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FESTA DELLA DONNA: "Alzerò il grido della protesta contro la viltà del prepotente"

Messaggio del vescovo di Milano Mario Delpini

FESTA DELLA DONNA: "Alzerò il grido della protesta contro la viltà del prepotente"

“Quale cantico canterai oggi, Sposa dell’Agnello?”: questo il titolo del messaggio che l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, indirizza idealmente a tutti gli uomini e le donne in occasione della Giornata internazionale della donna, che ricorre oggi 8 marzo. Il testo “è un omaggio all’amore tra l’uomo e la donna”, spiega una nota della curia ambrosiana. Ecco il testo del messaggio.

1. Canterò l’elegia dell’incompiuto.

L’umanità incompiuta canta la sua malinconia. L’uomo senza la donna, la donna senza l’uomo si ripiegano nella solitudine, si distraggono nel fantasticare, si sognano in vicende che non arrivano a farsi parola, non sanno come farsi racconti.
L’umanità incompiuta semina nel giardino un grigiore che spegne i colori e la gioia.
Incompiuto il pensiero: invece di avviarsi nel mistero s’arresta di fronte all’enigma, invece della verità amica il gioco vano delle domande e delle risposte, invece dello stupore il calcolo, invece del conversare l’argomento arido dell’incontrovertibile noioso.
Incompiuto l’amore: si smarrisce di fronte alla differenza e non sa ricevere e non sa donare, ignora la carne e non sa generare, evita il soffrire e non resiste nella pazienza, teme il tempo e si stanca nella fedeltà.
Incompiuta la vita: di una storia riconosce solo le rughe e si vergogna di invecchiare, di una giovinezza raccoglie solo la seduzione e scambia l’eccitazione per sentimento, negli anni vede nemici e crede d’essere condannata a morire.
L’uomo senza la donna, la donna senza l’uomo cantano la malinconica elegia dell’incompiuto

2. Alzerò il grido della protesta.
Contro la viltà del prepotente, contro la violenza ottusa che colpisce, contro la pretesa aggressiva di possedere, contro la perfidia dell’umiliare, alzerò il grido della protesta.
E sarò la voce di ogni donna ferita, di ogni giovinezza negata, di ogni bellezza sfruttata, di ogni fedeltà tradita. Alzerò il grido della protesta e l’invocazione della giustizia per ogni bambina violata, per ogni ragazza ingannata, per ogni maturità umiliata, per ogni morte violenta.
Alzerò il grido della protesta contro ogni uomo che percuote una donna, contro ogni uomo che disprezza una sorella, un fratello.
Alzerò il grido della protesta per ogni casa corrotta a prigione, per ogni bellezza ridotta a spettacolo, per ogni sogno trasformato in incubo, per ogni donna usata come oggetto.
Alzerò il grido della protesta: eccolo oggi il mio tragico canto!

3. Scriverò la sinfonia dei mondi.
Raccolgo negli spazi infiniti, nelle confidenze segrete e nelle corali affollate una specie di attesa, un silenzio sospeso, un invito gentile.
Perché non scrivi una sinfonia di affetti e di volti? Perché non insegni un canto che raccolga tutte le voci e custodisca tutte le speranze? Perché non suggerisci una melodia che accompagni il cammino del popolo immenso di donne e di uomini, sempre apprendisti dell’amore, sempre inquieti nella ricerca, sempre attratti dalla terra promessa?
Come scrivere una sinfonia dei mondi, se non la scrivete anche voi?
Ecco il mio canto – dice la Sposa dell’Agnello – per questo giorno: canterò l’elegia dell’incompiuto, alzerò il grido della protesta. Ma quanto alla sinfonia dei mondi, quella resta ancora da scrivere, da imparare e da cantare.

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