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"La famiglia medicina per i mali del mondo": al via il Sinodo

Nell’omelia di apertura del Sinodo sulla Famiglia, papa Francesco invita la Chiesa ad “uscire dal proprio recinto verso gli altri con amore vero, per camminare con l’umanità ferita, per includerla e condurla alla sorgente della salvezza”.

"La famiglia medicina per i mali del mondo": al via il Sinodo

L’omelia di papa Francesco, nel corso della Messa che precede l’apertura del Sinodo sulla famiglia, è sembrata una vera e propria sottolineatura del programma di Pontificato.

Stamane nella Basilica di San Pietro a Roma, il Papa ha ribadito tutti i punti salienti della sua azione, invitando ad aprire le Chiese ad “uscire dal proprio recinto verso gli altri con amore vero, per camminare con l’umanità ferita, per includerla e condurla alla sorgente della salvezza”.

Prendendo spunto dalle parole riportate da Giovanni nel Vangelo (1 Gv 4,12), “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi” il Pontefice ha spiegato la solitudine di Adamo e quella odierna, indicando nell’amore di Dio che supera le leggi umane la soluzione ai tanti problemi che affliggono l’umanità.

In questo contesto il Papa ha sostenuto la famiglia naturale, come nucleo di amore, fedeltà, carità e verità. Famiglia a cui tutti i cuori di uomini e donne aspirano, insieme alla richiesta di infinito e di amore reciproco e fraterno.

 Adamo, ha raccontato il Papa, aveva tutto il creato, ma sperimentò la solitudine.

“La solitudine, - ha sottolineato il Pontefice - il dramma che ancora oggi affligge tanti uomini e donne”.

Il pensiero è andato “agli anziani abbandonati perfino dai loro cari e dai propri figli; ai vedovi e alle vedove; ai tanti uomini e donne lasciati dalla propria moglie e dal proprio marito; a tante persone che di fatto si sentono sole, non capite e non ascoltate; ai migranti e ai profughi che scappano da guerre e persecuzioni; e ai tanti giovani vittime della cultura del consumismo, dell’usa e getta e della cultura dello scarto”.

Papa Francesco ha constatato con amarezza i paradossi del mondo di oggi dove si innalzano tante abitazioni lussuose e grattacieli, ma sempre meno il calore della casa e della famiglia; tanti progetti ambiziosi, ma poco tempo per vivere ciò che è stato realizzato; tanti mezzi sofisticati di divertimento, ma sempre di più un vuoto profondo nel cuore; tanti piaceri, ma poco amore; tanta libertà, ma poca autonomia…

Così, cresce la solitudine e sono sempre più in aumento le persone che “si sentono sole, che si chiudono nell’egoismo, nella malinconia, nella violenza distruttiva e nello schiavismo del piacere e del dio denaro”.

Come quanto accadde ad Adamo, la tanta potenza è accompagnata da tanta solitudine.

In questo contesto la famiglia soffre.  

Secondo il pontefice sembra che ci sia “meno serietà nel portare avanti un rapporto solido e fecondo di amore: nella salute e nella malattia, nella ricchezza e nella povertà, nella buona e nella cattiva sorte”.

“L’amore duraturo, fedele, coscienzioso, stabile, fertile – ha osservato - è sempre più deriso e guardato come se fosse roba dell’antichità. Sembrerebbe che le società più avanzate siano proprio quelle che hanno la percentuale più bassa di natalità e la percentuale più alta di aborto, di divorzio, di suicidi e di inquinamento ambientale e sociale”.

“Dio – ha continuato il Papa - che non ha creato l’essere umano per vivere in tristezza o per stare solo, ma per la felicità, per condividere il suo cammino con un’altra persona che gli sia complementare; per vivere la stupenda esperienza dell’amore: cioè amare ed essere amato; e per vedere il suo amore fecondo nei figli, condividere il suo cammino con un’altra persona che gli sia complementare” realizzò “l’unione di amore tra uomo e donna; felice nel cammino comune, feconda nella donazione reciproca”.

Nell’interpretazione del Papa, quando a Gesù fecero la domanda in merito alle genti che praticavano il divorzio come realtà consolidata e intangibile, rispose spiegando che “l’obiettivo della vita coniugale non è solamente vivere insieme per sempre, ma amarsi per sempre!”, era questo il disegno originario di Dio.

“Per Dio - ha sottolineato il Pontefice - il matrimonio non è utopia adolescenziale, ma un sogno senza il quale la sua creatura sarà destinata alla solitudine!”

E’ evidente infatti che, seppur distratto da molte illusioni, anche l’uomo di oggi sogna ed è attirato e affascinato dall’amore autentico, solido, fecondo, fedele e perpetuo.

Come aveva già osservato Joseph Ratzinger, “i piaceri proibiti hanno perso la loro attrattiva appena han cessato di essere proibiti. Anche se vengono spinti all’estremo e vengono rinnovati all’infinito, risultano insipidi perché sono cose finite, e noi, invece, abbiamo sete di infinito” per questo “l’uomo corre dietro ai piaceri carnali ma desidera la donazione totale”.

In questo contesto sociale e matrimoniale assai complicato, papa Francesco ha invitato la Chiesa è a vivere la sua missione nella “fedeltà, nella verità e nella carità”.

Nella fedeltà per difendere “l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente”.

Nella verità per evitare che “l’amore fecondo diventi egoismo sterile, e l’unione fedele si sciolga in legami temporanei”.

Nella carità che non punta il dito per giudicare gli altri, ma “con le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno”

Il Pontefice ha ricordato le parole di Gesù che è venuto per curare i sani, ma i malati non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”, per questo ha ribadito l’invito per una Chiesa che “educa all’amore autentico, capace di togliere dalla solitudine, senza dimenticare la sua missione di buon samaritano dell’umanità ferita”.

In conclusione papa Francesco ha ricordato le parole di san Giovanni Paolo II ”L’errore e il male devono essere sempre condannati e combattuti; ma l’uomo che cade o che sbaglia deve essere compreso e amato” spiegando che la Chiesa deve cercare, accogliere e accompagnare, l’umanità ferita dal peccato perché “una Chiesa con le porte chiuse tradisce sé stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera”.

Fonte: zenit.org
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