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Le scene evangeliche del presepio artistico di Ramera

La riflessione di uno dei curatori

Le scene evangeliche del presepio artistico di Ramera

Quest’anno, insieme alla Natività, noi appassionati del presepio abbiamo voluto inserire alcune scene rappresentative dei momenti salienti del vangelo di Gesù: oltre alla Nascita, le nozze di Cana, la crocifissione e la resurrezione.

Forse non tutti le hanno notate o forse non tutti si sono chiesti il perché di alcune scene che sembrano essere fuori luogo nel presepe.

Come in tutti i presepi, al centro della storia vi è la Natività, il quadro più importante.

Sappiamo che Dio ha tanto amato gli uomini da mandare suo figlio Gesù... ma per farlo, è stato necessario il sì di una donna, anzi di una ragazza, che ha accolto con fiducia ciò che Dio le chiedeva. Maria ha creduto nella possibilità dell’impossibile: lei vergine, ha generato il figlio di Dio.

Nel giorno di Natale, Maria ci ricorda che nulla è impossibile a Dio e ci insegna che anche noi siamo chiamati ad essere madri di Dio, perché Dio ha sempre bisogno di venire al mondo.

Lo sposalizio, scena più a destra, non è tipica del presepe, ma ne potenzia in qualche modo il significato, è infatti, un richiamo specifico alle nozze di Cana. Quando Gesù trasforma l’acqua in vino e da così inizio alla manifestazione di Dio in Lui.  Se ci riflettiamo bene, però, anche in questo episodio, sembra essere determinante l’intervento di Maria, infatti dicendo “Non hanno più vino” sembra incitare Gesù ad affrettare la propria manifestazione al mondo. Maria vigile e attenta alla realtà umana che la circonda, spinta da un’intuizione di fede, oltre che di amore materno, non chiede direttamente a Gesù di intervenire, fa un’osservazione e Gesù, a sua volta, sembra indeciso, non ancora pronto. La richiesta di Maria tuttavia, è quella di manifestarsi quale effettivamente Egli è, di misurarsi con le esigenze della sua gente, che ha bisogno di Lui per la propria esperienza di Dio.

Maria è qui colei che introduce nuovamente nel mondo il Salvatore, come una seconda generazione, dopo il Natale.

La scena più lontana, e forse più strana in un presepe, rappresenta la crocifissione e rischia quasi di sfuggire ad uno sguardo un po’ distratto.

In realtà è la naturale conseguenza dello sposalizio, infatti è sulla croce che si conclude la vita pubblica di Gesù, come un cerchio che si chiude: da Cana al Golgota, inizio e fine della manifestazione del Dio-amore, del Dio pastore che cerca la pecorella smarrita, del Dio donna che cerca la dracma perduta, del Dio Padre misericordioso che va incontro al figlio.

Nell’ora umanamente più difficile, anche per Gesù, i vangeli raccontano che sotto la croce, Maria, la madre è sempre presente, insieme a Giovanni, il discepolo tanto amato e alle altre donne che avevano seguito Gesù sin dall’inizio del suo ministero, tra tutte Maria Maddalena.

Le donne... le vere testimoni della morte e resurrezione di Gesù, testimoni oculari, in quanto i discepoli si erano dispersi, impauriti dopo i fatti della passione.

Ma anche se il cerchio della vita si chiude sulla crocifissione, ancora una volta l’impossibile per l’uomo, è possibile a Dio, che manifesta la sua potenza nella resurrezione del Cristo.

Veniamo allora all’ultima scena, a sinistra della Natività, dove si intravede una grotta, il sepolcro, e una donna che vi si affaccia.

Si tratta di Maria Maddalena, prima testimone della risurrezione di Gesù, prima discepola a cui il Risorto affida il messaggio della risurrezione, come a darle il mandato di evangelizzare gli stessi apostoli in tal senso.

Maria Maddalena, chiude questo presepio fuori dal sepolcro perché annunciatrice della vita nuova di ogni uomo in Gesù risorto.

Il Dio di Gesù, pienamente manifesto nella sua resurrezione, il Dio dell’amore che Gesù ci ha reso visibile, il Dio che si è fatto uomo, perché nulla è impossibile a Dio.

Mauro Montesel

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