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L’Europa ci chiama

Settimana sociale. Le sfide.

L’Europa ci chiama

Per strada, andando a Sacile per il terzo incontro, cercavo le motivazioni che giustificano oggi la promozione delle Settimane sociali. Motivazioni di carattere culturale, di verifica della fede, di aggregazione sociale, di promozione sociale? Tutte motivazioni giuste; ma che incidenza hanno nel concreto se sembra che la situazione generale sia in uno stato disgregativo piuttosto che costruttivo anche nel nostro ambiente? E che cosa si fa perché portino frutto e abbiano efficacia? Ci accontentiamo di incontrarci per migliorare la nostra formazione e conoscenza per una soddisfazione personale?

Una delle caratteristiche forti dell’azione di papa Francesco è il richiamare i cristiani alla concretezza del vangelo, all’uscire fuori, all’attualizzare la Parola, al farsi prossimi, allo sporcarsi le mani, ad essere seme nella terra. Un richiamo che più volte è stato fatto dai relatori intervenuti alle Settimane sociali promosse dalla nostra diocesi, per dar seguito attivo all’iniziativa. Confidano nella dinamicità insita nell’essere cristiani; gente che dovrebbe avere a cuore il bene comune e che non dovrebbe estraniarsi o essere inerte di fronte alle sfide della società. Sfide che chiamano a spendere i doni conoscenza, sensibilità e ispirazione che vengono dalla fede in Colui che tutto può in Gesù Amore. Anche a Sacile la Paterniti ci ha richiamato alla partecipazione alle trasformazioni, al non lasciare che gli eventi ci superino.

Diverse sono le sfide a cui siamo chiamati di fronte a un’Europa che ha perso gli stimoli della sua costituzione, che ha visto emergere gli egoismi di alcune nazioni e componenti politiche, l’asservimento agli interessi della finanza, la mancanza di solidarietà o il ripiegarla ai margini di alcuni tornaconto mirati, il mancato rispetto di alcuni obiettivi e regole fondative di redistribuzione delle risorse, l’opposizione ad una integrazione dei popoli e far muri all’immigrazione, la mancata istituzione di un sistema di difesa comune e di regimi fiscali omogenei, ma che mantiene e ha sviluppato risorse quali la liberalizzazione delle frontiere con la libertà di circolazione di merci e persone (anche se non mancano fermenti di fatica), la moneta unica che riduce i rischi della speculazione finanziaria, la circolazione della cultura e delle esperienze di formazione internazionale, la messa in comune di spazi di ricerca, la integrazione e promozione di regole ambientali e di sicurezza a cui non possiamo rinunciare a pena la disgregazione. Occorre ora più che mai uno sforzo di popolo che diventi sovrano per correggere e dare maggiore impulso a quella parte di integrazione che ha consentito di reggere il confronto sia con le economie forti degli Stati Uniti, del Giappone, della Cina e delle economie emergenti non dimenticando e non far dimenticare che l’Europa unita ha un peso economico (Pil) superiore a quello degli Stati Uniti e che metta a frutto il patrimonio culturale, scientifico, sociale e di gusto e di democrazia da poter spendere presso tutto il resto del mondo.

Nelle ultime Settimane sociali si erano raccolte le sottoscrizioni dei partecipanti con gli indirizzi mail. Purtroppo non sono stati messi a frutto e nell’ultima edizione non si sono raccolte. Sarebbe un buon inizio invece cominciare a fare aggregazione per fare percorsi di partecipazione collegandoci alle varie iniziative che varie associazioni e commissioni pastorali normalmente fanno e per trovare allo stesso tempo energie nuove per coinvolgere in maniera sistematica i giovani e trovare nuovi strumenti che diano visibilità e forza alle tante iniziative che potremmo far nascere per una comunicazione più corretta sui temi dell’Europa e contrastare i fermenti di disgregazione e promuovere di contro una nuova stagione di cooperazione, condivisione, integrazione corretta. Strutturare una rete che coinvolga i cristiani dell’Italia e dell’Europa in un movimento di comunione di popoli. Troppo ambizioso? Dimentichiamo che la storia ha dimostrato che da un manipolo di monaci benedettini è partita la conversione civile, sociale, scientifica, culturale ed economica di un’Europa distrutta e devastata dai barbari, con gli strumenti poverissimi di allora, ma sorretti da una fede semplice e senza complessi. Si potrebbe incominciare dal creare uno spazio ne L’Azione per la raccolta delle disponibilità delle persone che hanno a cuore il futuro per scoprire, come dice papa Francesco, quanto l’amore di Dio può portarci ad orizzonti di conoscenza di bene, di scienza e di progresso integrale per l’umanità attraverso percorsi di partecipazione nelle varie parti del territorio.

Italo Rebuli

Gentile Italo, le osservazioni poste hanno portato ad un mio coinvolgimento nella risposta. La ringrazio anzitutto per le sottolineature fatte, che ribadiscono l’urgenza che come diocesi (e singole comunità) abbiamo: cioè il dovere (!) di ravvivare la pastorale sociale, fatta più di buone prassi che di convegni o di serate a tema, fatta di impegno comunitario e non di battitori liberi. Raccogliere i contatti e inviare mail è un buon punto di partenza, come lei suggerisce. Nella speranza – diversamente da come di solito avviene – che qualcuno risponda. Oltre ai soliti.

Don Andrea Forest

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