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Lo spreco è immorale, la frugalità un valore

Serge Latouche a Treviso

Lo spreco è immorale, la frugalità un valore

Sulla scia del grande interesse suscitato dalla mostra “Re.Use” promossa dall’associazione culturale Tra-Treviso ricerca arte, l’azienda F/Art di Preganziol, in collaborazione con il gruppo culturale La chiave di Sophia, ha fortemente voluto che si realizzasse un incontro sul tema del riuso, ospitando Serge Latouche, noto economista e filosofo francese, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi XI, sostenitore e teorico della decrescita e del localismo.
Così, nel suggestivo museo di Santa Caterina a Treviso, l’incontro ha visto la compresenza di tre mondi: la filosofia, rappresentata da Latouche, il mondo aziendale capitanato da Marisa Graziati, amministratore delegato di F/Art, azienda leader mondiale nella produzione di trasformatori per lampade al neon, e Carlo Sala, curatore della Fondazione Fabbri e docente al Master Iuav in photography. In un ricco dialogo, moderato da Massimo Bordin, collaboratore della rivista La chiave di Sophia e professore di filosofia al Liceo G. Marconi di Conegliano, i relatori hanno saputo fornire una riflessione ad ampio raggio rispetto al tema della serata: “Use, Use, Use e poi Re.Use - Ripensare il consumismo per costruire una società sostenibile”.
In particolare, Serge Latouche ha introdotto il tema dell’“obsolescenza programmata”, ovvero un’alterazione e falsificazione del prodotto dal punto di vista simbolico, estetico, psicologico o tecnico, per portare ad un voluto e pertanto colpevole invecchiamento precoce del prodotto.
Latouche spiega che questo fenomeno è sempre esistito – come ad esempio la moda nell’antica Pompei – ma con l’industrializzazione è di gran lunga accelerato e diventato patologico per tutti noi. Per di più, la società odierna continua a proporre una visione di produzione illimitata, consumando e sfruttando le risorse naturali, dando solo un’illusione di crescita.
Il filosofo francese ha evidenziato come sia necessario un cambio di mentalità per dare una svolta alla situazione di sfruttamento e inquinamento attuali, ad esempio puntando sulla formazione degli imprenditori, dal momento che rivestono un ruolo cardine nello sviluppo del territorio tutto.
Marisa Graziati di F/Art non poteva che essere d’accordo, sottolineando l’importanza per un’azienda di creare collaborazioni, cultura, sostenere l’arte e puntare sulle relazioni umane: «Le aziende devono cercare di coinvolgere dipendenti, clienti e fornitori per dare una svolta alla tendenza del consumo, recuperando passione e attenzione per l’ambiente».
Come ricorda anche Latouche, è indispensabile non dimenticare l’immoralità dello spreco e rilanciare il valore della frugalità, perché sapersi limitare con gioia, a partire dalle proprie azioni quotidiane in vista di un fine più grande, può liberarci dalle catene del consumo.
Lo sguardo dell’artista, inoltre, per niente banale e sempre sul pezzo, ha riassunto dal punto di vista simbolico i diversi cambiamenti in atto all’interno della nostra società e, nello specifico, quelli legati al fenomeno del consumismo. Dall’intervento di Carlo Sala è emerso come l’industrializzazione sempre più spinta abbia avuto una grande ricaduta anche sul mondo dell’arte. Basti pensare agli oggetti comuni o ai rifiuti trasformati in forma d’arte oppure alla pubblicità di aziende inesistenti come provocazione e forma artistica. Dopotutto, lo storico d’arte evidenzia quanto sia opportuno osservare meglio e sviluppare uno spirito critico competente, visto che gli oggetti sono comunque frammenti della nostra identità.
Un bell’incontro che ha permesso alle circa 250 persone presenti di ampliare il proprio sguardo e orizzonte di pensiero rispetto al fenomeno del consumismo odierno e di immaginare possibili vie per la costruzione di una società più sostenibile, supportati dalla speranza racchiusa in una frase di Latouche: “L’uomo non può essere totalmente colonizzato”.
Francesca Moro

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