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ECONOMIA: più giovani trovano lavoro

Record al Nordest: +15,7% di diplomati occupati

ECONOMIA: più giovani trovano lavoro

Ogni tanto una buona notizia. Aumentano i giovani con meno di 30 anni che lavorano: lo evidenziano i dati sul mercato del lavoro pubblicati dall’Istat: in particolare l’occupazione degli under30 aumenta del +9,7% al Nordest (+8,3% in Italia), soprattutto grazie al + 15,7% dei giovani diplomati occupati.

“Ma c’è anche un’altra bella notizia – commenta Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – ovvero che il Veneto è la prima regione per percentuale di iscritti ai istituti tecnico professionali (56,8%, in crescita rispetto allo scorso anno scolastico) e la seconda regione per numero di assunzioni previste dei diplomati in tali istituti (66,7%, con oltre 330 mila assunzioni previste). Ecco perché è importante trasmettere – a giovani e famiglie - il concetto che la piccola impresa non è un “panda” in via di estinzione, ma un mondo vivo e vegeto, che anzi cerca giovani adeguatamente preparati per offrire loro un posto di lavoro gratificante vicino a casa. E un’alta qualità formativa tecnica e professionale è un requisito necessario per sostenere l’occupazione dei giovani nei settori tipici del made in Italy e armonizzare domanda e offerta di lavoro”.

Non bisogna però cullarsi sugli allori perché comunque, a fronte di un manifatturiero regionale artigiano che ha oltre 30 mila imprese e oltre 123 mila addetti, il fondamentale canale dell’istruzione tecnico professionale non riesce a soddisfare la domanda delle imprese: si attendono oltre 300 mila entrate, ma questa domanda resta per quasi metà (47,5%) insoddisfatta, e ancor peggio va con le cosiddette figure innovative come quelle green.

Sono diciotto le professioni tecnico-produttive (professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, professioni tecniche, operai specializzati e conduttori di impianti e operai addetti a macchinari) per cui è richiesta una elevata attitudine green: sono previste 45.950 entrate nelle MPI venete, di cui 30.480 difficili da reperire, pari addirittura ai due terzi (66,3%): di queste entrate previste, !

“Tra pandemia, crisi materie prime, crisi energetica e crisi finanziaria – continua Boschetto- l’artigianato non si è arreso ma ha iniziato a cambiare pelle, investendo in nuove tecnologie, sostenibilità, internazionalizzazione. Per farlo, cerca competenze adeguate. E in soli 12 mesi gli addetti sono cresciuti di quasi il 3%. Ma è fondamentale programmare un’offerta formativa aggiornata rispetto al mercato del lavoro e promuovere l’insegnamento delle competenze imprenditoriali, a partire dal rilancio dell’alternanza scuola lavoro che, insieme all’apprendistato duale, può portare ad un rinnovato rapporto tra scuola e lavoro. La filiera tecnica professionalizzante vede, infine, nella riforma degli Its dello scorso anno, il completamento del percorso, a patto però che i decreti attuativi che dovranno essere adottati riescano a valorizzare alcuni importanti elementi come l’attenzione alle PMI, l’innovazione e la valorizzazione del made in Italy e dell’alto artigianato artistico”.

Interessante infine è il dato riportato dal grafico che segue, che mostra l’andamento di imprese e addetti dell’artigianato in Veneto dal 2018 al 2022. Emerge che se il numero di imprese cala, aumenta sensibilmente il numero degli addetti, che significa che le imprese, pur restando nell’alveo dell’artigianato, si stanno strutturando, aumentando il numero di dipendenti.

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