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DIOCESI: messaggio del Vescovo per la Quaresima

"Non stanchiamoci di fare il bene"

DIOCESI: messaggio del Vescovo per la Quaresima

Per la Quaresima iniziata ieri, mercoledì delle Ceneri, il vescovo Corrado ha scritto una lettera alla diocesi. Ecco il testo integrale.

Cari fratelli e sorelle,

desidero raggiungervi con questa lettera all’inizio del tempo sacro della Quaresima.

Leggendo e meditando il messaggio che Papa Francesco ha inviato per questo importante tempo liturgico, mi è sembrato bello riprendere alcune intuizioni che egli ci consegna per aiutarci a vivere nel modo più giusto e proficuo il tempo della Quaresima.

Mi ha molto colpito il versetto biblico da cui Papa Francesco prende lo spunto per il suo messaggio:

Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti” (Gal 6,9-10). 

“FARE IL BENE”

Mi ha colpito anzitutto perché si tratta di un passaggio della lettera di San Paolo ai Galati, una lettera nella quale l’apostolo contesta duramente la posizione di coloro che pretendono di salvarsi con le proprie opere… con il proprio “fare”. Troviamo invece, in questi versetti, una forte sottolineatura dell’importanza di “fare il bene”, di continuare a farlo senza cedere alla tentazione di stancarsi.

Nasce quasi spontaneamente una domanda: ma qui San Paolo non è in contraddizione con sé stesso?

In realtà no. Egli certamente mette al primo posto e a fondamento di tutta la vita cristiana la fede, cioè la confidenza totale nell’amore misericordioso e gratuito di Dio e non nelle proprie risorse. E tuttavia precisa - proprio nella stessa lettera ai Galati - che la fede non è un semplice sentimento o soltanto una buona intenzione: la fede, se vuol essere autentica, deve generare opere concrete di carità: “In Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6).

E già questo rappresenta un messaggio molto importante per vivere bene la Quaresima: la profonda unione tra fede e carità. Un’unione da mantenere sempre con grande vigilanza e con un cammino di continua conversione. 

Ma il testo paolino mi ha colpito anche per la assonanza delle parole che contiene con quelle che due anni fa, all’inizio della pandemia e durante il primo lockdown, riempivano i davanzali di tante case: “Andrà tutto bene!”. Si trattava certamente di un auspicio, di un desiderio; forse anche di una scaramanzia. In realtà, come ben sappiamo, non è andato proprio tutto bene. Anzi.

Nelle sue parole Paolo non ci comunica un messaggio di questo tipo, solo apparentemente rassicurante. Ci invita tuttavia a non perdere fiducia e coraggio nei confronti del “bene”: “Non stanchiamoci di fare il bene!“

Ma cos’è il “bene”?

Il “bene“ è certamente un dono, una grazia che il Signore ci offre continuamente, a partire dal dono della vita.

E tuttavia il “bene“ non è mai una realtà che va totalmente da sé, a prescindere dalla nostra libertà, come sembra che possa avvenire nell’espressione “andrà tutto bene”.

Per sperimentarlo realmente, occorre che il “bene” noi lo vogliamo; non solo a parole, ma con i fatti concreti. Occorre, in altre parole, che noi lo “facciamo”.

Concretamente, “fare il bene” vuol dire anzitutto accogliere come un dono le cose buone che ci vengono date (dal Padre, per noi cristiani) e renderne grazie. E contemporaneamente significa non tenerlo gelosamente per noi, ma imparare a farne dono, a condividerlo con gli altri.

Rendere grazie e condividere con gli altri il “bene” che ci è stato donato e il “bene” (cioè le cose buone) che possiamo fare: ecco che cosa significa “fare il bene“. 

NON STANCARCI DI FARE IL BENE

Nelle parole di San Paolo appare, poi, con grande chiarezza, quel rischio che tutti ben conosciamo: il rischio di “stancarci di fare il bene”. Stancarci perché “fare il bene” ci sembra inutile, tempo perso (“Ci vuole ben altro!“); oppure perché costa fatica e l’entusiasmo non ci sostiene più (“Non ho più voglia!“); o perché nascono inevitabili confronti (“Sempre a me tocca!“).

Non è difficile accorgersi che oggi c’è, in giro, parecchia stanchezza. Essa proviene da varie direzioni: da una cultura complessa ed estremamente diversificata che ci disorienta e suscita smarrimento; dai condizionamenti dovuti alla pandemia e alle sue conseguenze; dalle incertezze legate all’andamento della vita sociale e economica rese più accentuate dall’improvviso e sorprendente rincaro del costo dell’energia, dalla ripresa dell’inflazione e, proprio in questi ultimi giorni, dal tragico scoppio degli eventi bellici in Ucraina.

Stanchezza ne respiriamo anche nelle nostre comunità cristiane, sia come preti che come laici. Ce ne accorgiamo in modo particolare in questo frangente in cui stiamo impegnandoci a rinnovare gli organismi di partecipazione ecclesiali.

Nello stesso tempo il desiderio del “bene” e di “fare il bene” è tutt’altro che scomparso dal cuore e dalla vita delle persone. A volte anche con vera sorpresa, mi capita con una certa frequenza di incontrare questo desiderio, forte e genuino, parlando con persone di varia provenienza sociale e culturale. Personalmente lo ritengo un seme molto importante di fiducia e di speranza, in questo momento in cui a livello internazionale la pace è gravemente in pericolo e, pure nel nostro territorio, cresce l’aggressività, anche giovanile.

Ebbene, la Quaresima è il tempo propizio in cui il Signore ci viene incontro per aiutarci a far germogliare questo seme. È tempo favorevole per riprendere volontà, coraggio e forza per continuare a fare il bene, senza stancarsi

FARE BENE IL BENE

Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima di quest’anno ci indica tre direzioni che, penso, possono essere feconde anche per noi:

  • non stancarsi di pregare, cioè di rendere grazie per i bene ricevuto e di domandare con fiducia l’aiuto del Padre;
  • non stancarsi di estirpare il male dalla nostra vita, specialmente il male della rassegnazione e della perdita di fiducia e di speranza;
  • non stancarsi di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo

Trovano qui spazio - oltre alle tradizionali pratiche quaresimali legate alla preghiera, al digiuno e all’elemosina - tutte quelle “opere di misericordia” che la tradizione ci consegna certamente per tutto il tempo dell’anno, ma in particolar modo e con maggior convinzione e determinatezza per il periodo sacro della Quaresima. In esso dobbiamo ritrovare motivazioni e proposito interiore di fare quel bene che il Signore ci domanda… e per farlo bene.

Ma penso che possiamo applicare l’impegno a “non stancarci di fare il bene” anche a quel “Camminare insieme, ognuno con il suo dono” che ci siamo dati come programma di questo e dei prossimi anni, accogliendo l’invito del Papa a coinvolgerci nella preparazione del XVI Sinodo dei Vescovi e, contemporaneamente, di avviare un Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Per la nostra diocesi questo impegno coincide in questo tempo anche con l’importate e delicato momento del rinnovo degli organismi di partecipazione ai vari livelli della nostra vita ecclesiale. Potremmo allora così formulare questa ulteriore direzione del tempo quaresimale: non stancarsi di mettersi, con disponibilità, a servizio della vita e della crescita evangelica di quella comunità cristiana che ci ha generato nella fede e che ora domanda il contributo generoso di ciascuno di noi. 

LA META ULTIMA DELLA NOSTRA SPERANZA

Se non desistiamo, a suo tempo mieteremo” ci promette l’Apostolo.

Potremmo tradurre un po’ alla buona così: “Se non ci stanchiamo di fare il bene, tutto andrà veramente bene!

Non tanto nel senso che non incontreremo nessuna difficoltà, nessuna prova, nessuna sofferenza o tribolazione, ma nel senso che il Signore raccoglierà nelle sue mani il bene che avremo seminato e darà alla nostra vita un futuro di eternità.

La Pasqua di risurrezione a cui ci conduce il tempo quaresimale costituisce la promessa di una vita che durerà per sempre, faccia a faccia con Dio, per coloro che operano quel bene che egli ci propone. 

Concludo augurando a tutti voi, cari fratelli e sorelle, un buon cammino di Quaresima illuminato dalla speranza che nasce dalla Pasqua di risurrezione.

Ci accompagnino e ci sostengano in questo itinerario spirituale la Beata Vergine Maria e i nostri Santi Patroni, ai quali possiamo con gioia aggiungere, da poche settimane, il beato P. Cosma Spessotto, missionario e martire della fede e della carità, nell’attesa di poter invocare, fra pochi mesi, anche l’intercessione del nostro amato vescovo mons. Albino Luciani. 

Salutandovi tutti di vero cuore, vi accompagno con la mia preghiera e la mia benedizione

+ Corrado, vescovo

 Vittorio Veneto, 2 marzo 2022, mercoledì delle Ceneri

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