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DENATALITÀ: c'entra l'egoismo?

Riflessione di Gino Soldera

DENATALITÀ: c'entra l'egoismo?

Da qualche decennio siamo al capezzale di un ammalato di cui ancora non abbiamo compreso la portata e la gravità della malattia, perché ritenuta ancora acuta e reversibile, mentre sta portando il Paese verso un inesorabile declino. In questi giorni l’Istat ha pubblicato un nuovo bollettino medico che segnala che nel 2019 i nuovi nati in Italia sono stati 420.170, con una diminuzione del 4,5%: oltre 19.000 bambini in meno rispetto al 2018. Questo è il settimo record negativo consecutivo e rappresenta un nuovo minimo negli oltre 150 anni di Unità Nazionale. Va ricordato che la crisi economica del 2008, affiancata da alcune trasformazioni strutturali della popolazione in età feconda, ha impresso una significativa spinta negativa alla natalità. Fino ad ora nella ricerca delle cause della denatalità, pur riconoscendo, data la complessità, la presenza di più fattori, si è seguita la via esteriore di natura socio-economica, anche perché di facile rilevazione. Si è invece trascurata la via interiore, quella legata alla persona e ai fattori psico-esistenziali implicati. Per cui, a fronte di un elevato desiderio di paternità e maternità non agito, si è pensato di risolvere la questione attivando politiche orientate ad incentivare gli aiuti economici, il lavoro e i servizi.
Nei Paesi dove sono state adottate queste misure, come la Francia e i Paesi scandinavi, si sono ottenuti dei buoni risultati, perché il quadro generale non era particolarmente compromesso. La stessa sorte non si è avuta invece in quei contesti, come qui da noi, ad eccezione della provincia di Bolzano, dove i tentativi messi in atto non hanno portato i risultati sperati.
La conferma di questo si è avuta lo scorso anno a seguito di una ricerca condotta dall’Istat, in tutte le provincie d’Italia, sugli effetti della recente crisi economica, dove non è emersa nessuna correlazione significativa tra la ricchezza, il lavoro, i servizi presenti nel territorio e l’aumento o la diminuzione della natalità. Questi dati aiutano a comprendere l’urgenza di rivedere le politiche fin qui adottate in materia demografica, che non hanno dato i risultati sperati, e questo sostituendo l’approccio socio-economico con quello umanistico-esistenziale: l’unico in grado di agire in profondità e di aggredire il problema della denatalità fin dalle sue radici. È auspicabile invertire la rotta e porre al centro, senza tentennamenti, l’essere umano consentendogli in questo modo di ridiventare protagonista della propria esistenza, avendo ben chiara davanti a sé la necessità di perseguire il bene comune, perché primario e inclusivo del bene individuale.
Al momento non è stato ancora compreso, come sottolinea De Rita, presidente del Censis, in una recente intervista, che sono proprio i desideri egoistici dei ragazzi, delle ragazze e delle coppie, uniti alla scarsa fiducia in sé e negli altri, a soffocare e rendere sterile il naturale e latente desiderio generativo. Al contrario, se questi desideri egoistici, fondati sull’avere, fossero adeguatamente contenuti e regolati permetterebbero loro di essere riconoscenti per quanto hanno ricevuto di più prezioso, e consentirebbero loro di ritrovare e di dare un senso e una prospettiva alla loro esistenza e a quella della società. Per arrivare a questo è indispensabile andare al di là dei facili moralismi e ripensare, rispetto a quanto fatto fino ad oggi, alla formazione dei genitori e all’educazione delle nuove generazioni, fin dalla vita prenatale.
Si tratta di aiutare l’essere umano ad avvicinarsi a se stesso, a conoscere e a gestire passo dopo passo limiti e possibilità, a concorrere alla realizzazione del proprio progetto di vita e di quello della propria famiglia. Tutto questo trova la sua massima espressione proprio nella figura del bambino, il quale rappresenta ciò che di più elevato può essere concepito in questo mondo. In lui sono condensate tutte le possibili ricchezze umane, con le sue risorse e potenzialità, le sole che possono rendere luminoso il futuro dell’umanità.
Gino Soldera
Presidente Anpep (Associazione Nazionale di Psicologia e di Educazione Prenatale)

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