delle borse, riduzioni nelle commesse) rischia di creare una moltitudine di nuovi poveri in Europa. Quali strade possibili?

L’approccio più corretto sarebbe quello di evitare che lo choc del coronavirus aumenti i debiti nazionali. Ci sono da questo punto di vista tre alternative: una è l’elicopter drop of money, soldi che la Banca centrale mette direttamente sul conto di cittadini e imprese; poi c'è l’acquisto di titoli da parte della Banca centrale dell’extradebito prodotto dalla crisi; e infine la possibilità dell'emissione di Coronavirusbond da parte dell’Unione Europea.

 

Quale messaggio sarebbe arrivato dall’appuntamento “Economy of Francesco” che si doveva tenere ad Assisi proprio in questi giorni per discutere di un approccio più sostenibile alla finanza e all’economia?

È in periodi straordinari che maturano le grandi scelte. La crisi del Covid-19 è straordinariamente grave e deve farci fare il passo in avanti decisivo per la condivisione tra Paesi membri di rischi che, anche quando colpiscono in modo diverso singoli Stati, comunque ci trovano tutti vulnerabili e interdipendenti. Se il passo non ci sarà per miopi calcoli e scriteriati sgambetti, il problema non sarà di alcuni Stati ma di tutti. Se l’Unione europea non sarà essere solidale, verrà svuotata nei suoi principi costitutivi.

Il pensiero di Papa Francesco in questi ultimi tempi può essere veramente una dottrina, un corpus organico che può darci le dritte per costruire il mondo post Coronavirus di cui abbiamo bisogno.

Enrico Vendrame

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