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DL Lavoro, Rosolen (CNA): «No a guerre ideologico-elettorali tra le forze politiche»

Nella Marca Trevigiana su 100 posti di lavoro distrutti dalla recessine, 41 sono a tempo indeterminato e 21 a tempo determinato: non sono i più flessibili a pagare il prezzo della crisi ma i meno qualificati

DL Lavoro, Rosolen (CNA): «No a guerre ideologico-elettorali tra le forze politiche»

«Con il 61 per cento di nordestini che pensa che un giovane, oggi, per far carriera deve andare all’estero, contro il 40 per cento nel 2009, è evidente che rendere l’ingresso nel mondo del lavoro il più flessibile possibile è fondamentale per riattivare un mercato dell’occupazione stagnante e non perdere le intelligenze e le forze migliori del Paese costrette sempre di più a emigrare. L’economia del nostro Paese non potrà mai essere rilanciata senza un ingresso massiccio dei giovani nel sistema produttivo».

Giuliano Rosolen, direttore della CNA provinciale, spezza una lancia a favore del decreto legge Poletti (DL 34/2014), su si è aperta una «cavillosa diatriba politica, più elettorale che di sostanza» che rischia di mettere a repentaglio la stabilità dell’esecutivo e fermare l’attesa riforma del mercato del lavoro.

Se guardiamo ai dati che caratterizzano il mercato del lavoro della provincia di Treviso, vediamo che nel bilancio di 5 anni di crisi, su 100 posti di lavoro distrutti, 41 erano a tempo indeterminato, 30 afferenti agli apprendisti e 21 ai tempo determinato.

Questi dati dimostrano che il sistema economico trevigiano ha risposto alla flessione della domanda non riducendo principalmente la componente più elastica dell’offerta di lavoro, ma frequentemente la forza lavoro meno qualificata.

«Stabilito che il nodo centrale per le imprese non sono le forme contrattuali ma il costo del lavoro che deve essere ridotto e che i posti di lavoro non si creano per decreto legge ma riattivando l’economia con politiche economiche forti, supportate da una visione di Paese condivisa, è esperienza quotidiana che i contratti a tempo determinato e quelli di apprendistato sono strumenti utili a far lavorare le persone, i giovani soprattutto – continua Rosolen -. Le imprese non hanno alcun vantaggio dalla precarizzazione del lavoro e un lavoratore bravo, che produce valore per l’azienda, se lo tengono ben stretto, a prescindere o meno dal vincolo di stabilizzazione. Rendere più facile l’ingresso nel mercato del lavoro serve a mettere le basi per rapporti di lavoro proficui, stabili e duraturi che sono un vantaggio per tutti, lavoratori e imprese».

«Per le imprese, 5 o 8 proroghe nell’arco di 36 mesi non fanno nessuna differenza – conclude il direttore della CNA – che le forze politiche in Parlamento cavillino su questi dettagli è scoraggiante. A noi il decreto Poletti andava bene così com’era, compresa la semplificazione dell’apprendistato che la riforma Fornero aveva irrigidito in maniera esasperata, e ci auguriamo che i tempi della sua conversione in legge siamo brevi ma, soprattutto, che cessi di essere terreno di guerra politica e di prove muscolari elettoralistiche».

Per la CNA, è importante l’attuazione della “garanzia giovani” annunciata dal Governo perché potrebbe essere una soluzione concreta e chiara al problema della disoccupazione giovanile, stabilmente ormai sopra il 40%.

La CNA è inoltre favorevole alla sperimentazione del contratto “a tutele crescenti”, coniugandolo con la riformulazione delle forme contrattuali, sapendo però che queste devono dare risposta alle specifiche esigenze delle imprese e non possono essere ridotte a una.

Così come è importante intervenire sulla conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze genitoriali che ci consentirebbe di ridurre l’elevato divario tra i tassi di attività maschile e femminile.

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