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MATTARELLA: si può essere molto forti pur essendo miti

Lo ha detto a Trento per i cento anni dalla nascita di Chiara Lubich

MATTARELLA: si può essere molto forti pur essendo miti

Si può essere molto forti pur essendo miti e aperti alle buone ragioni degli altri. Anzi per dirla tutta con sincerità, come dimostra la vita di Chiara Lubich, soltanto così si è veramente forti”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sintetizza con passione e grande efficacia, al Centro Mariapoli di Cadine (Tn), l’eredità spirituale della fondatrice dei Focolari, a conclusione dell’evento che nel pomeriggio di sabato 25 gennaio ne ha celebrato il centenario dalla nascita. Ad accoglierlo Maria Voce, presidente del Movimento, e le autorità locali, insieme alla cittadinanza.

Molto apprezzato l’intervento dell’arcivescovo di Trento mons. Lauro Tisi che ha preso la parola subito dopo aver sentito riproporre in sala l’intuizione mistica di Chiara sul Cristo abbandonato.  “Sulle macerie della guerra, mentre in Europa si alzava il grido ‘dov’era Dio ad Auschwitz?’ Chiara – ha detto don Lauro – toglie Dio dal banco degli imputati, scopre che ad Auschwitz si era smarrito l’uomo, non Dio. Rilegge in modo assolutamente unico la morte del Signore andando bene oltre le categorie teologiche del tempo e scopre che il Dio dei cristiani non ferisce ma è ferito, non colpisce, non alza la mano, prende su di sé il dolore del mondo. La rivelazione meravigliosa del Cristo abbandonato è che la forza dell’uomo si chiama perdono, abbraccio del nemico e che la vita passa per il far esistere l’altro, nel momento in cui ti faccio esistere io respiro e quando voglio esistere da solo mi do la morte”.

Sono poi state portate numerose testimonianze, che dicono la tenacia nel quotidiano di persone che sono state, e sono, ispirate da Chiara e dal suo carisma nel proprio agire: come Amy Uelman, docente di etica e diritto alla Georgetown University di Washington, che forma i suoi studenti ad affrontare argomenti divisivi evitando scontri; gli imprenditori Lawrence Chong e Stanislaw Lencz, che con le loro aziende contribuiscono ad un’economia solidale e sostenibile;Arthur Ngoy e Florance Mwanabute, medici congolesi che si dedicano alla cura dei più deboli e alla formazione sanitaria.

A concludere la serata, il lungo e appassionato intervento del Presidente della Repubblica che ha individuato in particolare nella fraternità, applicata all’agire civile e politico, la cifra distintiva della spiritualità di Chiara Lubich – riservando un caloroso ricordo anche ad Igino Giordani, che Mattarella conobbe, e che di questa spiritualità fu interprete di prim’ordine. Una fraternità che è “fondamento di civiltà e motore di benessere”, in quanto senza di questa “rischiamo di non avere la forza per superare le disuguaglianze e sanare le fratture sociali”. Chiara Lubich, proponendo con vigore la cultura del dono e del dialogo, in particolare interreligioso che “in questa stagione storica è decisivo per la pace”, aveva intuito “con spirito di profezia” quale fosse la strada da seguire. Un insegnamento che prova come “si può essere molto forti pur essendo miti e aperti alle buone ragioni degli altri. Anzi per dirla tutta con sincerità, come dimostra la vita di Chiara Lubich, soltanto così si è veramente forti”.

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