Il giornale del 5 giugno. Edizione digitale

Mecenatismo 2.0. A voler usare una terminologia moderna, avremmo potuto intitolare così questo Primo Piano, che trae spunto dall’Art Bonus introdotto dal governo per aiutare a difendere il patrimonio artistico nazionale. Il termine “mecenatismo” deriva dal nome di Gaio Cilnio Mecenate, amico dell’imperatore Augusto, che formò un circolo di intellettuali e di poeti (tra cui Orazio e Virgilio!) e li sostenne nella loro produzione artistica. Noto è il mecenatismo del Rinascimento italiano, nel XV secolo, quando a Firenze i Medici sostennero e patrocinarono numerosi artisti per dare lustro alla propria casata, radunando a corte i migliori artisti, letterati, umanisti e filosofi del tempo.

Oggi come sei secoli fa, si cerca un nuovo Mecenate, un privato che sostenga la cultura. Ci sono già casi estemporanei molto importanti: i 25 milioni di euro offerti dalla famiglia Della Valle per il restauro del Colosseo, oppure il finanziamento di 100 mila euro, da parte di una ditta di abbigliamento intimo, per la progettazione della copertura dell’Arena di Verona. Ma sono eccezioni con cifre molto impegnative. Il governo, attraverso il cosiddetto “Art Bonus”, vuole dare a tutti la possibilità di intervenire, garantendo un credito di imposta del 65% dell’importo donato a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. In pratica chi – privati o imprese – dona denaro per la cultura ne trae un concreto beneficio economico, detraendo dalle proprie tasse il 65% di quanto dato.

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