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Il giornale del 13 luglio. Edizione digitale

Lasciamoli giocare. Il calcio stretto tra cattivi modelli, genitori ambiziosi e società in cui conta soprattutto vincere.

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Mondiali in Brasile hanno catalizzato l’attenzione di miliardi di persone sullo sport del calcio, rappresentando un’occasione per promuoverne la pratica, soprattutto tra i bambini e i ragazzi, un risvolto interessante per gli effetti che possono derivarne a livello locale. Ma qual è la realtà del calcio giovanile nel nostro territorio? Nettamente in testa tra gli sport più praticati dai più piccoli, il calcio nella fascia giovanile desta però anche qualche perplessità. Da più parti, compreso il ct degli azzurri Prandelli prima della partenza per i Mondiali, viene sollevato il problema di quei genitori che esagerano nel sostenere i propri figlipiccoli calciatori, spesso con aspettative improprie.

Da bordo campo, alle partite delle squadre giovanili, può capitare di assistere a forme di tifo esasperato, con atteggiamenti e parole che ben poco hanno di sportivo: urla, commenti inopportuni, offese all’arbitro, ai giocatori o ai genitori-tifosi della squadra avversaria. Ugualmente si incappa talvolta, anche nel nostro territorio, in società troppo esigenti nei confronti dei piccoli giocatori: con un clima di eccessiva competitività; con ritmi di allenamenti non sempre conciliabili con le altre attività dei ragazzi; con casi di “selezione” più o meno velata dei più dotati, scoraggiando gli altri.

La pratica sportiva – nel calcio come nelle altre discipline – ha una valenza educativa notevole, oltretutto accresciutasi negli ultimi anni, con un’efficacia anche come momento di aggregazione, di integrazione. Un obiettivo di rilevanza sociale per le società di calcio potrebbe essere, ad esempio, quello di fare in modo di prolungare il più possibile – magari anche solo di un anno in più – la pratica da parte dei ragazzi, che invece nella delicata fase dell’adolescenza smettono, complice la selezione. E per favorire un’attività sportiva senza pressioni o aspettative, vissuta semplicemente come momento di socializzazione e relax, sarebbe bello che i ragazzi potessero contare in ogni paese, anche in parrocchia, su campi e spazi aperti, dove poter accedere liberamente durante il giorno, senza problemi di chiavi o di richieste. Come accadeva una volta

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