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Il giornale del 23 novembre. Edizione digitale

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Carissimi fratelli e sorelle, qualche giorno fa, durante la visita pastorale in una grossa parrocchia della nostra diocesi, mi sono sentito apostrofare, alla fine della messa, da un signore che accostandomi mi dice: «Si è reso conto di quant’è grossa la nostra parrocchia? Spero che penserà, allora, di mandarci qualche sacerdote giovane!». Da un lato mi ha colpito positivamente il desiderio che non manchino pastori (e pastori adeguati) alla propria comunità cristiana.

Dall’altra mi sono ancora una volta grandemente meravigliato del modo di pensare di tanti bravi cristiani, i quali ritengono che il vescovo disponga di una riserva quasi infinita di sacerdoti da mandare nelle parrocchie non appena ciò si rende necessario. Usando un’immagine calcistica, dico spesso che tanta gente è convinta che il vescovo disponga di una panchina pressoché illimitata di preti da mandare in campo qualora qualcuno si ritiri o esca definitivamente dal gioco. In realtà basta pensarci almeno un po’ per rendersi conto che non è così. La drammatica sequenza di morti avvenuta in questi ultimi mesi tra i sacerdoti e, più precisamente, tra sacerdoti che tuttora svolgevano validamente la funzione di parroci, ha messo davvero in grave difficoltà la nostra diocesi. Un’altra immagine che frequentemente utilizzo è che tanta gente pensa ai preti come pensa ai funghi: nascono non si sa perché, non si sa come, non si sa dove, ma tuttavia vengono fuori: basta raccoglierli. Anche in questo caso non è assolutamente così.

Certamente le vocazioni al ministero ordinato sono frutto dell’azione dello Spirito che soffia dove vuole, e tuttavia sappiamo benissimo che una vocazione sacerdotale non nasce mai a caso o senza alcun motivo. Essa, normalmente, ha alle spalle la vita e la preghiera di una comunità cristiana, la testimonianza di uno o più sacerdoti, la proposta fatta in modo preciso e puntuale da qualcuno, un attento e paziente discernimento, un accompagnamento lungo e impegnativo.

Gran parte di questo lavoro viene oggi svolto dal Seminario diocesano e dai suoi educatori che – qui da noi – svolgono anche l’incarico di animatori vocazionali. È proprio per questo che l’annuale Giornata per il Seminario diocesano – importante occasione per prendere coscienza dell’impegno educativo e formativo che viene svolto in questo istituto – è contemporaneamente un grande stimolo per richiamare l’assoluta necessità di un’azione vocazionale che deve coinvolgere, a partire dal Seminario, tutte le nostre parrocchie. Su questo aspetto dobbiamo tutti renderci conto che non si tratta di privilegiare la vocazione al ministero ordinato come se fosse migliore delle altre.

No, non è questo il problema. È semplicemente che, senza ministri ordinati (concretamente senza preti) le nostre comunità cristiane non sarebbero più tali e finirebbero per non esistere più. In un’epoca in cui questa vocazione – assolutamente essenziale per la vita e la missione delle nostre parrocchie – sta venendo meno, non è solo il vescovo, ma ogni battezzato che deve sentirsi personalmente coinvolto perché ci siano persone che accolgano la chiamata a porsi – come presbiteri – a servizio dell’evangelizzazione, della celebrazione dei sacramenti, della guida delle comunità parrocchiali.

La Giornata diocesana per il Seminario è quindi anzitutto un’occasione per pregare di più e più intensamente perché il Signore doni santi sacerdoti alla sua Chiesa. Nello stesso tempo è un’occasione favorevole per ricordare e rilanciare davanti a tutti il compito formativo del Seminario e per sostenere anche economicamente questo istituto nello svolgimento del suo compito. In questi ultimi anni, anche a motivo del diminuito numero dei seminaristi, il Seminario sta vivendo una situazione economica molto grave. Esso fa quindi appello alla generosità di tutti: singoli, gruppi, associazioni, parrocchie. Credo, tra l’altro, necessario ricordare che attualmente gli ambienti del Seminario vengono utilizzati per una molteplicità di servizi che non riguardano direttamente l’azione educativa del Seminario stesso, ma la vita diocesana.

Penso alla scuola di teologia per laici, agli incontri per la cresima, ad incontri per sacerdoti eccetera. Concludo dunque questo mio appello rivolgendomi alla generosità di tutti. Sono ben consapevole che il momento economico non è tra i più favorevoli. Tuttavia so anche che in altri tempi, certamente non meno facili di quelli attuali, i nostri antenati hanno saputo compiere autentici miracoli di generosità e di carità cristiana. Come ben sappiamo, tutto sta nel crederci davvero. Mi auguro che anche oggi questi miracoli continuino. + Corrado, vescovo

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