Il giornale del 25 dicembre. Edizione digitale.

Nel giorno di Natale gli angeli invocano la pace sugli uomini e sulle donne di buona volontà, oggetto dell’amore di Dio. La pace è prima di tutto un dono da invocare attraverso la preghiera. Ma è anche un compito da realizzare e una responsabilità da onorare attraverso l’impegno quotidiano nelle scelte molto concrete che compiamo in famiglia, nella comunità cristiana e in quella civile, nella politica… ma anche nel linguaggio che decidiamo di utilizzare per esprimere il nostro pensiero (dai dialoghi personali all’uso dei social). Nel suo messaggio per il primo giorno dell’anno papa Francesco ha messo al centro della nostra attenzione la “nonviolenza attiva”. Per il Pontefice essa è uno strumento straordinario per avviare e sostenere processi di pace e deve diventare lo stile di vita di ogni credente (e non solo). Nonviolenza, certo, ma “attiva”. Vale a dire che non si tratta di aspettare semplicemente che tutto passi o si sistemi da sé... Il papa chiede di mettere in atto concrete strategie di bene che ripudiano la violenza e la guerra. Il modello per eccellenza della “nonviolenza attiva” – lo dice apertamente il papa – è proprio Gesù, con il suo stile evangelico. Il bambino che nasce, indifeso, ci insegni a divenire operatori di pace, a cominciare da quella parte di mondo – piccola o grande che sia – che ci è stata affidata.

Alessio Magoga

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