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LA NOSTRA FAMIGLIA: cronache di due esperienze estive

In terra umbra

LA NOSTRA FAMIGLIA: cronache di due esperienze estive

Nell'Azione di domenica 9 settembre abbiamo pubbicato una sintesi dei resoconti di due esperienze estive promosse dalla Nostra Famiglia di Conegliano. Ecco la versione integrale dei due testi.

“…perché l’arte di camminare è togliere.”  (cit. “L’arte di fare lo zaino”, Andrea Mattei). Potremmo iniziare così il viaggio che da La Verna ci ha portato ad Assisi, un viaggio all’insegna della scoperta e della semplicità. Un’avventura che è iniziata il 29 luglio insieme ai quattro gruppi-sede della Nostra Famiglia provenienti da tutta Italia: Bosisio, Conegliano, Ostuni e Ponte Lambro. Una compagnia di 25 ragazzi, dai 18 ai 35 anni (con qualche outsider), con tante storie e tante motivazioni differenti alle spalle, ma con il sentimento comune di fare qualcosa di diverso: insomma, di andare “controcorrente” e fare un’esperienza insolita. Il cammino è iniziato proprio nel luogo in cui San Francesco ha ricevuto le stigmate, per dare subito un segnale forte e chiaro, oltre che un’infarinatura sulla vita dello Stesso. Infatti, dopo esserci sistemati nelle camere dell’eremo ci siamo tutti riuniti per una prima messa, celebrata da Padre Giorgio, un padre “sui generis” in questi tempi, capace di dialogare con i giovani e di trasmettere l’amore e la fede attraverso parole semplici, ma incisive, arrivando non solo alla mente ma anche al cuore. Dopodiché ci ha raggiunto Suor Angela che con la sua dolcezza e purezza ci ha illustrato i luoghi principali del santuario. Una volta ritornati nelle nostre camere era già ora di cena, la prima cena “comunitaria” tra persone che, per la maggior parte, non si erano mai viste prima. Il giorno seguente è stato l’inizio del cammino “fisico” che ci ha portati fino a Pieve Santo Stefano per poi proseguire verso San Sepolcro, ma prima di partire un veloce incontro con la lettura di una parte del Vangelo ci ha dato il tema su cui avremmo dovuto riflettere durante questa tappa: quale oggetto tra quelli che avremmo incontrato ci avrebbe rappresentato di più, affinché a fine giornata se ne potesse parlare durante un altro incontro proprio per iniziare a conoscerci un po’ meglio e per ascoltare il pensiero che ogni sera Padre Giorgio ci regalava. 
La mattina dopo, partendo da San Sepolcro ci siamo diretti a Citerna, “uno dei borghi più belli d’Italia” e passeggiando tra gli infiniti campi di girasole e le colline umbre, abbiamo posto l’attenzione sul concetto del “cambiamento” e abbiamo avuto l’occasione per pensare ai cambiamenti della nostra vita, come il “Figliol prodigo” (Lc 15, 14-19) ne ha avuti nella sua. Con il primo giorno di agosto ci siamo incamminati verso Città di Castello per poi dirigerci a Gubbio, 20,5 km sotto il sole e con il caldo che non ci abbandonava mai, così come non ci abbandonava mai la riflessione del giorno, ovvero in questa tappa, l’opportunità di pensare e scoprire le carezze di conversione che ognuno aveva ricevuto nella propria vita, affiancati sempre dalla medesima parabola. Assisi si avvicinava sempre più, ma la tappa che ci divideva era quella più impegnativa. Infatti, con più di 20 km di cammino abbiamo raggiunto Bellugello, una piccola frazione di Gubbio immersa nei campi, scoprendo così il luogo in cui avremmo dormito: una casa con un grande salone, un bagno e una piccola cucina. Se per tutti gli altri luoghi di ristoro era sempre presente un letto proprio e spazi più ampi, questa parte di percorso ci ha messo di fronte a un’altra sfida, oltre che alla fatica e al caldo: dormire per terra, con un materassino e nella semplicità più assoluta. Insomma, con uno spirito di adattamento e nello spirito di San Francesco! Prima di cena appuntamento con il solito incontro, un incontro che è stato il più emozionante e intenso. Infatti, le PAC, ovvero le Piccole Apostole della Carità senza le quali non sarebbe stato possibile realizzare un cammino così bello, ci hanno chiesto di lavare i piedi l’uno all’altro, proprio in segno di servizio, dimostrando così come da sconosciuti eravamo diventati un gruppo di condivisione e di amici. Dopo una rigenerante dormita ci siamo messi ancora in cammino verso l’ultima ma vera meta: Assisi. Tanti piccoli passi ci hanno portato ad iniziare a vedere all’orizzonte la Rocca di Assisi che si avvicinava sempre più, finché con felicità e stanchezza non siamo entrati proprio nella città! Ci siamo diretti subito verso lo Statio Perigrorum, accanto alla Basilica inferiore, frementi di consegnare la Credenziale del Pellegrino per ottenere l’ultimo dei timbri faticosamente raccolti in ogni tappa durante il percorso, per ricevere poi il prezioso Testimonium. Un giro veloce per visitare Assisi per poi ritrovarci alla messa del pellegrino conclusiva del cammino, seguita da un aperitivo tutti insieme e l’ultima cena. Il 4 agosto è stato il giorno di ritorno a casa, iniziato però con una visita sia a San Damiano che alla Porziuncola, e proseguito con l’ultimo e commovente incontro, durante il quale ognuno esprimeva le proprie conclusioni sul cammino. Un’esperienza forte, diversa, intensa che consiglieremmo a tutti di fare, che ti permette di riavvicinarti non solo alla fede e al mondo che ti circonda, ma anche a quei valori che, molto spesso, si perdono in una società frenetica e superficiale come la nostra. Un cammino che ti fa capire il vero significato del perché “Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose di cui può fare a meno” (Henry David Thoreau).

 

Sono queste le tre parole che risuonano dentro di me in questi giorni di ritorno da questa bellissima esperenza: “... piccoli passi possibili ...”. Sono le parole di una ragazza, Chiara Corbella, che abbiamo incontrato nel nostro cammino grazie alla testimonianza di un frate francescano che ci ha parlato di lei. Penso possano esprimere molto bene quello che abbiamo condiviso insieme nei sette giorni di visita ai paesaggi meravigliosi e sacri dell’Umbria. Luoghi e terre con storia millenaria ricchi di spiritualità e di opere d’arte. E così in questo contesto magico, di santi e paesaggi mozzafiato, provo a spiegare che cosa sono state per noi queste tre parole. La prima “Piccoli”. Il nostro stare insieme è stato ricco di piccoli e semplici gesti, come i numerosi sali e scendi dai pulmini, dove le carozzine richiedevano un ancoraggio attento e la sistemazione delle persone una cura particolare; i tanti sorrisi e i tanti “come stai” che ci siamo scambiati e che hanno allegerito le nostre fatiche; e ancora gli abbracci, l’aiutarci a vicenda concretamente nei pasti per mangiare e nelle camere per lavarci e “farci belli” dopo una lunga giornata, i piccoli momenti di preghiera condivisa. Piccole azioni quotidiane che nella normalità sembrano banali, quasi da non farci caso, ma che invece nelle difficoltà e nel bisogno di aiuto l’uno dell’altro assumono un nuovo significato e un nuovo valore. Se consideriamo una persona e qualunque altra creatura che incontriamo come piccola allora forse ne avremmo più cura. La seconda “Passi”. Abbiamo fatto tanta strada, prima per arrivare e poi per visitare. Chilometro dopo chilometro, passo dopo passo, spinta dopo spinta, scatto dopo scatto siamo cresciuti nell’amicizia e nell’affetto, nel prenderci cura di chi ci stava accanto, nella conoscenza di noi e dei luoghi che abbiamo ammirato. Abbiamo sudato insieme, ci siamo confidati e abbiamo imparato un po di più che cosa vuol dire aspettarci, rispettare ognuno i tempi dell’altro, ognuno il passo dell’altro. E così siamo andati insieme non veloci ma lontano. La terza “Possibili”. Durante tutta la settimana abbiamo incontrato diverse figure significative, guide, persone consacrate e laici impegnati che ci hanno raccontato la loro storia, la storia di alcuni santi e la storia di quei luoghi così ricchi di bellezza. Testimonianze che ci hanno provocato e dato dei punti di vista diversi con cui guardare la nostra vita e la vita di chi abbiamo vicino. Storie ed esempi di vita di persone normali come noi che hanno accolto la buona parola del vangelo e hanno reso possibile un cambiamento di bene nella loro vita. Hanno combattuto ma hanno anche avuto fiducia. Hanno cercato la bellezza che li circondava e hanno amato sull’esempio di Gesù. Con l’aiuto di queste persone e di questi luoghi, credo che insieme abbiamo cercato di mettere in pratica proprio questo, dei piccoli passi possibili di bene verso le persone che ci sono state affidate. L’abilità e la disabilità in forme diverse sono presenti in ognuno di noi, ma soffermare l’attenzione solo qui può essere davvero riduttivo. Ciò che ci ha arrichito è stato il servire fianco a fianco, il sostenerci vicendevolmente, imparando a guardare gli uni con gli occhi dell’altro. Sento di aver fatto un pezzo di strada insieme a un gruppo di “Giovani Amici” J e per quanto vissuto ringrazio Dio e i miei compagni di viaggio, da chi ha organizzato, a chi mi è stato accanto, a chi ho incontrato. E’ stata un’esperienza ricca di volti belli, momenti e pensieri buoni.

 Fabio Saccon

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