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I bagagli di Lourdes

Sono rientrati a casa i pellegrini diocesani.

I bagagli di Lourdes

I pellegrini vittoriesi a Lourdes hanno preparato i bagagli e hanno intrapreso la strada verso casa. Si tratta di valigie, più o meno pesanti, ma anche di bagagli spirituali fatti di ricordi, esperienze, frutti che sono stati raccolti messi insieme perché non vadano dispersi. Essi costituiscono infatti un tesoro prezioso che accompagnerà nella vita ciascun malato, sano, volontario, medico, infermiere.

Per chi viaggia in treno, aereo e pullman attrezzato o comodo il rientro è diretto. Chi invece ha scelto la formula del pullman normale ha effettuato una sosta ad Avignone dove il vescovo, monsignor Corrado Pizziolo, ha celebrato la messa di fine pellegrinaggio.

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Per tutti i partecipanti l’appuntamento è ora fissato per sabato 8 luglio a Santa Maria del Piave. In chiesa ci sarà alle 18.30 la recita del rosario e, alle 19, la messa. Seguirà la cena e la festa.

Tra i bagagli importanti del pellegrinaggio unitalsiano c’è la testimonianza di Enzo Dalla Libera:

«Questo per me è stato un anno fondamentale, fatto di scalini e vittorie, errori e sconfitte.

Ho imparato che chi ama davvero farà il tifo per te e ti darà sempre una mano, non importa che sia sotto forma di una botta in testa o di una carezza.

Ho imparato a non lamentarmi ma a godere di ogni piccola gioia, perché nonostante tutto sono una persona fortunata. E di conseguenza ho imparato a non vergognarmi di questo, perché dei miei successi e insuccessi non devo dare conto a nessuno.

Ho imparato a non dare troppe spiegazioni a chi non le merita e se primami battevo per cambiare la testa delle persone, ora ho capito che le battaglie perse in partenza sono inutili perché ogni individuo è un mondo a sé.

Ho imparato a fare le cose per il semplice gusto di farle e perché ognuno di noi merita di vivere la vita che ha sempre sognato o almeno la possibilità di provarci.

Ho imparato come il “pensare positivo” può alleggerire il fardello di una malattia incurabile perché la vita è bella e degna di essere vissuta e basta. Nel bene e nel male va vissuta ogni minuto.

Ho imparato a non stare a guardare la vita che ti passa accanto, ma a scendere e ad andare con lei.

Ho imparato che la malattia è un modo d’amare la vita e le persone colpite. Ho imparato che il malato ha paura e ha bisogno di molta cura, di amore e pazienza e di tenere accesa la notte la luce della speranza. Ho imparato che non esiste una “bella” e una “migliore” malattia, ma che tutte hanno il loro motivo, e che non ti è concesso sapere il perché, ma solo che altra scelta non c’è…

Ho imparato che un abbraccio e una carezza sono il modo migliore di comunicare con loro e che un sorriso dona speranza e incute pazienza. Ho imparato che dietro ogni gesto di rabbia c’è un cuore che trema … un’anima in pena. Ho imparato che non serve piangere,le lacrime non aiutano nessuno … nemmeno me. Ho imparato che l’amore è una cosa bellissima, perché mentre ti occupi di loro, TU HAI CURA DI TE.

Grazie a chi mi sta intorno, a queste persone vicine e lontane che rendono ogni giorno la mia vita un po’ più speciale.

E come sempre grazie a ognuno di voi, per tutto”.

 

Nelle foto Enzo Dalla Libera con il barelliere Stefano di fronte alla Grotta e la celebrazione eucaristica ad Avignore.

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