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UCRAINA. Assemblea Onu: il ritorno dei blocchi contrapposti

141 su 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno votato a favore della risoluzione che condanna l’aggressione contro l’Ucraina

UCRAINA. Assemblea Onu: il ritorno dei blocchi contrapposti

A quattro giorni dall’invasione russa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito non arrivando ad essere compatto contro Mosca, che resta isolata. Come era previsto la Russia ha posto il veto sulla risoluzione che deplora l’invasione in Ucraina e chiede di fermare immediatamente le operazioni militari.

Il testo della risoluzione, limato nei termini per avere il più ampio consenso, riaffermava la sovranità dell'Ucraina e non citava alcun riferimento al capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, che consente ai membri di intraprendere un'azione militare per ristabilire la pace.

La Cina si è astenuta così come l’India, dopo vari tentennamenti, e gli Emirati Arabi Uniti. Il voto ha delinea ufficialmente i primi schieramenti tra le parti.

Martedì 1 e mercoledì 2 in occasione della 49a sessione ordinaria il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite riunito a Ginevra ha deciso di tenere un dibattito urgente sulla situazione in Ucraina. La discussione si è tenuta dopo iniziale votazione a maggioranza relativa dei suoi 47 membri: 29 voti favorevoli, 5 contrari e 13 astenuti. Questo passaggio formale ha evidenziato come si stiano delineando gli schieramenti. Contrari al dibattito si sono schierati, oltre alla stessa Russia, Cina, Venezuela, Cuba ed Eritrea, mentre si sono astenuti diversi paesi africani oltre a Pakistan, Emirati Arabi Uniti e India.

Il Segretario di Stato Usa Antony Blinken, in occasione del Consiglio per i diritti umani, ha suggerito l’idea di espellere la Russia dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, mentre nel momento del videomessaggio del ministro degli esteri russo Sergei Lavrov molte delegazioni hanno lasciato la sala in segno di protesta contro l'invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.

In contemporanea si è svolta una rara sessione speciale di emergenza dell'Assemblea Generale dell'Onu sull'invasione dell'Ucraina da parte della Russia sulla base della risoluzione S/RES/2623 (2022) del Consiglio di Sicurezza. La convocazione in linea con quanto stabilito dalla risoluzione 377A(V) (1950), ampiamente nota come 'Uniting for Peace' (trad. Unire per la pace), testimonia la particolare gravità della situazione considerato che solo 10 sessioni di emergenza – l’ultima delle quali nel 1982 con lo scoppio della guerra tra Siria e Israele – si erano tenute a partire dalla sua adozione nel 1950. Tale risoluzione conferisce all'Assemblea il potere di affrontare questioni di pace e sicurezza internazionale quando il Consiglio di sicurezza non è in grado di agire a causa dell'utilizzo del diritto di veto da parte dei suoi membri permanenti. 

141 su 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno votato, dopo 3 giorni di discussione, a favore della risoluzione A/ES-11/L.1 che condanna l’aggressione contro l’Ucraina. La risoluzione per essere approvata necessitava di una maggioranza di due terzi nell'Assemblea.  Assume così un particolare valore politico la sua approvazione che ha evidenziato come siano aumentati gli stati che condannano la Russia rispetto ad un voto simile del 2014 di condanna per l'annessione della Crimea, condanna che fu sostenuta dal voto di solo 100 Paesi. La nuova risoluzione costituita da 16 punti, oltre alle premesse, riafferma la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, chiede che si fermino le armi e che i leader tornino sulla strada del dialogo sulla base degli Accordi di Minsk del 2015. Inoltre invita la Russia a rispettare i principi enunciati dalla Carta delle Nazioni Unite e la risoluzione n. 2625 (1970) sulle relazioni amichevoli e il diritto internazionale umanitario, creando dei corridoi sicuri per l’uscita dei civili dal Paese favorendo anche l’assistenza umanitaria interna. Significativo è il monito che viene espresso alla Bielorussia su un eventuale uso illegale delle proprie forze militari in Ucraina.

L’alleanza di Putin comunque perde pezzi. Ungheria e Repubblica Ceca, Paesi fino a ieri vicini alla Russia, stavolta non seguono il presidente russo nel suo attacco all’Ucraina. La condanna arriva anche da Bulgaria e Romania. E perfino il Kazakistan, che non più di un mese fa ha accolto l’aiuto di Mosca per domare una rivolta popolare, nei giorni scorsi avrebbe declinato l’invito a fornire truppe per l’invasione. La Lega Araba per ora resta prudente, così come i paesi del gruppo Brics e la Turchia.

Come possiamo leggere questi fatti? La guerra in Ucraina sta riportando il mondo agli anni bui della guerra fredda, quando i Paesi erano divisi in due grande blocchi: da una parte il mondo occidentale che faceva riferimento agli Stati Uniti, dall’altra l’ex patto di Varsavia che faceva capo alla Russia. 

Oggi a oltre 30 anni dalla dissoluzione dell’Urss, l’invasione dell’Ucraina sta spaccando nuovamente il globo (o semplicemente confermando lo status quo) tra chi condanna fermamente l’operato di Mosca e chi, invece, lo appoggia o potrebbe diventare alleato di Putin. 

Enrico Vendrame

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