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Sindaco, impegno frustrante

Mariarosa Barazza e le difficoltà di amministrare

Sindaco, impegno frustrante

Mariarosa Barazza, nella sua quotidiana battaglia in difesa delle amministrazioni comunali da presidente provinciale dell’Associazione Comuni, ha colto l’occasione della visita del Presidente Mattarella a Vittorio Veneto per consegnargli, a nome di tutti i Comuni trevigiani, una lettera accorata in cui denuncia «la crescente preoccupazione e il senso di frustrazione degli Amministratori di questo territorio». «Da anni le nostre Amministrazioni - si legge nella lettera - stanno conducendo un’incessante battaglia per far capire al Parlamento e al Governo la pesante condizione di sofferenza in cui versano gli Enti locali, i quali nonostante la drammatica carenza di personale, i tagli delle risorse, il progressivo svuotamento dell’autonomia loro garantita dalla nostra Carta costituzionale, grazie alla dedizione e allo spirito di sacrificio di Amministratori e dipendenti riescono comunque ad essere virtuosi, nonché punto di riferimento essenziale per i cittadini. Ci siamo battuti negli ultimi dieci anni per una più equa distribuzione delle risorse finanziarie, per una gestione del personale che tenga conto delle specificità territoriali e per una reale semplificazione amministrativa. Purtroppo, tuttavia, continuiamo a registrare da parte del Legislatore nazionale una deriva centralista, scarsa conoscenza dell’apparato organizzativo dei Comuni e mancanza di consapevolezza della potenzialità delle Istituzioni locali per la crescita del Paese».
Avvocato Barazza, lei è stata sindaco dieci anni di Cappella Maggiore, ha rinunciato ad una candidatura alla Camera per non correre il rischio, in caso di elezione, di doversi dimettere da Sindaco. Otto sindaci diocesani su 19 che potevano ricandidarsi hanno rinunciato a farlo.
«Purtroppo, e sottolineo purtroppo, non mi stupisce, perché registro quotidianamente le difficoltà dei sindaci: la struttura dei piccoli comuni, che già è molto semplice, con l’attuale carenza di personale va in tilt e rischiano di saltare i servizi. Si creano tensioni interne, dovute a adempimenti burocratici anche assurdi che aumentano e a bisogni dei cittadini pure in aumento, a fronte di una struttura organizzativa dei Comuni che viene meno. E in questa situazione già grave, con rapporti dipendenti/abitanti abbondantemente inferiori ai valori medi veneti e italiani, ora quota 100 incide in modo importante.
Il sindaco nei piccoli e medi Comuni lo si fa per puro spirito di servizio, sacrificando vita privata e professionale (per chi non ha la possibilità dell’aspettativa o del part-time): se a questo si somma la difficoltà di fare qualcosa di positivo per la propria comunità, a rispondere al programma per cui si è stati eletti, c’è chi decide di combattere comunque e chi invece ritiene di dedicarsi ad altro, e sono decisioni da rispettare comunque».
Alcuni Comuni intraprendono la strada della fusione. Può essere una soluzione?
«No. Sono favorevole a organizzare servizi associati tra più comuni (o arrivare anche alla fusione) per rendere il sistema più sostenibile e dare servizi più efficaci ai cittadini. Ma non è la soluzione al problema delle risorse e del personale, per il quale bisogna andare alla radice dei problemi, agendo sul piano legislativo nazionale. Sono due temi da mantenere ben distinti».
Ci sono sindaci che non si ricandidano, e altri che lo sono stati già a lungo che tornano in pista.
«Questo, come la presenza di Comuni con una sola lista di candidati, credo sia sintomo della difficoltà a coinvolgere nuove persone, giovani e non solo, nel mettersi a servizio della comunità.
Chi si mette in gioco, lo fa per forte motivazione personale, nel senso cristiano della gratuità. Ma se non c’è neppure quel minimo di soddisfazione nel raggiungere gli obiettivi, a forza di tagli alle risorse e al personale, a forza di messaggi denigratori sugli amministratori pubblici, questo è il risultato, che rischia di far saltare il sistema democratico».
Facciamo un appello a chi potrebbe impegnarsi sul piano politico locale.
«Dedicare qualche anno della propria vita per la propria comunità rappresenta una crescita umana e morale incommensurabile. Nonostante le difficoltà e gli impegni di ciascuno, la politica può essere un segno d’amore per il proprio paese, un momento di resistenza in un mondo che sta diventando sempre più disumano».
Alessandro Toffoli

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