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Piero Benvenuti ricorda don Antonio Della Giustina

Un sacerdote che ha saputo costruire comunità

Piero Benvenuti ricorda don Antonio Della Giustina

Nell'Azione di domenica 21 aprile ricordiamo don Antonio Della Giustina, mancato a 94 anni. Ecco l'articolo integrale di Piero Benvenuti.

Nunc dimittis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum in pace – ora concedi, o Signore, che il tuo servitore fedele vada in pace secondo la tua parola. Questi i versi che sorgono spontanei nel dare l’estremo saluto ad un parroco che, come don Antonio della Giustina, ha dedicato la sua intera vita alla cura amorevole dei parrocchiani. Non a caso l’incipit del cantico di Samuele va ricordato in latino: non solo perché così l’aveva appreso don Antonio e recitato ogni sera a compieta, ma perché il nostro parroco ha rappresentato per molti di noi la transizione dalla liturgia pre-conciliare a quella attuale. E don Antonio, con grande saggezza e sensibilità, ha saputo adattarsi al nuovo corso senza sussulti e senza eccessi, guidando i propri parrocchiani alle novità senza mai perdere di vista il valore delle tradizioni che, soprattutto nelle parrocchie rurali che conduceva, avevano radici profonde.

Questo è uno dei motivi per i quali, forse inconsapevolmente, don Antonio ha saputo generare un rapporto diretto e amorevole con i suoi parrocchiani: molti di noi ricordano con affetto e nostalgia gli incontri conviviali dopo la Messa delle 8 a Collalbrigo: pochi minuti per bere un caffè assieme, discutendo dei fatti della settimana alla luce della Parola appena ascoltata in Chiesa. Il senso profondo di comunità che aleggiava in quei momenti è ancora vivo oggi, mentre lo salutiamo per l’ultimo viaggio verso il Padre.

Ricordando quei momenti ci ritroviamo ancora una volta uniti a lui e come una scintilla ci appare chiaro come ciò che veramente conta nella vita sono le relazioni che si costruiscono giorno dopo giorno e il rapporto che si instaura tra il parroco e suoi parrocchiani, fatto di attenzione, di simpatia, di preoccupazione, di saggezza… in una parola di amore, non può svanire nel nulla.

Anzi, proprio questi valori saranno la nostra dote, il nostro contributo personale ed irripetibile che porteremo con noi per offrirlo in comunione ai Santi. Ecco il significato di quella “Comunione dei Santi” nella quale ogni domenica affermiamo di credere (e sulla quale, forse, dovremmo meditare più spesso).

Don Antonio ha saputo costruire nelle sue parrocchie il senso di comunione, di unità che nasce spontaneo dal rispetto delle tradizioni e dal valore dei “simboli”: syn bollein – metto insieme, è ciò che unisce al contrario di dia bollein, il diavolo che separa. Il simbolo è ciò che trasforma un insieme di persone in comunità e don Antonio, ovunque ha operato, ha creato “comunità”.

 

È stato molto significativo che alle esequie di don Antonio, nella sua amata chiesa di San Dionisio a Collabrigo, l’ultima parrocchia da lui condotta per 26 anni, fosse presente Monsignor Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello, suo ex-parrocchiano e allievo di catechismo. Credo che la brillante carriera del suo “ragazzo” di Mareno di Piave sia stata una delle sue più belle soddisfazioni nella sua lunga esperienza di pastore. Ricordiamo ancora il precedente incontro del Vescovo con il suo antico parroco  a Collalbrigo, incontro di intensa spiritualità, che ha lasciato un segno nella storia della nostra Parrocchia.

Da quel ricordo, evocato dalla presenza del Vescovo, un altro episodio è emerso dalla memoria: la celebrazione delle esequie di una giovane algerina, di tradizione musulmana, sepolta con rito cristiano nel nostro cimitero. I parenti della giovane, di religione musulmana, avevano chiesto di poter partecipare al rito, pregando in silenzio, com’è loro consuetudine, all’inumazione. Richiesta che, don Antonio, con grande semplicità e saggezza aveva subito accolto, senza esitazione alcuna, incurante delle possibili critiche insipienti che puntualmente gli vennero rivolte.

Quell’occasione, quegli attimi di commossa comunione, hanno dimostrato al mondo come la preghiera, quando è sincero desiderio di comunicare con il Dio della misericordia, non conosce distinzione di religioni o di fedi, come scriveva Padre Turoldo al fratello ateo:

“inoltriamoci assieme oltre    
…la foresta delle fedi     
liberi e nudi verso          
il nudo essere      
e là    
dove la parola muore   
abbia fine il nostro cammino.”

Don Antonio ha saputo interpretare con un semplice atto la verità profonda ed imperscrutabile di quei mirabili versi e per un attimo il nostro piccolo e bellissimo cimitero, dall’alto di Collalbrigo, ha brillato di una luce ecumenica che nessuna dotta discussione teologica o solenne discorso nel Palazzo di vetro potranno mai eguagliare. Anche per questo esempio ed insegnamento, i suoi parrocchiani lo ringraziano e lo abbracciano simbolicamente nell’ultimo saluto.

Piero Benvenuti

 

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