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Obiettori e avs, artigiani di pace

Si è tenuto a Treviso un incontro di obiettori di coscienza e giovani che hanno svolto l’anno di volontariato sociale in Caritas

Obiettori e avs, artigiani di pace

Domenica scorsa 30 aprile, presso la palestra della Chiesa Votiva a Treviso è stato ospitato l’incontro di obiettori di coscienza e giovani che hanno svolto l’anno di volontariato sociale in Caritas Tarvisina. Quasi trecento i presenti di varie generazioni. Una festa di colori che è stata corredata dalla mostra fotografica “Barbiana: il silenzio diventa voce”, dedicata a don Lorenzo Milani nel centenario dalla nascita.

L’incontro è stato un’occasione per confrontarsi sull’attualità della scelta di obiezione di coscienza e del (ri)collocare la persona al centro delle relazioni a partire dall’esperienza di servizio svolta in Caritas, creando così un dialogo fra generazioni che, legate dal filo rosso della nonviolenza, continuano ancora oggi ad essere artigiani di pace. Dopo i saluti iniziali di don Davide Schiavon, direttore della Caritas. Otto sono state le testimonianze come gli otto colori della bandiera firmata dai partecipanti e consegnata come dono al vescovo Michele, presidente della Caritas diocesana, e che da giovane ha fatto la scelta di obiezione di coscienza prestando servizio in una comunità di recupero tossicodipendenti.

Un passo indietro. Era il 15 dicembre 1972, quando venne approvata la legge sull’obiezione di coscienza al servizio militare: da quel momento si aprì la possibilità per chi voleva compiere una scelta alternativa alla naja, mettendosi al servizio degli altri. E agli inizi degli anni ’80, poco più di quarant’anni fa, la Caritas Tarvisina cominciò ad accogliere questi giovani, allargando poi l’esperienza al femminile con l’anno di volontariato sociale. Non potendo ricordare tutti i protagonisti, nell’introduzione dell’incontro sono state menzionate le figure dei direttori Caritas don Fernando Pavanello e don Giuseppe Pettenuzzo, del formatore degli odc Francesco Fedato, del direttore Centro missionario diocesano don Franco Marton e dell’odc Carlo Tamai.

Alcuni numeri. Da allora oltre 1.200 giovani hanno donato del tempo agli altri per almeno un anno in Caritas e nei centri operativi collegati e si sono interrogati sui temi dei diritti umani, del rapporto tra etica ed economia, delle disuguaglianze sociali, dell’importanza educativa … L’esperienza di servizio alla patria senz’armi che ancor oggi viene riproposta ai giovani, maschi e femmine, dai 18 ai 25 anni, è figlia di quella profezia che porta con sè il sapore della storia della nostra Chiesa locale.

Incontri e presenze. La seconda metà dell’incontro è proseguita con la condivisione di riflessioni e proposte da parte dei presenti su come rimettere al centro i valori della pace, del servizio e della nonviolenza nella nostra società, con la prospettiva di dare vita ad ulteriori iniziative. Oltre ai giovani che attualmente stanno svolgendo l’anno di volontariato sociale erano presenti alcuni operatori e volontari della Caritas diocesana, alcune cooperatrici pastorali e sacerdoti a testimonianza di quanto sia stata, e lo sia tuttora, importante la scelta di servizio agli ultimi come occasione per rendersi partecipi nella costruzione di una società migliore.

Condiviso il pensiero tra i presenti che proprio in questo momento storico in cui crescono tensioni e conflitti bisogna difendere la cultura della pace e della nonviolenza. La cura delle relazioni nel quotidiano, il dialogo in famiglia, la gestione dei conflitti nel posto di lavoro, diventano occasioni per confermare la centralità della persona, per costruire sentieri di pace e per dire no alla logica della guerra.

È stato infine posto l’accento, nell’anno in cui compie 75 anni, come la Costituzione italiana continua ad essere la bussola per coltivare convintamente pace e democrazia nel rispetto della libertà di ciascuno.

Enrico Vendrame

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