Il giornale del 27 settembre. Edizione digitale

Ricordate i “pagherò”? Le vecchie cambiali con cui ci si impegnava a pagare un proprio debito entro una certa data. Una volta, ricordate un po’, persino una semplice “stretta di mano” valeva quanto un contratto. Preistoria. La realtà di oggi, quanto ai pagamenti, è del sistematico ritardo: una piaga che affligge il mondo economico-produttivo italiano, e purtroppo solo italiano, in un modo preoccupante, perché al tempo stesso c’è consapevolezza sui tanti effetti negativi e però è data per inevitabile, scontata; una stortura dei rapporti economici per la quale si può fare poco.

La realtà è quella di un diffuso modo di agire di tanti che commissionano lavori e servizi o acquistano prodotti, rinviando poi il pagamento del dovuto a data da destinarsi, con ritardi di settimane, mesi, talora anche anni. In questo modo tanti piccoli artigiani, aziende, commercianti, liberi professionisti si sono ritrovati, continuano a ritrovarsi in ginocchio. La causa di questo malcostume va ricercata a valle del problema: la lentezza della giustizia e la farraginosità della burocrazia.

A fronte di un contratto di cessione di un servizio o di un bene, ottenere quanto si spetta diventa paradossalmente difficile e lunghissimo. Riscuotere quanto si spetta è un’impresa, nei modi, nei tempi e nei costi.

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